Le reti d’impresa migliorano la competitività

MARK UP LAB – Obiettivi e aspettative dell'industria agroalimentare in merito alle forme di collaborazione (da MARKUP 221)

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Le collaborazioni orizzontali e verticali di filiera tra le imprese si stanno sempre più rivelando come uno strumento efficace per migliorare la competitività. Le forme di collaborazione sono svariate: dai distretti, ai cluster d'impresa, dai poli d'innovazione e sviluppo ai più recenti contratti di rete. Spesso si tratta di concettualizzazioni che racchiudono solo la volontà di superare i limiti dimensionali e di risorse disponibili e sfruttare al meglio le opportunità. Il settore agroalimentare non fa eccezione, al contrario in molti casi ha fatto scuola. L'indagine Quaster, condotta su un campione di imprese del settore agroalimentare in Italia, ha inteso verificare lo stato dell'arte in merito al tema delle reti d'impresa. Le imprese agroalimentari in merito alle possibilità di collaborare con altre realtà del settore sono principalmente attratte dall'opportunità di migliorare i sistemi di commercializzazione. Il 64,2% degli intervistati è interessato a partnership per l'internazionalizzazione, mentre il 60% intende collaborare per lo sviluppo del mercato interno. In questo secondo caso, in particolare, gli obiettivi coincidono con la penetrazione di nuovi segmenti di mercato e il miglioramento dei rapporti con la distribuzione moderna. Al terzo posto, tra gli obiettivi di partnership, risulta il tema della logistica, con particolare riguardo alla riduzione del lead time.

Percorsi di rete
Delle imprese interessate a collaborare con altre realtà, il 63,2% sta sviluppando un percorso di aggregazione e 4,2% è già alla seconda esperienza, perché ha dovuto abbandonare la prima per problematiche di composizione del gruppo e gestione del progetto. Tra le imprese impegnate in progetti di aggregazione e collaborazione, come prima o seconda esperienza, ci sono diversi stadi di sviluppo. Due su cinque hanno già identificato i partner e stanno condividendo gli obiettivi, una su quattro sta redigendo un programma, il 29,7% sta studiando la forma di aggregazione e il 28,1% è già operativa. In media, chi è già operativo ha iniziato il percorso circa 4 anni e mezzo fa. Le imprese con un maggior grado di sviluppo sono quelle di medio grande dimensione, con business multi comparto e già presenti sui mercati esteri. Delle realtà costitute, 31,3% sono associazioni temporanee di scopo (ATS), 25% sono consorzi, 12,5% cooperative, 18,8% sono nuove società a responsabilità limitata, e un ultimo 12,5% è rappresentato da altre forme. Unioncamere a giugno 2012 quantificava in 2.100 unità le imprese aderenti a un "contratto di rete" (Legge 30/2009) e di queste, 5,2% del settore agroalimentare. Tuttavia le esperienze di collaborazione non possono essere ricondotte unicamente ai contratti di rete e i risultati dell'indagine sono una conferma di quanto vasto possa essere lo scenario di sviluppo nella direzione degli aggregati di impresa.Una delle difficoltà più diffuse è l'identificazione dei partner. I criteri di elezione sono diversi. Le prime due posizioni per importanza riguardano l'affidabilità e l'impegno: sono queste a garantire l'esecuzione dei programmi di lavoro. Al terzo posto risulta la reputazione, intesa come notorietà del marchio rappresentato.
Seguono le capacità commerciali e di innovazione. Tutte qualità presunte in sede di composizione della rete, perché ancora da dimostrare.

Allegati

221_quaster

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