Le speranze sul ruolo del digitale nella transizione a una società a zero emissioni

Digitale net zero
Uno studio di The European House - Ambrosetti con la partnership di Atos guarda al 2050 per immaginare il ruolo del digitale nella decarbonizzazione

"Verso una Net Zero Society - Tecnologie e strategie digitali per un mondo a emissioni zero" è un corposo testo di 92 pagine redatto da The European House - Ambrosetti con la partnership di Atos. La divulgazione tecnica serve oggi più che mai, ma non bisogna cadere nel tranello delle semplificazioni esagerate. Per esempio, la sostenibilità ambientale non è meccanica conseguenza del digitale, anche se se ne può avvantaggiare. Oggi viviamo in un mondo ibrido, con analisi disomogenee che non sono nate per coesistere.

Gli otto punti su cui lavorare

Trasporto
Elettricità
Fonti fossili,
Manifattura,
Servizi,
Rifiuti,
Famiglie,
Agricoltura

Mettere insieme tante fonti, magari con il desiderio di inserire il digitale come forza onnipresente, può rendere la narrazione disomogenea e di difficile fruizione. L’unico modo per dar tempo a tante fonti di convergere verso punti comuni è dilatare il processo fino ad un anno molto lontano, ed infatti la ricerca “Net Zero”, ha come target il 2050.

Molti rapporto prendono come anno obiettivo il 2050, più che altro come necessaria convergenza internazionale, ma il 2050 è una data estremamente lontana per qualsiasi previsione con un fondamento scientifico: più che come reale anticipazione del possibile, il materiale proposto va inteso come come speranza, come elenco di punti di partenza più che come punti di arrivo. Ma ilraggiungimento di ciascun singolo obiettivo va programmato molto, molto prima del 2050.

La società ibrida e in trasformazione, cosa sarà nel 2050?

Più in generale, la descrizione dell’impatto del digitale su energia e società in termini di comportamento e rinnovabili è un obiettivo difficile. Diventa poi impossibile se la base di partenza è l’attuale strutturazione della società, dei poteri e dei servizi. Ma per migliorare bisogna comunque fornire una cartografia di base. Ecco che nel rapporto, il mondo d’oggi è articolato su otto punti: trasporto, elettricità, altre fonti fossili (compresa industria), manifattura, servizi, rifiuti, famiglie, agricoltura.

Un lavoro di questo tipo cerca di rappresentare in modo uniforme l’odierna, ibrida realtà che non si presta a tentativi di schematizzazione. Alcuni di questi tentativi risultano meno omogenei degli altri, come le ben ventisei leve digitali (p.60), delle quali sei di classe “super” (sic) (Automazione, Intelligenza artificiale, Internet of Things, High Performance Computer, Digital twin, Piattaforme digitali). Tra quelle una espressione, Hpc o high performance computing, è abbandonata da anni nella letteratura tecnica e avrebbe richiesto qualche attenzione in più.

L'idrogeno, solo dove serve e realmente verde

Un’altra discontinuità di narrazione sembra riguardare l’introduzione dell’idrogeno nella filiera energetica. Nel testo si fa riferimento alla ricerca Snam e The European House – Ambrosetti nella  ricerca  “H2Italy  2050: le potenzialità dell’idrogeno per la crescita e la competitività del sistema Paese” e alle proposte in ambito europeo per questa filiera.

La relativa narrazione “Net Zero” è ben fatta e mette in evidenza i principali punti in modo corretto, senza però dare dettaglio delle posizioni, altrettanto scientifiche, che riportano le criticità della filiera idrogeno per i veicoli privati e la possibilità che l’energia immagazzinata nell’idrogeno provenga da risorse fossili (non basta dire sempre “idrogeno verde”).

In conclusione, il periodo che stiamo affrontando richiede di analizzare molti punti in modo omogeneo e con nuovi processi organizzativi. L’informazione attuale richiede uno sforzo senza precedenti in questa direzione e non sembra che collegare lavori diversi sia oggi una soluzione praticabile.

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