L’economia rigenerativa di Caviro modello per l’Italia

Presentata la terza edizione del bilancio di sostenibilità: grazie alla valorizzazione degli scarti di filiera prodotti 88,6 milioni kWh di energia elettrica, il doppio del fabbisogno

I rialzi dei costi dell’energia che strozzano il mondo produttivo non toccano Caviro, capace nel 2021 di produrre il doppio del proprio fabbisogno grazie alla valorizzazione di 600mila tonnellate di scarti agroalimentari. Il modello unico della più grande cantina d’Italia, primo produttore italiano di vino da tavola grazie al marchio Tavernello, è stato raccontato a Milano in occasione della presentazione della terza edizione del bilancio di sostenibilità del Gruppo certificato da Bdo Italia.

Fresca del premio European award for cooperative innovation per la categoria bioeconomia e circolarità, che le riconosce lo status di cooperativa tra le più innovative a livello europeo

La cooperativa ha ribadito la mission storica che si è data fin dalla sua fondazione nel 1966 della ri-generazione, guardando naturalmente ai conti (Caviro Extra fattura 130 milioni grazie alla valorizzazione dei sottoprodotti). “Per noi l’economia è il pilastro principale, dobbiamo difendere il reddito di 12 mila agricoltori soci su 35.200 mila ettari. Poi viene quello della responsabilità sociale e l’ambiente dove siamo protagonisti” ha sottolineato il presidente Carlo Dalmonte. Tra i numeri rilevanti dell’azienda dei primati (prima, tra l’altro, per capacità produttiva di alcol etilico in Italia e per produzione di biometano da sottoprodotti) spiccano quelli “caldi” dell’energia e del risparmio idrico. “Produciamo 88,6 milioni kWh di energia elettrica e 103 milioni di kWh di energia termica autoprodotte da fonti non fossili”.

Caviro rigenera
Un momento della presentazione del Bilancio di Sostenibilità
Risparmio Idrico

Sul risparmio idrico quest’anno segniamo una riduzione del 23% del prelievo di acqua da falda per ogni litro di vino lavorato” ha ricordato Silvia Buzzi, Hse manager Caviro Extra.

Tra gli altri dati importanti la produzione di 50 mila tonnellate l’anno di fertilizzanti naturali e le 101 mila tonnellate di Co2 non immesse in atmosfera. L’obiettivo è arrivare alla carbon neutrality, a partire dai due (dei sei) stabilimenti principali. “Pensiamo in quello di Faenza di raggiungerla entro due anni e in quello di Forlì entro tre anni -ha ricordato SimonPietro Felice, direttore generale del Gruppo-. Per ogni ettaro di vigneto oltre il 30% è scarto, una massa che può dar vita a polifenoli, alcol, coloranti naturali, bioenergie, fertilizzanti naturali”.

I polifenoli rappresentano uno dei settori di maggiore interesse. “Siamo partiti da zero e in due anni solo con la loro estrazione fatturiamo mezzo milione di euro: tannini per l’enologia, resveratrolo per la cosmetica e altri come conservanti alimentari”. Circa il 6,5% dei ricavi (circa 390 milioni, +8% nel 2021) va alla ricerca che continua: l’azienda sta, per esempio, collaborando con l’Università di Bologna per la produzione di bioplastiche. L’avanguardia sul fronte della sostenibilità ambientale (sono 27 le certificazioni in ambito Esg, tra cui SA8000, Equalitas come cantina sostenibile e per bioetanolo e biometano) non mette in secondo piano l’impegno sugli altri due pilastri. Come le azioni di sostegno a favore delle comunità: 140 mila euro di sponsorizzazioni in un anno a 65 enti sul territorio in ambiti che vanno dalla salute alla cultura, sport, scuola. Così come le 17 mila ore di formazione per i circa 600 dipendenti.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome