L’efficienza finanziaria tra gdo e Stato è nei servizi

Il periodo di trasformazione che sta vivendo il Paese, pur osteggiato e, per certi aspetti, suscettibile a critiche, sta introducendo elementi di rottura. E anche delle scommesse. Una di queste riguarda la Pa e, in generale, la macchina dello Stato. Modernizzare il Paese è doveroso ma nella stessa direzione deve crescere anche l’efficienza della macchina statale altrimenti si rischia di strappare un tessuto economico già liso e provato. Il cambiamento coinvolge da diversi anni anche il sistema bancario. L’ultimo step è la decisione del governo Renzi di imporre la trasformazione delle banche popolari con un capitale di oltre 8 miliardi in Spa. Non una decisione da poco: da un lato l’obiettivo è rendere il sistema bancario più forte favorendo fusione e acquisizioni; tuttavia nel rovescio della medaglia vi è l’introduzione di un elemento di vulnerabilità sui soggetti italiani e l’abbandono di un impianto di impresa bancaria (quello del sistema solidale e del voto capitario) che comunque ha funzionato ed è stato protagonista dello sviluppo economico del Dopoguerra. Tra i soggetti interessati a questo processo evolutivo vi è anche la Banca Popolare di Milano che nel dicembre di quest’anno traguarderà i 150 anni di vita.
Banca Popolare di Milano è tradizionalmente caratterizzata da un’organizzazione territoriale con la finalità di essere vicina a famiglie e imprese nel contesto in cui vivono e operano. In modalità centralizzata è prevista un’area denominata large corporate dislocata su Milano. I due terzi del fatturato sono realizzati in Lombardia; sono comunque attive filiali anche in Piemonte, Veneto, Emilia, Toscana e nel centro sud. La rete di gestori territoriali ha competenze orizzontali lasciando a una struttura centralizzata, il marketing strategico, il know how settoriale. Nei 150 anni di storia Banca Popolare di Milano ha acquisito e inglobato diverse banche.

Gdo è stretta normativa. È opinione condivisa che l’introduzione del decreto sull’Iva (comma 6 articolo 17) sull’inversione contabile sia una spallata a un sistema, quello della distribuzione commerciale del largo consumo, già provato dalla crisi. Tale decretazione (ancora in fase di vaglio circa l’autorizzazione comunitaria), impattata soprattutto per la scarsa fiducia che si ripone nello Stato quale soggetto pagatore. È inutile nasconderlo: la reverse charge non introduce una tassazione aggiuntiva ma mette una parte del flusso di cassa nelle mani dello Stato che ha dimostrato tempi operativi a volte insostenibili nel liquidare i crediti alle imprese. A fronte di questa situazione, la gdo sta ricorrendo sempre più al servizio di acquisto pro soluto dei crediti Iva da parte della banca. Un servizio che a fronte di un costo aggiuntivo, genera efficienza finanziaria e consente ai flussi di cassa di reggere l’articolo 62 e reverse charge. Tuttavia sarebbe una semplificazione assegnare alla normativa il ruolo di drive d’innovazione. La gdo ha incrementato in molte categorie merceologiche la presenza della marca privata revisionando così l’organizzazione di filiera, anche a livello finanziario come confermato da Antonio Gallo, responsabile marketing strategico prodotti corporate: “L’introduzione degli ultimi cambiamenti normativi ha determinato un impegno maggiore per il sistema bancario e per Bpm in particolare sul tema reverse factoring. Si tratta di un’operazione per cui l’azienda della gdo organizza lo smobilizzo dei crediti che i propri fornitori vantano nei suoi confronti. È una modalità di operazione ricorrente che semplifica la gestione contabile e la tesoreria. Dal reverse factoring ottiene vantaggi anche l’operatore della gdo sullo sconto merci grazie alla liquidazione dei crediti con il player bancario”. Con Bpm il reverse factoring richiede circa un mese per essere messo in atto. Tempi simili anche per il servizio di acquisto pro soluto dell’Iva. Il processo di gestione del credito richiede l’approvazione di Bpm che prevede una due diligence sul credito di circa 10 giorni. Una ventina di giorni occorrono per la notifica all’Agenzia delle Entrate ed al cessionario. Complessivamente l’operazione si completa in circa 40 giorni.

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