Lego, l’autismo e il Brick Club: l’inclusione integrata nel dna di marca

Il programma sociale del brand lavora per supportare i bambini autistici nello sviluppo di relazioni e competenze attraverso i giochi Lego

Estendere la proprio gamma con prodotti che rispondano alle esigenze di target più sensibili e di norma meno considerati (esempio: la Barbie in sedia a rotelle) è un primo passo per l'inclusione, ma non basta per dirsi inclusivi a livello profondo. Non è nemmeno sufficiente, se parliamo di approccio trasformativo nel lungo termine, limitarsi alla donazione alla onlus che combatte discriminazioni, violenza e così via.

Perché l'inclusione si integri a tutti gli effetti nel dna di marca in pianta stabile, ma anche nel suo essere parte rilevante della vita dei consumatori, servono dei passi in più rivolti sia all'interno che all'esterno dell'azienda. Parliamo di programmi permanenti, strutturati e che siano da un lato sensatamente legati al proprio business, dall'altro realmente utili alle persone coinvolte. Questo richiede una conoscenza autentica del problema/gal sociale che si vuole contribuire a risolvere.

Ancora una volta a fare da esempio virtuoso è un brand come Lego, che non è noto solo per la propria capacità di innovazione costante delle referenze, in linea con generazioni di bambini sempre diverse, ma anche per visione ampia in quanto a formati, branded content (basti pensare ai Lego Movie al cinema), partnership orizzontali e così via.

In questo caso a meritare una menzione è il programma Brick-by-Brick, pensato dal marchio per supportare i bambini autistici attraverso il gioco Lego e aiutarli così a instaurare delle relazioni con gli altri. Non solo. Creato da Play Included, con il supporto della Lego Foundation, l'iniziativa mira anche ad aiutare questi piccoli ad ottenere pari opportunità nella vita, sviluppando una vasta gamma di abilità necessarie allo scopo.

Il progetto, allo stesso tempo, si occupa della formazione di insegnanti e psicologi in grado di supportare i giovani autistici nel loro sviluppo emotivo, nonché riconoscere e valorizzare i loro talenti. "La natura terapeutica del congiungere mattoncini insieme ha dimostrato di avvantaggiare i bambini neuro-divergenti, specialmente in gruppo", si legge nella pagina dell'azienda dedicata.

Come dicevamo: Lego non si è limitato a una donazione, pure virtuosa, a supporto delle famiglie con bambini autistici, o a creare giocattoli ad hoc per questa categoria. La marca, guadagnandone peraltro in reputazione, ha dato vita a qualcosa di più significativo e connesso alla propria identità e al proprio target, senza forzature. Una piccola case history d'ispirazione.

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