L’export e il mercato interno Si vende di più ma s’incassa molto meno

Beverage - Vino –

Se il 2009 è stato l’anno horribilis
per l’export del Made in
Italy, meno 20% (fonte Istat), per
il vino italiano ha invece raggiunto
il massimo di sempre con
una crescita in volume che non
si discosta molto dal 10% pur con
una perdita in valore del 6%. Un
segnale contrastante che mette
in luce la forte tensione che caratterizza
i mercati internazionali,
dove la diminuzione dei prezzi
al consumo è evidente, tanto da
far scivolare il prezzo medio al litro
del nostro vino a -13,3% rispetto
allo stesso periodo dello scorso
anno. Un successo quindi quello
dell’export, solo a metà visto che
è stato raggiunto con grande sacrificio
da parte delle cantine che
hanno dovuto abbassare i prezzi
di vendita a costo di azzerare i
profitti e dai produttori che, non
volendo abbassare i prezzi delle
bottiglie, hanno invece accettato
di vendere sfuso agli imbottigliatori
il vino eccedente a prezzi di liquidazione.
Insomma si vende di
più, ma si incassa molto meno.
Per non dire dei prezzi delle uve
della vendemmia 2009 che hanno
visto forti ribassi sul prezzo
pagato, anche da parte delle più
importanti cooperative dal nord
al sud dell’Italia. I dati Ismea rivelano
che da agosto a dicembre
2009, le quotazioni dei principali
vini conosciuti all’estero sono
diminuite drammaticamente: le
quotazioni del Barolo sono crollate
del 46%, quelle del Brunello
di Montalcino del 17%, quelle del
Chianti classico dell’8-10%. E se
questo è l’andazzo per i Doc e Docg,
che nel loro insieme hanno registrato
una caduta dei prezzi del
14%, i vini comuni se la passano
anche peggio, con una perdita del 19%. La combinazione di due fattori
come l’eccedenza produttiva
e la congiuntura economica che
ha bloccato i consumi, sta generando
una tensione senza precedenti
sui prezzi non solo all’estero
come detto, ma anche entro i
confini nazionali. Il Giv (Gruppo
italiano vini) denuncia il fatto
che sui mercati si stanno vendendo
vini, anche di pregio, a prezzi
stracciati, una situazione a dir
poco paradossale che, a detta del
Giv, può determinare nel lungo
periodo una vera e propria involuzione
del settore. Fatto sta che
nel corso del 2009 il Giv ha lasciato
il mercato di Londra e ha deciso
di interrompere la produzione
dei prodotti di primo prezzo.

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