L’impresa consolida la cultura del territorio

Aziende che allargano il richiamo del circondario in cui operano grazie a heritage d’impresa che però non si tramutano in autocelebrazioni: dalla logistica ai surgelati gli esempi non mancano (da Mark Up n. 274)

Diventare espressione della cultura di un territorio. In Italia si possono trovare molteplici esempi di imprese che ci sono riuscite. Su tutte la Motor Valley, legata a realtà come Ferrari e Ducati, come pure i distretti alimentari del Prosecco, la valle del Chianti, il distretto di San Daniele o di Gragnano.

Per istituzionalizzare la propria cultura territoriale e l’appartenenza ad essa molte aziende finiscono per raccontarla in un museo, il luogo dove per eccellenza la quotidianità si eleva ad arte e sapere da preservare come patrimonio collettivo. E non più soltanto una strategia per aumentare il posizionamento e la notorietà del brand. Si contano circa 200 iniziative che dallo scorso anno sono state ufficialmente riconosciute dal Mibact e inserite nella rete dei luoghi d’arte italiani per il valore culturale e di sviluppo economico che esercitano nelle aree in cui si trovano, mentre prima erano considerati meri strumenti di marketing.

“Affinché un museo d’impresa venga vissuto a tutti gli effetti come un servizio culturale, e come tale essere sostenuto dalla cittadinanza, deve essere aperto al pubblico, uscendo dalla logica della galleria dei “cimeli aziendali” da mostrare con orgoglio ai buyer -afferma Chiara Isadora Artico, fondatrice di Current Corporate, agenzia specializzata nell’heritage d’impresa attraverso l’arte e la cultura-. Il suo successo dipende in larga parte della sua capacità di contribuire all’appeal turistico di un territorio. L’autocelebrazione non dev’essere l’unica cosa che il visitatore percepisce”.

Il museo d’impresa si è evoluto molto nell’ultima decade, segnando una serie di tendenze significative nell’ambito della gestione specifica. Resta un fenomeno disomogeneo e non semplice da monitorare per la difficoltà di separarli dai semplici archivi e di rilevare tante iniziative di piccole dimensioni. I musei d’impresa di maggiori dimensioni e con un livello di curativa elevato si trovano principalmente nel Nord-Ovest della Penisola (a partire da Pirelli e Lavazza).

Nonostante il rischio dell’autocelebrazione risulti ancora elevato, in ogni caso, su TripAdvisor i musei privati hanno un numero di recensioni quasi 10 volte superiore rispetto ai musei urbani.

A Cavezzo (Mo) Acetum ha di recente inaugurato Casa Mazzetti, uno spazio polifunzionale per diffondere la cultura dell’Aceto Balsamico di Modena nelle varianti Dop e Igp. Un’azione che acquisisce anche un valore simbolico di riaffermazione dell’identità territoriale attraverso una delle sue eccellenze alimentari perché proveniente da una delle aziende danneggiate dal terremoto dell’Emilia del 2012. Casa Mazzetti sorge nella storica sede di Acetum distrutta dal sisma che Cesare Mazzetti e Marco Bombarda, soci fondatori dell’azienda acquistata nel frattempo dal gruppo inglese Abf, hanno deciso di ristrutturare per creare un visitor center/museo.

La struttura presenta due percorsi didattici: uno dedicato all’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena Dop all’interno dell’area deputata all’invecchiamento con le botticelle disposte ad anfiteatro e l’altro relativo all’Aceto Balsamico di Modena Igp contraddistinta da Hercules il tino più grande del mondo. Oltre alla storia e alle modalità produttive si spiegano anche le differenti qualità di Igp per concludere con l’esperienza dell’assaggio.

Anche Roncadin dalla funesta situazione in cui si è venuta a trovare dopo l’incendio di buona parte dello stabilimento produttivo, ha scelto di ricostruire pensando a un progetto di turismo industriale che dia un ulteriore impulso allo sviluppo del territorio pedemontano di Pordenone. L’azienda di pizze surgelate di Meduno rappresenta per l’economia locale una realtà rilevante con più di 500 dipendenti diretti e un indotto di fornitori prevalentemente del territorio. Il nuovo stabilimento, che a fine anno avrà riacquistato la capacità produttiva pre incendio, si integrerà da un punto di vista architettonico con il paesaggio e avrà caratteristiche di ecosostenibilità. Sarà inoltre dotato di infrastrutture che lo renderanno visitabile mantenendo gli standard di sicurezza alimentare e di aree collettive come la caffetteria e un ristorante per la degustazione dei prodotti sul modello dell’azienda austriaca di panificazione Haubis.

Inoltre, proprio perché c’è il progetto di fare di Roncadin un polo di turismo industriale, si sta studiando la possibilità di collegare l’azienda alla stazione di Meduno con un percorso ciclopedonale e lo scorso luglio è stata riaperta la linea ferroviaria Sacile-Gemona. L’impresa deve considerarsi un microcosmo aperto il cui successo dipende da un rapporto interattivo con il territorio o i territori in cui opera e interagisce. Non è soltanto un’entità economica ma anche una componente sociale degli stessi.

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