L’Italia che non fa figli: i prodotti per future mamme

La fotografia di un mercato che, in tutti i canali, dalla farmacia alla gdo, mostra dati poco incoraggianti (da Mark Up n. 269)

Chi può dire se il terzo royal baby di Kate Middleton e del Principe William sortirà qualche effetto “imitativo” anche fra i comuni mortali? Quel che è certo è che la giovane coppia rappresenta una testimonianza d’eccezione fra le tante (troppe) culle vuote nei vari Paesi europei. Un trend che, in assenza di cambiamenti radicali, potrebbe proseguire ancora per decenni con molte incognite per il futuro di economie e società.

È dunque vero che in Europa non ci sono più nascite? Secondo i dati Eurostat diffusi nel 2017 il tasso di fertilità non raggiunge mai la soglia di 2,1 figli per coppia, cifra ritenuta necessaria affinché la popolazione di un Paese rimanga costante. Al momento, a guidare la classifica è la Francia: con un punteggio di 1,96 figli per ogni donna (quasi la media necessaria) è la capofila della natalità. Non senza l’ombra di quel crollo che, negli ultimi cinquant’anni, ha investito le nascite del Paese transalpino: negli anni Sessanta queste toccavano la quota di tre figli per ogni madre e solo nel 2014 erano a quota 2,1, quella necessaria.

Anche in Italia le nascite sono in calo costante. Negli anni Venti la media era di 2,5 figli per donna, adesso si è arrivati a 1,26 (dati Istat), ben al di sotto della soglia raccomandata. Nel 2016 in Italia sono nati 473mila bambini, oltre 12mila in meno rispetto al 2015. Nel 2017 il totale delle nascite è sceso addirittura a 464mila. In base alle proiezioni, più del 20% delle donne nate nel 1976, le quarantenni di adesso, non avranno figli entro la fine del ciclo di vita riproduttiva: è una delle statistiche di natalità peggiori d’Europa.

In linea con il calo delle nascite del nostro Paese, in base agli ultimi dati di Iqvia diminuiscono anche le prescrizioni da parte dei medici di prodotti, da banco e con ricetta, per donne in gravidanza: se nel 2016 hanno raggiunto la quota di circa 1,3 milioni, nel 2017 si sono fermate a 1,2 milioni. Suddividendo tra medici di medicina generale e specialisti, nel primo caso si passa da 292mila prescrizioni del 2016 ad appena 246mila nel 2017; nel secondo caso, da 970mila nel 2016 a 937mila nel 2017. Guardando alle prescrizioni di prodotti con ricetta, queste nel 2017 diminuiscono del 7%. Quelle più rilevanti, cioè quelle del ginecologo (oltre il 74% sul totale delle prescrizioni), passano da 1,16 milioni a 1,07, diminuendo del 7%. Le uniche ad aumentare nell’ultimo anno sono le prescrizioni da parte dei cardiologi (+54,3%), dei diabetologi (+13%) e dei gastroenterologi (+24%).

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