L’Italia è partner tecno-logistico dell’Africa agricola

Difficile prevedere, invece, ampliamenti dei calendari produttivi d’impresa con una presenza diretta nei Paesi africani. Il parere di Renzo Piraccini, Cesena Fiera-Macfrut (da Mark Up n. 275)

Ampliamenti dei calendari produttivi di alcune colture ortofrutticole attraverso jont venture con aziende locali, nuove opportunità commerciali per l’ortofrutta e le tecnologie agricole nazionali e nuovi canali di fornitura per la distribuzione italiana, qual è il ruolo o i ruoli che l’Africa si appresta a svolgere nell’interscambio commerciale con l’Italia? “Non sono tante le produzioni italiane che necessitano di allargare la finestra produttiva -afferma Renzo Piraccini, presidente di Cesena Fiera e di Macfrut-. Per l’Italia non vedo come modello di sviluppo quello spagnolo basato sulle delocalizzazioni (i produttori iberici hanno spostato parte della produzione di pomodori e agrumi in Marocco), credo che dovremmo guardare ai Paesi Bassi puntando sull’efficienza”.

Quali sono i Paesi africani che ad oggi possono svolgere un ruolo importante nel commercio ortofrutticolo da e verso l’Italia?

Nel Nord Africa un grande giocatore dal punto di vista produttivo è il Marocco. L’Egitto continua a esser importante, ma sta orientando i propri prodotti verso la Russia che ha guardato ad altri importatori dopo l’entrata in vigore dell’embargo europeo. Poi c’è la Tunisia il cui ruolo è fondamentalmente legato alle colture serricole. Per quanto riguarda la prospettiva dei mercati di sbocco per le produzioni italiane, in seguito alla svalutazione della lira egiziana e con l’attuale instabilità della Libia si è determinata una frenata rispetto alla situazione che si era delineata prima delle primavere arabe. Comincia, fortunatamente, a esserci un mercato per le nostre mele e i nostri kiwi nell’Africa subsahariana grazie all’utilizzo logistico di container refrigerati.

Perché ha scelto l’Africa Subsahariana come partner di Macfrut 2019?

Il settore agricolo potrà svolgere un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’Africa e nel rispondere alle esigenze alimentari di questo continente e l’Italia, con il know how nelle macchine agricole e nelle tecnologie a basso consumo idrico, può dare loro un importante contributo. Inoltre come accennato quest’area può essere un interessante mercato per alcuni dei nostri prodotti, a partire da mele e kiwi. Il Ghana, dove abbiamo presentato la prossima edizione del Macfrut, produce oltre 6,5 milioni di tonnellate di ortofrutta tra cui ananas, mango e avocado per l’export, e sta vivendo la diffusione della moderna distribuzione con insegne locali che si rivolgono a una fascia di popolazione dal reddito medio-alto e sono interessate anche alle referenze d’importazione. Dal 28 novembre al 4 dicembre le missioni di Macfrut nel subcontinente africano proseguiranno in Mozambico e Zambia, in collaborazione con Unido, l’agenzia delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale, e in Angola, dal 5 all’8 dicembre, in collaborazione con Ice Agenzia. L’Angola è un Paese ricco perché è il primo produttore ed esportatore di petrolio insieme alla Nigeria. Luanda, la capitale, ha 7 milioni di abitanti ed è una città carissima. Nel Paese solo il 4% del terreno è coltivabile, quindi sono interessati ad avere tecnologia e sementi.

Nel flusso commerciale dall’Africa al Nord del mondo quale ruolo dovrebbe ritagliarsi l’Italia, anche per la sua centralità geografica nel Mediterraneo?

L’Italia potrebbe proporsi come hub del Mediterraneo per intercettare nei porti dell’Adriatico l’ortofrutta che proviene dall’Africa dell’Est attraverso il Canale di Suez. È meno costoso il trasporto da Trieste a Praga che da Rotterdam alla capitale Ceca, per esempio.

E il ruolo di Macfrut nello sviluppo del settore?

Macfrut, a differenza di Berlino o di Madrid, non è solo una fiera espositiva, ma è parte della filiera, con un’attività che non si conclude con i giorni fieristici. Puntiamo anche alle medie aziende, che nelle altre due fiere si perdono, in cerca di nuovi sbocchi commerciali. Nella passata edizione il 25% degli espositori era straniero.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome