L’Italia nell’economia internazionale: stato dell’arte secondo ICE

Ice 2di Raffaella Pozzetti

L’Italia e i rapporti commerciali con l’estero: qual’è lo stato dell’arte? Il Rapporto Ice 2015-2016, presentato a Milano dal presidente Ice Michele Scannavini, parla di un paese che torna a crescere (seppur timidamente) e che punta maggiormente sull’export, in incremento (+6%), così come aumentano gli investimenti diretti delle aziende italiane sui mercati stranieri. Mentre l’import si mantiene sostanzialmente stabile. Per un saldo commerciale di 45 miliardi di euro, positivo per il terzo anno consecutivo. Un risultato cui ha concorso anche il crollo dei prezzi delle materie prime, che ci ha aiutato.

L’Italia dell’export è particolarmente competitiva nelle zone di prossimità, sia fisica che culturale: insomma i grossi numeri continuiamo a farli in Europa. Ma l’invito dell’Ice è di puntare anche su mercati più lontani, che promettono buoni margini di sviluppo del business. Primi fra tutti gli Stati Uniti, dove già si è fatto molto per promuovere il Made in Italy (non a caso l’export del nostro prodotto in Usa lo scorso anno è incrementato del 21%), ma dove certamente c’è ancora molto mercato potenziale da sfruttare. Ma anche la Cina, dove il governo sta promuovendo grandissime opere strutturali interne. L’opportunità per l’Italia è di partecipare a questo progetto, visto che siamo molto forti nell’ambito della meccanica e delle infrastrutture.

Quali sono i settori merceologici che vanno meglio in termini di esportazioni? La quota di mercato più importante (6,2%) è nel segmento dei macchinari, utensili, apparecchi di precisione, ma vanno bene anche settori tradizionalmente vocati all’estero come il tessile e l’abbigliamento (5,7%). Da segnalare, anche l’ottimo progresso nel settore degli autoveicoli, in particolare della componentistica (2,5%).

Una nota dolente: se le occasioni di investire all’estero, per i produttori italiani, non mancano, l’Italia, ad oggi, non riesce ancora ad attrarre investimenti stranieri: siamo al 18° posto nella classifica dei primi 20 principali paesi destinatari degli investimenti diretti esteri.

 

 

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