L’Italia sta meglio, gli italiani un po’ meno

Editoriale – Secondo i vertici del Governo la crisi economica che attanaglia il Paese sta volgendo al termine. Ma a quale costo per gli italiani? (da Mark Up 212).

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Apprendiamo con sollievo, in queste ultime giornate di agosto (per essere precisi, mentre scrivo queste righe, è martedì 21 agosto) che la più violenta tempesta economica dal 1929 a oggi sta volgendo al termine .Il presidente del Consiglio, Mario Monti e il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, parlando al Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione hanno manifestato un cauto ottimismo "vedendo" l'uscita dalla crisi.
Al tempo stesso le agenzie di rating Moody's e Fitch, in simultanea, promuovono l'azione di risanamento italiana e ipotizzano un 2013 di ripresa: non solo per l'Italia, a dire il vero, ma anche per la Spagna.
Non che le agenzie di rating siano il massimo della credibilità: le due citate, insieme a Standard & Poor's, compongono il brillante terzetto che non è stato in grado di capire lo stato dei conti di Parmalat e Lehman Brothers, solo per fare un paio di esempi a tutti noti. Ma visto che i mercati si ostinano a prendere per buone le indicazioni degli analisti, si tratta comunque di un segnale positivo.
Registrata la timida ventata di ottimismo (sulle lunghe scadenze sono portato a usare cautela) dopo la pausa estiva il Paese dovrà fare i conti con gli effetti della cura da cavallo alla quale è stato sottoposto: o per meglio dire, i conti li dovrà fare la parte sana e onesta dell'Italia. Imprese e lavoratori che hanno sempre pagato, pagano e pagheranno le tasse consentendo il riequilibrio del bilancio dello Stato.
A questi contribuenti, ormai è chiaro a tutti, non si può chiedere più nulla, tanto opprimente è il carico fiscale al quale sono regolarmente sottoposti.
E qui si manifesta il vero problema: chi lascia sul campo oltre il 50% del proprio reddito raramente consuma a cuor leggero, difficilmente investe e ancor più difficilmente progetta un futuro a tinte rosa.
Per essere chiari: il Paese oggi sta molto meglio di un anno fa. I conti dello Stato sono migliorati. La credibilità in Europa e a livello internazionale è tornata a livello degno di un Paese del G8. Ma gli effetti di questa inversione di tendenza si vedranno nel medio e lungo periodo.
Oggi l'italiano medio (e onesto) sta peggio di un anno fa, i suoi conti personali sono peggiorati (per effetto combinato del maggior carico fiscale, dell'incremento delle tariffe e dell'inflazione) e con la credibilità del Paese a livello internazionale non paga i conti del salumiere.
Allo stesso modo le imprese hanno maggiori difficoltà e faticano sempre più a ottenere finanziamenti dal sistema bancario: a proposito, sarebbe bello se le banche ci spiegassero dove sono finite le iniezioni di liquidità della Bce. Lo sappiamo tutti, ma sarebbe bello comunque.
La campagna di autunno non potrà che essere basata sulla crescita, e non solo per le continue dichiarazioni in proposito. Visto che il bilancio dello Stato non consente un immediato taglio dell'imposizione fiscale, occorre recuperare i soldi dove ci sono: nelle tasche degli evasori. Nelle tasche dei signori che ogni anno occultano 150 miliardi di euro. Come ha ricordato Luigi Gianpaolino, presidente della Corte dei Conti, in una recente intervista al Corriere della Sera, "i cittadini onesti devono imparare a non stare più al gioco di chiunque pensi di poter fare il furbo, sia che si tratti del negoziante che del medico, dell'avvocato o dell'idraulico".
Un travaso di risorse in questo senso potrebbe forse accelerare la ripresa, senza la quale al di là delle dichiarazioni di ottimismo la luce in fondo al tunnel si continuerà a non vederla per lungo tempo.

ml@ilsole24ore.com

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