A Mapic New West End Company presenta l'effervescente tessuto commerciale delle tre vie principali del West End: Bond Street, Regent Street e Oxford Street

A Mapic (Cannes) c'è anche New West End Company, un'associazione che unisce 600 operatori fra retailer, ristoranti, hotel e proprietà immobiliari che hanno negozi, interessi e investimenti nel triangolo d'oro Bond Street, Oxford Street e Regent Street.
Nonostante i problemi e i timori creati dalla Brexit (che, ricordiamo, non è stata votata da Londra, contraria all'uscita della Gran Bretagna dalla Ue), nel periodo gennaio-ottobre 2017 hanno aperto nel West End 65 nuovi punti di vendita rispetto ai 56 inaugurati in tutto il 2016.
Il West End londinese è forse la zona più chic e più storicamente caratteristica di Londra: comprende Saint James Park, è delimitata a est dalla City, a sud-est dal Tamigi, a sud da Victoria Street, a ovest da Grosvenor Place e a nord da Piccadilly. Nel West End ci sono i quartieri famosi e intrisi di memoria letteraria e culturale come Bloomsbury, Covent Garden, Soho.
Una ricerca Confimprese aveva già individuato le potenzialità di Londra e del West End dal punto di vista degli investimenti orientati al retail e alla ristorazione: ed è proprio nella ristorazione che l'Italia è più rappresentata in questa zona dai suoi marchi più famosi (nella moda Dolce & Gabbana, Etro, Giorgio Armani, Gucci, Prada).
Il West End sfida gli effetti medusei della Brexit confermandosi una delle destinazioni più ricercate del mondo in materia di shopping e non solo. Fra quei nuovi 65 negozi spiccano Asics, con il suo più grande store a livello mondiale, il primo negozio della catena polacca Reserved a Oxford Street e la boutique belga Delvaux (la più antica pelletteria europea, nata nel 1829) a New Bond Street. Anche Microsoft ha scelto per il suo primo store europeo il cuore del West End, Oxford Circus.

Delvaux a New Bond Street: lo storico marchio belga della pelletteria ha anche tre punti di vendita a Milano, uno dei quali in Corso Como

A dispetto di un 2017 non proprio tranquillo e nonostante le preoccupazioni sugli impatti brexit, il Bid (Business Improvement District) New West End Company prevede un Natale con i fiocchi (nel senso commerciale del termine, non meteorologico) grazie a vendite in aumento dell'1,5% a 2,61 miliardi di sterline sull'onda del turismo internazionale richiamato dalla debolezza del pound.
Dei 200 milioni di visitatori a Londra ogni anno, il 25% sono internazionali, e spendono 3,5 miliardi di sterline all'anno. Le vendite ai turisti non-EU sono aumentate del 28% tra luglio e agosto 2017, con i cinesi che trainano questa crescita (+59% sullo stesso periodo 2016).

La nuova Crossrail da 16 miliardi di sterline con l'apertura delle due stazioni ad Oxford Street (la "Elizabeth Line"), porterà 60 millioni in più di visitatori con un fatturato aggiuntivo di 1 miliardo di sterline per il 2020.
Nel piano triennale di investimenti pubblici e privati, New West End Company dovrebbe assicurarsi uno stanziamento di 50 milioni di sterline per Bond Street e Oxford Street, e altri 25 million di investimenti per tutta una serie di infrastrutture come il wi-fi.

"Mentre molti retailer sono preoccupati per il futuro dell'economia il West End è nella più forte pozisione per crescere -commenta Jace Tyrrell, Chief Executive di New West End Company- La nuova fermata dell'Elizabeth Line porterà un fatturato aggiuntivo di 1 miliardo di sterline, consolidando l'immagine del West End come luogo ideale per gli investimenti commerciali e immobilari".

Più in generale, e quindi ampliando il discorso oltre i confini del West End, i dati sembrano incoronare le vie dello shopping delle città: da uno studio della Norwich Business School dell'Università dell'East Anglia (UEA) emerge che il saldo negativo tra nuove aperture e chiusure nei primi 6 mesi del 2016-2017 a Londra ha toccato per la prima volta la bottom line dal 2010.

"Le high street sembrano tornare a nuova vita a giudicare dal calo del saldo negativo tra aperture e chiusure, il più basso dal 2010 -precisa Ratula Chakraborty, senior lecturer in business management alla Norwich Business School -, anche se i negozi di abbigliamento femminile, di calzature e stivali se la passano peggio di ristoranti, bar, coffee shop e librerie che stanno andando assai meglio".
Gli ultimi dati provenienti da una ricerca di PwC (PricewaterhouseCoopers) con Local Data Company, 2.342 negozi hanno aperto nelle strade cittadine e nei centri commerciali nella prima metà del 2017 a fronte di 2.564 chiusure nello stesso periodo: differenza o saldo negativo di 222 unità rispetto al -503 nella prima metà del 2016. Sono segnali di una situazione positiva.
"I consumatori spendono più nelle esperienze che nei prodotti e perciò il settore tempo libero vive un periodo di crescita che a sua volta fa volare i valori delle gihh street -aggiunge Paul Dobson, direttore della stessa business school nonché docente alla UEA-. Questo però non vuol dire che il futuro delle vie dello shopping sia assicurato e immune dalla competizione dell'eCommerce, dell'inflazione e della necessità di tenere il passo con il digital".
Paul Dobson aggiunge "Questi dati sono una notizia positiva ma indicano un trend che potrebbe non durare se i tassi d'interesse e i timori della Brexit porteranno a un calo dei consumi con evidenti impatti negativi sui retailer e sulle chiusure di negozi".

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