L’Ue promuove un New Deal per i consumatori con “diritto alla riparazione” e azioni collettive

© NASA
Transizione ambientale e digitale sono punti all’ordine del giorno in UE, dove i consumatori sono sempre più orientati a scelte sostenibili, facendo anche un salto di qualità in termini di difesa collettiva dei diritti

Tra i più famosi neologismi degli ultimi anni vi è sicuramente quello di Greenomics facente riferimento al tema della Green Economy. All’interno della macro categoria di economia verde vi rientra tutto quello che ha a che fare con la sostenibilità, in un mondo che ha consumato ed inquinato troppo e deve con urgenza ripensare sé stesso. Ecco, quindi, che ricadono sotto l’egida di una rinsaldata e sempre più diffusa coscienza green anche comportamenti, azioni e oggetti d’uso quotidiano, su cui prima non ci si soffermava particolarmente. A questo proposito, secondo un sondaggio Eurobarometro, il 77 % dei cittadini dell'UE preferirebbe riparare i propri dispositivi piuttosto che sostituirli, e il 79 % ritiene che dovrebbe vigere l'obbligo pei produttori di semplificare la riparazione dei dispositivi digitali o la sostituzione di singole parti. Il tema è quello della obsolescenza programmatica, che unita a martellanti (se non, in alcuni casi, manipolatorie) campagne di marketing spingono ad un acquisto consumistico, che poco prendono in considerazione le conseguenze sull’ambiente nel lungo termine. Si fa interprete di queste istanze la risoluzione non legislativa "Verso un mercato unico più sostenibile per le imprese e i consumatori" che è stata approvata dal Parlamento europeo (PE) nella giornata di mercoledì 25 novembre 2020, con 395 voti favorevoli, 94 voti contrari e 207 astensioni. Il Parlamento, in pratica, intende rafforzare la sostenibilità promuovendo il riutilizzo e la riparazione e contrastando le pratiche che riducono la durata dei prodotti. Si tratta, quindi, di assicurare ai consumatori il “diritto alla riparazione” rendendo le riparazioni più accessibili, sistematiche e vantaggiose, ad esempio estendendo la garanzia sulle parti di ricambio o garantendo un migliore accesso alle informazioni su riparazione e manutenzione. Tale presa di posizione è volta a promuovere scelte di consumo sostenibili e la cultura del riutilizzo, migliorando la riparabilità dei dispositivi e allungando la durata dei prodotti. Questo ha degli spill-over anche in termini di riduzione dei rifiuti elettronici e sull’attuazione di cambiamenti sistematici: dalla produzione agli appalti pubblici fino alla pubblicità.

Collegato a questi temi, vi è stata pure la richiesta del Parlamento europeo di rivedere la strategia industriale europea. Il PE sostiene la necessità di un cambiamento nell'approccio dell’UE alla politica industriale, rispetto a quanto deliberato ai prodromi della pandemia, al fine di aiutare le imprese a rispondere alla crisi e ad affrontare la transizione digitale e ambientale. La nuova strategia dovrebbe articolarsi in due distinte fasi: la prima incentrata sulla ripresa e la seconda sulla ricostruzione e la resilienza. In particolare, durante la prima fase bisognerebbe dovrebbe concentrarsi sul mantenimento del corretto funzionamento del mercato unico, principalmente favorendo la ricapitalizzazione delle imprese, salvando posti di lavoro e adattando la produzione ad una "nuova normalità" post Covid-19. Successivamente, la seconda fase dovrebbe contribuire alla ricostruzione e alla trasformazione dell'industria europea, perseguendo gli obiettivi delle due transizioni (digitale e ambientale), e il rafforzamento della sovranità industriale dell'Unione e della sua autonomia strategica, che richiedono una base industriale autonoma e competitiva e massicci investimenti in ricerca e innovazione.

Accanto a tali risoluzioni che non hanno valore normativo, è notizia dello scorso martedì 24 novembre 2020, invece, l’approvazione della Direttiva che consentirà a gruppi di consumatori dell’UE di intraprendere azioni collettive. Il progetto di legge fa parte del “New Deal” per i consumatori, concepito quale risposta alla recente serie di violazioni dei diritti dei consumatori perpetrate da multinazionali. In alcuni Stati membri i consumatori avevano già la possibilità di intentare azioni collettive, ma d’ora in poi questa opzione sarà disponibile in tutti i paesi dell’UE. Le nuove norme sono volte all’introduzione di un modello armonizzato di azione rappresentativa che fornisce ai consumatori una protezione da danni collettivi e dal rischio di azioni legali abusive. I Paesi UE dovranno instaurare almeno un meccanismo procedurale che consenta agli enti legittimati (quali associazioni dei consumatori o organismi pubblici) di intentare azioni rappresentative di natura inibitoria (cessazione o divieto) o risarcitoria (compensazione). L’obiettivo della normativa è migliorare il funzionamento del mercato interno ponendo fine a pratiche illegali e facilitando l'accesso alla giustizia per i consumatori. L’azione rappresentativa europea consentirà, quindi, a enti legittimati (quali le associazioni dei consumatori), e non a studi legali, di rappresentare gruppi di consumatori e intentare azioni rappresentative. L’avvio di azioni giudiziarie transfrontaliere è subordinato al rispetto degli stessi criteri in tutta l’UE da parte degli enti legittimati. Tali enti dovranno dar prova di un certo livello di stabilità e poter rispondere della propria attività pubblica, oltre a dimostrare l’assenza di scopo di lucro. Per di più, la tutela da abusi di azioni legali sarà favorita grazie al principio “chi perde paga”.

Sarà anche consentito intentare azioni collettive contro professionisti per presunte violazioni di leggi UE in numerosi settori, quali la protezione dei dati personali, i viaggi e il turismo, i servizi finanziari, l'energia e le telecomunicazioni. A proposito di questa nuova iniziativa il relatore Geoffroy Didier (PPE, FR) ha affermato: "Con questa nuova direttiva abbiamo trovato un equilibrio tra una maggiore protezione dei consumatori e la certezza giuridica di cui le imprese hanno bisogno. In un momento in cui l'Europa è messa a dura prova, l'UE ha dimostrato di essere in grado di fornire e di adattarsi a nuove realtà, di proteggere meglio i suoi cittadini e di offrire loro nuovi diritti concreti in risposta alla globalizzazione e ai suoi eccessi".

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