L’Uiv in cerca di soluzioni per l’export del vino

Il rialzo delle materie prime e dell’energia sta pesando per 1,3 miliardi di euro di costi aggiuntivi. Castelletti: “Sblocchiamo i fondi del Pnrr”

L’Uiv-Unione italiana vini rappresenta l’85% delle esportazioni italiane del settore. Stima il complesso dei rincari della logistica e materie prime (carta, vetro, legno per i pallet in primis, ma anche pvc e pet per i film plastici) in circa un miliardo di euro, cui vanno aggiunti 350 milioni di euro in più rispetto a 2 anni fa in costi dell’energia (dal gas all’elettricità). Il risultato è a gennaio un rincaro medio a carico delle aziende del 10% a bottiglia che costringe alla modifica dei listini. Questo è l’allarme prospettico lanciato al Mipaaf.

L’export del vino italiano che pur viaggia ancora a due cifre (+13% ) è a rischio di erosione a causa del rialzo dei costi di produzione. Uno scenario che, se proseguisse, porterebbe a perdere quote di mercato, non solo a vantaggio dei nuovi Paesi esportatori (Cile, Argentina, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Portogallo), ma anche dei competitor europei, come Francia e Spagna.

Il rincaro medio
a carico delle aziende
è del 10% a bottiglia

Intanto l’export del settore si appresta a chiudere l’anno per la prima volta sopra i 7 miliardi di euro. Restano invariate alcune fragilità, a cominciare dalla frammentazione. Basti ricordare che venti aziende del vino fanno il 40% delle esportazioni e quelle con fatturati superiori ai 50 milioni di euro realizzano oltre la metà (il 54%), secondo un rapporto dell’Osservatorio di Federvini. Le piccole cantine hanno perso in media il 20% di export durante la pandemia (dati Nomisma). Senza dimenticare, poi, che gran parte delle esportazioni sono merito del Prosecco: ben 930 milioni € dei 1.272 milioni € di export di spumanti sono stati determinate dalle bollicine simbolo. Grazie al Prosecco gli spumanti viaggiano a un ritmo di export doppio rispetto ai vini Dop: circa + 25% secondo i dati di Federvini nei primi 10 mesi del 2021, rispetto al +13% dei vini Dop e +8% delle etichette Igp (ma gli incrementi, nel mese precedente, erano stati, rispettivamente, +29%, +15% e +9%).

Paolo Castelletti, segretario generale Uiv
Quali soluzioni?

“Non è cosa buona puntare tutto sullo spumante e concentrarsi su una grande denominazione come il Prosecco che la fa da padrone -afferma Paolo Castelletti, segretario generale Uiv-. Bisogna diversificare sempre più i mercati. Negli Stati Uniti si vende quasi esclusivamente sulle due coste. Nel Regno Unito prevale quasi solo la mdd. I francesi da qualche anno guardano all’Africa, cosa che noi non abbiamo fatto. Un’altra arma potrebbe essere la riorganizzazione del sistema delle denominazioni: ne abbiamo quasi 400 ma molte rimangono sconosciute”.

L'Unione chiede il taglio dell’Iva sulle bollette. E guarda alle opportunità del Pnrr che prevede un budget di oltre 2 miliardi di euro per una serie di azioni su autonomia energetica, attraverso l’uso di fonti rinnovabili, macchinari più efficienti in vigneto e in cantina. “Chiediamo al ministro Patuanelli quali siano le tempistiche di attuazione dei primi investimenti e degli incentivi su parco solare, innovazione e meccanizzazione”.

Il boom dell’eCommerce non è sufficiente a superare l’impasse dell’aumento dei costi. “Per il vino incide il 4%, non può assorbire più di tanto. Molto di prospettiva è la vendita diretta e lo sviluppo dell’enoturismo, che vale il 30% delle vendite”.

Si guarda poi con apprensione alla plenaria del 14-17 febbraio dove il Parlamento europeo dovrebbe esprimersi sul piano Beating Cancer che potrebbe avere forti ripercussioni sul settore, con penalizzazioni in etichetta, sui fondi di promozione e rialzo delle accise.
Sul rincaro del costo energetico ha lanciato l’allarme anche Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare. “Alcune delle nostre aziende hanno iniziato a fermare gli impianti nelle ore in cui il costo dell'energia è più alta. Le pmi dell'industria alimentare sono con l'acqua alla gola e, se le cose non cambiano al più presto, entro il 2022 molte aziende chiuderanno con una perdita stimata di oltre 40 mila posti di lavoro”.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome