In Italia l’attività M&A nel Consumer Market registra un -25% a volume, ma un +181% a valore, grazie a importanti transazioni nei comparti gioco/scommesse, intrattenimento e moda

Nel 2020 il settore consumer ha registrato un calo del 13% in volume e del 3% in termini di valore delle operazioni M&A (fusioni e acquisizioni) a livello globale rispetto al 2019. In Italia l’attività M&A nel Consumer Market segna un -25% a volume, ma addirittura un incremento a tre cifre (+181%) a valore (vs. 2019), grazie a importanti transazioni annunciate nei comparti gioco/scommesse, intrattenimento e moda.

La pandemia ha cambiato le abitudini dei consumatori, accelerando i processi di digitalizzazione, innovazione, vendita diretta al consumatore e attenzione a tematiche Esg. Questi i dati inclusi nell’ultima edizione dello studio PwC Deals Global and Italian M&A trends sull’anno 2020 focalizzato sul settore Consumer.

L'M&A è vista sempre più come una leva chiave di creazione di valore, soprattutto per i settori con modelli di business tradizionali che non hanno saputo rispondere prontamente ai mutati bisogni dei consumatori.

Emanuela Pettenò Partner PwC

"Nel 2021 ci aspettiamo che gli alti livelli di liquidità continuino a spingere l'attività di M&A -commenta Emanuela Pettenò, Partner PwC Italia e Consumer & Markets Deals Leader-. In alcuni mercati, come gli Usa, saranno le Ipo (anche a mezzo Spac) a guidare i processi di consolidamento della filiera. In Italia ci attendiamo un aumento delle ristrutturazioni finanziarie e operative, in particolare nel retail tradizionale non food, nella ristorazione e nel turismo, che sono stati i più penalizzati a livello di M&A nel 2020".

In ambito italiano il picco di operazioni e valore economico dell’ultimo trimestre 2020 è collegato all’acquisizione di Lottomatica Videolot Rete e Lottomatica Scommesse da parte di Gamenet per 1,2 miliardi di dollari, dall’acquisizione di Stone Island da parte di Moncler per 1,5 miliardi di dollari e dall’acquisizione dei diritti della Seria A da parte di CVC, Advent e FSI per 2 miliardi (l'operazione ad oggi non è ancora chiusa).

Tra i comparti con il maggior calo di operazioni M&A rispetto al 2019: moda/abbigliamento (-52%), E&L (-31%) e Specialty Retail (gioielleria, occhialeria ed elettronica) con -25%.

Gli investitori strategici continuano a dominare per numero operazioni, rappresentando oltre il 70% delle operazioni annunciate a livello globale e circa 60% a livello nazionale, tuttavia con un calo rispetto al 2019 proporzionalmente superiore ai fondi di private equity (-15% rispetto a -6% a livello globale), che hanno potuto beneficiare di livelli molto elevati di liquidità.

Trend 2021

Alimentare e salute/benessere (Food e Healthcare/Wellness) hanno registrato buone performance nella seconda metà 2020 catalizzando un aumento di attività M&A che dovrebbe continuare anche nel 2021. Particolarmente favoriti i brand con proposta sostenibile e, nel comparto alimentare, gli alimenti bio, vegani e le proteine vegetali.

La cura animali (Pet Care) ha visto un aumento di interesse negli ultimi mesi, con crescita della spesa per gli animali domestici, in particolare nella fascia premium.

L’aumento del tempo trascorso in casa ha incentivato gli acquisti di elettrodomestici (pulizia, cucina, home entertainment) a discapito della spesa per abbigliamento e cosmetici, favoriti anche da una più consolidata presenza sul commercio in rete. Buona ripresa attesa anche per l’arredo.

La pandemia ha incrementato l'attenzione sugli aspetti ambientali, sociali e di governance (Esg), che stanno diventando determinanti sulle decisioni di consumo, soprattutto delle fasce più giovani, e di investimento in ambito M&A.

Lo spostamento generale verso la vendita diretta al consumatore ha aumentato le partnership e le forme di collaborazioni con piattaforme di commercio online/delivery.

Alcuni settori collegati alle consegne (delivery), alla comunicazione e alla tecnologia hanno ricevuto e riceveranno ulteriori impulsi di crescita a servizio dei nuovi modelli di comportamento e di consumo.

Focus settore Fashion, M&A 2020 e Trend 2021

La moda ha visto nel 2020 un calo del 17% nel volume delle operazioni M&A a livello globale, bilanciato da un incremento del 19% in termini di valore rispetto al 2019, che riflette 3 operazioni italiane annunciate (e chiuse) dopo l’inizio della pandemia, Permira/Golden Goose, Moncler/Stone Island, e l’acquisizione della maggioranza del brand australiano Zimmermann da parte di Style Capital Sgr SpA.

A livello italiano, queste tre operazioni hanno generato un aumento del +177% a valore (vs. 2019) a fronte di un calo del 51% nel numero delle operazioni concluse.

Abbigliamento casual, calzature e abbigliamento sport le categorie più maggiormente attrattive.

Tipologia di investitore

Mentre a livello mondiale le operazioni guidate da investitori strategici continuano a rappresentare circa il 70% di quelle annunciate (in linea con il 2019), nel mercato italiano i fondi di private equity hanno un peso sempre maggiore, superando il 60% delle operazioni annunciate nel 2020, a conferma dell’interesse dei soggetti finanziari nel comparto italiano della moda, soprattutto a sostegno di operazioni di integrazione di filiera ma anche dello sviluppo dei brand italiani ed esteri.

Trend 2021

Come emerso anche dall’intervista a Roberta Benaglia, Ceo di Style Capital Sgr, management company di un fondo di private equity specializzato sul settore, la pandemia ha accelerato il cambiamento nelle abitudini dei consumatori verso digitalizzazione, innovazione, trasformazione dei canali tradizionali.

L'ingrosso si è rifocalizzato sulla clientela domestica e su un mercato di prossimità,  fidelizzandola e coinvolgendola con iniziative di marketing diretto. Ha inoltre utilizzato in modo più massivo e flessibile gli e-tailer.

I monobrand, soprattutto quelli posizionati nei centri delle città Tier 1, hanno sofferto di più la crisi e hanno tipicamente un modello di gestione meno flessibile, sia con riferimento al personale che agli affitti.

L’eCommerce ha visto una crescita importante di volumi, ma non tutti i brand si sono rivelati pronti a gestire in modo efficiente l’assortimento e le consegne, proponendo talvolta prezzi e promozioni disallineati rispetto ai negozi fisici. Per rispondere alle carenze del canale, si sono moltiplicate le partnership tra brand/retailer e e-tailer specializzati. I nuovi stili di vita e le opportunità/necessità di lavoro agile stanno portando i brand a riconsiderare location e format dei monobrand, preferendo quartieri/zone residenziali e di vacanza, dove le persone potranno soggiornare più a lungo, piuttosto che città Tier 1.

Il commercio elettronico ha avuto una significativa accelerazione, ma con le riaperture il picco registrato nel 2020 tenderà a normalizzarsi. Diventerà pertanto cruciale per i brand lavorare sull’integrazione dei canali e per gli e-tailer aprire negozi fisici nelle città più importanti, soprattutto per la fascia più alta.

Il mix di investimenti in comunicazione si è sbilanciato sull’online e sul direct marketing. Lo stile e le modalità di ingaggio del consumatore sui social sono cambiati e difficilmente ritorneranno ai livelli precedenti.

"L'M&A nel comparto Fashion continuerà a rappresentare una leva chiave di creazione e protezione del valore, agevolando la trasformazione del modello di business delle aziende più tradizionali, soprattutto in ambito digital e con operazioni di filiera -concludono Manuela Pettenò, Partner PwC Italia e Consumer & Markets Deals Leader, e Anna Nasole, Director Deals Fashion-. I fondi di private equity possono essere un partner che, oltre alle risorse finanziarie per gestire il cambiamento, apporta anche competenze, relazioni ed esperienza internazionale. La struttura delle operazioni dovrà comunque garantire un giusto equilibrio tra attrattività per il venditore e protezione per l’acquirente, tramite earn-out / vendor loan, in modo da agevolare l’incontro tra domanda e offerta soprattutto in presenza di fatturati e Ebitda depressi e non rappresentativi del valore dei brand".

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