Marketing & Retail Summit: gli opinionisti tirano le somme

"Tante delle cose dette oggi sono chiacchiere: parlate una lingua che non è comprensibile, noi non vi capiamo". Il retail deve avvicinarsi alle persone

Una giornata interamente dedicata al retail e al capitale umano, quella che si è tenuta mercoledì 5 ottobre al teatro Manzoni di Milano. Il diciassettesimo Marketing & Retail Summit, curato da Mark Up e Gdoweek, si è chiuso con un giro di opinioni, le voci a cui ogni mese dedichiamo uno spazio di intervento sul tema retail.

A tirare le somme della giornata ricca di interventi, Mario Gasbarrino, amministratore delegato di Decò Italia. “Vorrei provare a riordinare tutto ciò che è stato detto oggi e riportare tutti i bei concetti emersi alla realtà”, esordisce. Gasbarrino, su quel palco, ha parlato di efficienza in quanto valore imprescindibile per il settore, “una cosa banale, forse”, commenta in apertura, “ma che a noi del mondo del retail manca”. L’Ad di Decò parla di partnership come reale salvagente per il retail in questo momento, proponendo un definitivo cessate il fuoco. “Le aziende forti devono comprendere che non possono più permettersi di stare da sole. Serve una collaborazione”. Poi riporta tutti con i piedi per terra: “Tutte queste belle cose, human retail, capitale umano, ce le diciamo solo nei convegni, poi quando usciamo di qui torniamo alla scrivania e parliamo dell’unico strumento che abbiamo sempre utilizzato: le promozioni”.

Gli influencer sono i vostri dipendenti

A riprendere puntualmente il filo del discorso di Mario Gasbarrino, Beatrice Ramazzotti, opinionista di Mark Up, ma prima di tutto Ufficio Stampa di Unicoop Tirreno. “Io su questo palco sono l’unica impiegata, quella di cui tutti voi oggi avete parlato” chiosa la Ramazzotti che non nasconde affatto il malcontento. “Tante delle cose dette oggi sono chiacchiere: parlate una lingua che non è comprensibile, noi non vi capiamo”. In un momento complesso come quello attuale è stimolante sentir parlare di grande interesse degli imprenditori per i propri dipendenti, diversa è la messa in pratica di tali progetti. “Guardatevi dentro -dice rivolgendosi agli imprenditori in sala- e spendete meno soldi per pubblicità e influencer, perché gli influencer li avete: sono i vostri dipendenti”.

Spesso i talenti sono già in azienda

Anche Daniele Cazzani, di EssilorLuxottica, sottolinea l’importanza di essere coerenti con quanto detto, precisando che la crisi in atto non deve essere un alibi per rimandare i progetti in fatto di human retail. “Negli anni il retail ha perso l’occasione di lavorare sul capitale umano perdendo il vantaggi competitivo a favore dell’eCommerce e ora -spiega- dall’eCommerce deve imparare il ruolo di centralità del cliente”. Si sofferma, poi, sui dipendenti dove la ricerca di talenti è stata un tema dibattuto durante tutto la giornata: “Vi invito a comprendere che spesso i talenti li avete già in azienda, basta accorgersene”.

L'impatto sociale del retail

Il retail è sexy, altroché” esordisce Eleonora Graffione, presidente di Coralis, sottolineando che è uno dei settori con la maggiore possibilità di avere a che fare con le persone. Quel settore che nei due anni difficili che ci lasciamo alle spalle “è stato in prima linea per le persone, l’unico posto adatto alla socializzazione in tempi di lockdown”. Grégoire Kaufman, di Interstore Schweitzer, si ricollega al tema centrale del punto di vendita fisico: “Bisogna dare un senso alla visita del punto di vendita attraverso un’esperienza che passa tramite il rapporto con il cliente”, precisando che “il primo filtro è il dipendente: il modo in cui i retailer tratta il proprio personale si traduce nel trattamento stesso del consumatore”.

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