Mercato dei servizi, la Bolkestein non fa più paura in Italia

Esperti – Il punto sulla direttiva europea sui servizi recepita dal Governo: le ragioni di interesse generale che l'hanno ispirata e i pericoli scongiurati. (Da MARK UP 188)

1. I regimi autorizzativi possono essere mantenuti solo se giustificati da ragioni imperative d'interesse generale
2. Il quadro normativo nel commercio rimane inalterato

Il governo italiano ha recepito la direttiva europea 2006/123/CE sui servizi del mercato interno, più nota come Bolkestein, approvata dal consiglio europeo nel dicembre 2006. Tre sono i capisaldi della Bolkestein:
1) accesso ed esercizio delle attività di servizi non possono essere sottoposti a limitazioni ingiustificate o discriminatorie;
2) l'accesso a un'attività di servizi non può essere subordinato all'applicazione di una verifica di natura economica né all'esistenza di un bisogno economico o di una domanda di mercato, o alla valutazione degli effetti economici potenziali o effettivi dell'attività;
3) i regimi autorizzatori possono essere istituiti o mantenuti solo se giustificati da ragioni imperative di interesse generale.
Altri due aspetti possono determinare un clima nuovo nei rapporti tra pubblico e privato: il primo è la procedura, che per buona parte delle attività non richiede un'autorizzazione, ma la semplice Dia, con effetto immediato; il secondo fattore riguarda gli organi decisori e consultivi (commissioni, conferenze di servizi, ecc.), nei quali è vietata la partecipazione, diretta o indiretta, alla decisione da parte di operatori concorrenti.
Non vi sono novità rilevanti nelle procedure: la Dia non si estende oltre alle situazioni già esistenti. Per gli esercizi della somministrazione di alimenti e bevande (articolo 63) permane il regime autorizzatorio, ma con la condizione che non si basi su presupposti economici, ma semplicemente sulla tutela dei luoghi storici e artistici.
Un passo avanti è stato fatto nella vendita di quotidiani e periodici, dove dovrebbe definitivamente cadere, previa una riflessione legislativa, l'obbligo dell'autorizzazione. Resta invece inalterato il regime del commercio, con la liberalizzazione limitata agli esercizi di vicinato.
Per la verità in sede europea si è cercato di forzare la mano all'Italia, esprimendo perplessità sulla dimensione decisamente limitata (150 mq di area di vendita) degli esercizi non sottoposti ad autorizzazione, indicando come modello le normative di Malta, che prevedono la dichiarazione di inizio attività (Dia) per strutture anche di livello superiore (medie strutture di vendita) secondo il principio della proporzionalità. Procedimento, per esempio, che la regione Friuli Venezia Giulia ha già elevato da anni ai 400 mq.
Ora la palla passa alle regioni: esprimendo un parere favorevole al provvedimento, le regioni hanno chiesto l'inserimento di una clausola di salvaguardia per le disposizioni regionali che, pur precedenti all'entrata in vigore della normativa statale di attuazione della direttiva, risultano conformi a quest'ultima in modo più puntuale rispetto alle disposizioni previste dallo Stato.
L'obiettivo è accelerare, evitando decadenze e sostituzioni di atti già in vigore.

Disastro sventato
“Abbiamo scongiurato quello che sarebbe stato un esproprio in piena regola”. Così ha tuonato Giacomo Errico, presidente milanese (Apeca-Unione Confcommercio) e nazionale (Fiva-Confcommercio) degli ambulanti, nel commentare l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri delle norme che interessano il commercio su aree pubbliche con il recepimento della direttiva sui servizi, la cosidetta Bolkestein.
Senza modifiche, la Bolkestein avrebbe letteralmente annullato tutte le concessioni dei posteggi nei mercati su aree pubbliche (5.000 solo a Milano), di durata decennale e rinnovabili.

Le ragioni imperative d'interesse generale
Ragioni di pubblico interesse, tra le quali ordine, sicurezza, incolumità, e sanità; mantenimento dell'equilibrio finanziario del sistema di sicurezza sociale; tutela dei consumatori, dei destinatari di servizi e dei lavoratori; equità delle transazioni commerciali; lotta alla frode; tutela dell'ambiente, incluso l'ambiente urbano; salute degli animali; proprietà intellettuale, conservazione del patrimonio nazionale storico e artistico, obiettivi di politica sociale e di politica culturale.

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