Molino Caputo, una forte vocazione al professionista

Una fitta rete di estimatori in tutta la regione (e non solo) per la storica azienda napoletana produttrice di farine

Con 6.300 quintali potenziali di grano macinato al giorno, Molino Caputo mira a farsi ambasciatore di uno dei prodotti partenopei d'eccellenza, la pizza. Una fitta rete di estimatori in tutta la regione (e non solo), la storica azienda napoletana produttrice di farine è infatti nata a Capua nel 1924, grazie ai fratelli Carmine e Pasquale Caputo rientrati dagli Stati Uniti per avviare mulino e pastificio, e dal 1939 si è trasferita stabilmente nel capoluogo campano. Negli anni Sessanta il primo silos, e quindi, nel corso dei decenni successivi, gli investimenti mirati ad impianti tecnologicamente all'avanguardia e all'espansione sui mercati, Molino Caputo ribadisce la propria vocazione territoriale, con attenzione alla qualità e alla tracciabilità della materia prima, anche grazie ad un progetto nato in collaborazione con il Consorzio Agrario di Latina: il Campo Caputo, mille ettari di terreno, in provincia di Latina, dove attraverso un consorzio agricolo, vengono coltivate le migliori specialità di grano per 100mila quintali l’anno di prodotto. Una filiera virtuosa della produzione del grano, che cura ogni fase, dalla semina alla raccolta, ottimizzando gli scarti per il bestiame e insieme l’impatto ambientale del ciclo produttivo.

Alla terza generazione di maestri mugnai napoletani, Antimo Caputo, amministratore delegato di Molino Caputo, ha risposto ai nostri quesiti.

Antimo Caputo

Può fornirci una breve fotografia dell’azienda ad oggi, riportandone alcuni tratti essenziali?

L'azienda macina oggi 700 tonnellate per l'intero arco della giornata h24 e possiede tre stabilimenti, oltre a quello storico di Napoli, il mulino di Campobasso e la sede di Bergamo, dove produciamo tutto il mondo del senza glutine. Fino ad oggi ci siamo specializzati nell’Horeca in modo primario. Mentre nella GDO agiamo su base prevalentemente regionale, per il settore Horeca siamo presenti su tutto il territorio nazionale con player primari. Inoltre esportiamo le nostre farine in 80 paesi e e il mercato estero rappresenta un 40% circa delle nostre vendite. Siamo presenti in tutta Europa, in alcuni paesi anche nella Grande Distribuzione Organizzata.

Come avete affrontato le prime settimane di abbondanza di domanda in gdo durante l'emergenza sanitaria Covid2 e come vi state invece strutturando nella lunga durata?

Le prima settimane abbiamo concentrato i nostri impegni sulla linea di confezionamento da un chilo e da 5 chili. Fortunatamente abbiamo impianti appena installati che ci hanno permesso di far fronte ad una parte della domanda italiana e internazionale. Abbiamo lavorato a stretto contatto con tutta la filiera, dal grano agli incarti ai trasporti, per seguire le esigenze del mercato. La presenza in questo mercato ci ha permesso di ottimizzare i collaboratori e tenere tutti in piena occupazione nonostante l'Horeca ferma, grazie a questa nuova domanda.

Come prevedete potrà essere il secondo semestre 2020 e, di conseguenza, quale tipo di "pensiero imprenditoriale" state mettendo in campo per farvi fronte?

Prevediamo un mutazione del mercato, poiché oggi la socialità si sposta dal ristorante all'abitazione domestica attraverso la condivisione di ricette e preparazioni, per cui crediamo sia un mercato da esplorare in continua evoluzione. Stiamo programmando nuovi impianti per adeguarci a questo nuovo scenario. L'estero sta rispondendo come l'Italia, anche se con sensibilità diverse e quindi stiamo valutando anche alcuni Paesi Target. Lavoriamo inoltre al potenziamento dell’offerta adatta al mercato on-line e ad un approccio specifico al mercato del retail, pur mantenendo la nostra identità di farina dei professionisti, per mettere nelle mani dell’utente domestico le farine usate dei grandi chef pasticcieri e pizzaioli. Rafforziamo la nostra filiera dei cereali con progetti mirati come il Grano Nostrum, una filiera 100% grano italiano e studiamo farine tecniche, il tutto in una confezione unica, un box di cartone in carta riciclata, che contiene dieci pezzi da un chilo, pronto per lo scaffale, che diventa espositore.

Rispetto all’introduzione di eventuali nuovi prodotti, a quali richieste dei consumatori state quindi guardando in principal modo?

Vediamo vari trend, ma seguiamo comunque con la nostra identità. Mulino Caputo ha una forte vocazione al professionista, anche se oggi, attraverso il web, il curioso si informa e ha a disposizione molte informazioni sulle ricette e sugli ingredienti. Trovo che questo sia un bene, abbiamo un consumatore più consapevole ed esperto che mette la qualità al centro, per un prodotto di base come la farina. Noi stessi abbiamo un portale web farina.tv sul quale trovare molte ricette dei grandi maestri. Abbiamo inoltre introdotto una farina senza glutine con un sapore talmente vicino al tradizionale da fare fatica a distinguere “Fioreglut”, e vari nuovi prodotti come il lievito secco attivo o il fior di riso. Il tutto mantenendo quello che è caro al consumatore ed è vicino al nostro modo di produrre: essere genuini. Infatti tutte le nostre farine sono realizzate solo con il grano ed etichette trasparenti, con filiera tracciata e in confezioni fatte solo di carta. Un grano che viene macinato lentamente, seguendo la tradizione dell’arte bianca partenopea.​

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