Nel business vince una brutta lingua inglese

Sul lavoro la malattia dell'inglese lingua egemone pare diventare veramente un’epidemia. Una ricerca rileva come dal 2000 l’uso di parole inglesi nell'italiano scritto delle aziende è aumentato del 773%. I più anglofili sono i responsabili di marketing, look è il termine più “copiato”.

Siamo sempre più anglofili. Nel senso che sempre più parole e termini inglesi entrano nel nostro vocabolario, soprattutto in azienda, quando lavoriamo. E questo spesso avviene a proposito, utilizzando cioè termini corretti, ma che hanno un preciso corrispondente anche nella nostra lingua. Ma a volte anche a sproposito, cadendo nell'effetto-stafalcione e lasciando spesso perplessi o allibiti i traduttori anglosassoni costretti ad interpretare frasi incomprensibili (vedi box).
Se qualcuno avesse ancora dubbi in proposito, ecco una ricerca di una società di traduzioni, Agostini Associati, che, analizzando i suoi archivi, ha calcolato come dal 2000 ad oggi l'uso di termini inglesi nella lingua italiana scritta è aumentato del 773%. Il campione riguarda 58 milioni di parole in italiano prodotte da aziende nel corso dell'anno 2008 comparate con il 2000. Sono stati presi in considerazione termini della lingua inglese diffusamente usati con una corrispettiva traduzione in lingua italiana, mentre sono stati esclusi termini o acronimi originati nel mondo anglosassone che sono stati adottati “in toto e senza traduzione” in più di 5 paesi (ad esempio: stalking, spinning, marketing, cloaking, ecc)

Strabordante in azienda

Sul lavoro la malattia dell'inglese lingua egemone pare diventare una vera e propria epidemia. La tipologia di documenti considerati era infatti di origine aziendale o istituzionale, prodotta da 200 aziende italiane appartenenti a 15 diversi settori e rappresentativi di varie funzioni (marketing, finanza, risorse umane, produzione e acquisti).

Naturalmente, il peso dei termini “inglesi importati” sul totale può variare molto in base a chi produce il contenuto: “Quando traduciamo documentazioni e presentazioni di marketing partendo dall'Italiano, il peso e la densità dei termini anglosassoni all'interno del testo d'origine Italiano può arrivare fino al 35% del totale” spiega Alessandro Agostini, responsabile commerciale di Agostiniassociati.it. “Tra l'altro, spesso alcuni termini inglesi che abbiamo importato nell'uso corrente vengono italianizzati, e usati con un significato diverso da quello di origine”.

Quindi il marketing stravince nella corsa al termine inglese con l'suo ossessivo di parole come look e fashion, ma anche in altri settori si insinuano sempre più spesso termini come competitor o mission. Tutti con il loro bravo corrispondente italiano.
Qui di seguito la “Top 10” (tanto per rimanere in tema, 10 si legge ten of course) dei termini inglesi più utilizzati

I 10 termini inglesi più ricorrenti nel campione analizzato (2008)

Parola inglese importata Densità % su tot.
testi campione
Ambito d'uso prevalente
1. Look 2,04 Marketing
2. Business 1,91 Tutte le funzioni
3. Fashion 1,80 Marketing
4. Performance 1,40 Marketing
5. Competitor 1,38 Marketing, vendite
6. Annual Report 0,96 Finanza, bilanci
7. Mission 0,93 Risorse umane
8. Buyer 0,82 Acquisti, marketing, vendite
9. Brand 0,61 Marketing, vendite
10. Switch 0,51 Marketing, vendite, manuali


Fonte: Agostini Associati

Altrove si corre ai ripari
Se la diffusione/intrusione della lingua inglese riguarda gli idiomi di tutto il mondo, tutt'altro clima si respira Oltralpe, dai cugini francesi. Che per difendersi dall'arrembaggio hanno attivato tutta una serie di contromisure, forse più attenti di noi alla difesa della lingua di Molière. Tanto da approvare addirittura una legge (la Loi Toubon del 1994) che sancisce come, ad esempio, il consumatore abbia diritto di ricevere tutte le informazioni su un prodotto in francese.

Non mancano poi iniziative da parte dei soliti attivissimi intellettuali francesi, come l'Académie de la Carpette anglaise (ovvero dello zerbino inglese) che ogni hanno assegna un premio “d'infamia civile” a chi (in genere personaggi pubblici, politici o aziende) si è dimostrato particolarmente servile nell'adozione della lingua di Albione. L'ultimo sessione, che si è tenuta lo scorso novembre, aveva tra i finalisti anche la catena Carrefour, “rea” di aver utilizzato per i suoi pdv il termine “market” al posto del francesissimo ed equivalentissimo marché.

E che dire degli spagnoli, per i quali il mouse del computer è, semplicemente, un ratón?

Inglese o ”Itanglese”?

Al di là dei sempre presenti esempi da film dell'orrore come “schedulare un meeting”, "forwardare una mail" o magari "briffare il marketing director", spesso dall'inglese si scivola nell'itanglese, che sarebbe “La lingua italiana usata in certi contesti e ambienti, caratterizzata da un ricorso frequente e arbitrario a termini e locuzioni inglesi” [cit. dal Grande dizionario italiano Hoepli].

Eccone alcuni esempi (segnalati da AgostiniAssociati)

MOBBING: in inglese può avere un'accezione positiva o negativa nel significato di affollato mentre in italiano ha sempre un'accezione negativa come una serie di comportamenti violenti o abusi psicologici sul posto di lavoro

SMOKING: inteso in italiano come abito elegante da sera quando in inglese è Tuxedo
GADGET: in italiano è esclusivamente un oggetto promozionale mentre in inglese è più generico

SIT-IN: in italiano è più legato al concetto di occupazione

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