Nel e-super partecipativo di Foodu l’offerta la sceglie il cliente

Un’ingegnera alla ricerca della qualità nel cibo con la complicità dei clienti. A colloquio con Antonella Fasano, co-founder e amministratrice delegata di Foodu

Andiamo in Puglia con Antonella Fasano, co-founder e amministratrice delegata di Foodu, piattaforma partecipativa di e-commerce del cibo. Con lei ripercorriamo le tappe che l’hanno portata a creare questo concept di vendita innovativo, in cui clienti (molti di loro) sono anche soci e dove possono dire la loro su cosa viene messo in vendita. Un sistema integrato di ricerca di mercato, che va dal semplice “mi piace” al testing, un modo di mettere in relazione prodotti nuovi con il palato del cliente, per scoprire se funzionano o funzioneranno in un mercato più ampio. Oltre 4.000 consumatori da tutta italia per 56 categorie alimentari partecipano al mondo di Foodu, un processo di testing completamente digitalizzato che si svolge da remoto direttamente nelle case dei consumatori, che può essere, secondo le varie esigenza, con invio prodotto + questionario; solo questionario oppure mini-sondaggi popup. Soltanto i prodotti selezionati dalla tribù di Approver di Foodu e validati da un team di nutrizionisti, vengono aggiunti al catalogo online e venduti sulla piattaforma.

Chi è Antonella Fasano?
Sono un’ingegnera, una mamma e un’imprenditrice e con questo si evince la passione, la determinazione, la precisione che mi contraddistinguono e con cui affronto la vita. Sono anche una consumatrice ed è proprio in questa veste che è nata l’idea di Foodu e che mi ha spinto dall’essere un’imprenditrice tradizionale, a diventare un’imprenditrice digitale.

Non hai sempre lavorato nel food...
No, prima ero nel settore medicale, poi sono diventata mamma di due gemelle e ho iniziato a vedere la vita in maniera differente. Succede, può capitare una felicità come la mia o una malattia, qualcosa che ti cambia la prospettiva e ti porta a guardare la tua alimentazione in modo diverso e così ho iniziato a voler fare acquisti in maniera più consapevole ma informarmi mi richiedeva troppo tempo e comunque troppo spesso rimanevo delusa. Ad esempio, non sempre la fattura artigianale, o la sua promessa, è garanzia di un prodotto buono, l’artigianalità non è di per sé un sinonimo di qualità.

Andiamo a scoprire cos’è Foodu...
Foodu nasce con l’obiettivo di modernizzare il mondo delle ricerche di mercato, del sampling, del prodotto. Un mondo che, negli ultimi trent’anni, non si è particolarmente evoluto, pur essendo un aspetto del marketing molto importante, benché dovrebbe essere il primo passo: fare una ricerca di mercato prima ancora di lanciare un prodotto. I dati però raccontano un’altra cosa, infatti, il 90%, se non di più, delle aziende agroalimentari italiane, anche quelle più strutturate, non fanno product testing. Un dato sconvolgente, tenendo presente che l’89% dei nuovi prodotti lanciati sul mercato fallisce; questo ci ha portato a fare delle indagini, ad approfondire, cercando di capire perché le aziende non fanno test con il cliente finale e abbiamo scoperto che spesso vengono utilizzate tutte le risorse a disposizione per sviluppare il prodotto e nulla per testarlo, rinunciando così a quello che potrei definire marketing “preventivo”. Foodu si propone, quindi, come una soluzione più moderna, più fresca, libera, veloce, digitale e a minor costo. Noi ci definiamo un supermercato online partecipativo, perché i nostri clienti non sono coinvolti in maniera passiva ma partecipano attivamente nella selezione dei prodotti. Molti prodotti vengono rifiutati a monte, molte aziende non riescono nemmeno ad entrare nella gdo, se invece arrivassero a presentare i loro prodotti, forti di una ricerca con dati e analisi, forse avrebbero una possibilità in più.

Ma come funziona? Mi metto nei panni di un’azienda alimentare e vorrei entrare in Foodu...
Facciamo un esempio: sono un’azienda e ho creato un prodotto, lo ritengo buono ma che non vende e non capisco perché, allora mi rivolgo a Foodu. In questo caso, il prodotto viene inviato gratuitamente a una selezione tra i nostri 4.000 clienti che sappiamo essere interessati alla categoria cui appartiene il nostro prodotto, e chiediamo loro di riempire un questionario; prima osservando il packaging e poi di consumarlo quando e dove lo ritengono più opportuno e darci il loro parere. Avremo così un responso e magari scopriremo che il problema di quel prodotto potrebbe essere il canale scelto... meglio distribuirlo nelle palestre o nei piccoli supermercati di vicinato, oppure il packaging che non piace o che non è adatto ... scopriamo dove viene consumato, in casa? In ufficio? In palestra? E allora il brand saprà anche dove intercettare i suoi clienti prospect quando vuole fare comunicazione ...
In sintesi, tante le informazioni possibili con indagini ad hoc. Se è un problema di packaging, possiamo inviare solo la foto in digitale e chiedere un parere. Poi ci sono i casi più semplici, dove non è necessario un testing mirato ma bensì il prodotto viene inserito e votato.

I vostri clienti/consumatori sono particolarmente gentili o hanno qualche vantaggio nel darvi queste opinioni?
Sicuramente si sentono molto coinvolti ma li premiamo per il loro impegno, con buoni sconto per le loro spese future. I prodotti in vendita nel nostro sito, che vanno dall’ortofrutta al grocery, sono stati tutti approvati dai nostri clienti, cui li sottoponiamo con una forma semplice di like o dislike e, solo quando sono stati approvati, noi li acquistiamo dall’azienda e li inseriamo nella nostra offerta. Di base, i nostri clienti, distribuiti in tutta Italia, sono food lovers che hanno a cuore la qualità. Inoltre, molti di loro sono anche nostri soci, perché abbiamo lanciato una campagna di crowdfunding lo scorso anno, aprendo le porte del nostro business a coloro che volevano farne parte.

Avete dei partner?
Abbiamo tante partnership e contatti con spedizionieri, che ci permettono di coprire il territorio nazionale garantendo anche la catena del freddo. Mi spiace, però, osservare, come il sistema logistico sia ancora un punto dolente per il nostro Paese: la logistica è ancora troppo onerosa e immatura e questo pesa soprattutto nella vendita online di cibo. Per ora teniamo duro ma mi auguro ci sia un’evoluzione in tempi brevi. Mentre presto avremo una novità lato partnership con il mondo della gdo, perché, anche se siamo un pure player, crediamo moltissimo nell’esperienza in negozio e siamo convinti che il futuro del retail sia omnicanale.

Dal vostro osservatorio, cosa vedi più in tendenza in ambito food in questo momento?
Sicuramente prodotti che siano sostenibili, salutari, però bisogna fare attenzione, buoni per il pianeta e per la salute ma devono anche esser buoni per il palato e questo spesso è un problema, infatti, pur richiesti, questi prodotti pagano pegno sul gusto e quindi la ricerca e sviluppo deve orientarsi a renderli anche golosi. D’altra parte, c’è una nuova generazione in arrivo che sta sviluppando una nuova palette gustativa, diversa da quella delle generazioni più mature. Oltre al gusto, c’è il prezzo. L’attenzione alla convenienza è sicuramente più elevata in questo periodo, ma c’è anche il rifiuto di pagare alcuni alimenti, come pasta o pane, più di un tot, per alcuni prodotti c’è una soglia di prezzo che è invalicabile. Infine, un ultimo passaggio sui prodotti artigianali, prendiamo una passata, pomodori di campo, raccolti a mano, cucinati con la ricetta della nonna ... tutto questo lo puoi raccontare ma non è detto che abbia successo. Quindi attenzione! Certi prodotti possono funzionare bene all’estero ma nel nostro Paese bisogna bilanciare costi e prezzo.

Quali sono i vostri prossimi obiettivi?
Nel breve, vorremmo far sì che le aziende possano lanciare delle campagne su Foodu in autonomia: abbiamo creato un meccanismo che permetterà di abbattere i costi.
Nel lungo periodo,vorremmo ampliare la nostra offerta e diffondere sempre di più il nostro approccio di fidelizzazione che non passa più dalle promozioni o dal mero prezzo bensì dal coinvolgimento di clienti che vogliano essere protagonisti nella scelta di quello che mettono in tavola.

Il 78% di chi fa la spesa in Italia sono donne. “Le donne possano fare la differenza, il cambiamento è nelle loro mani”. Il 70% della community di Foodu sono donne

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