Secondo l’Istat, inflazione e mancata crescita degli stipendi stanno riducendo la capacità di acquisto delle famiglie: se il carrello della spesa è meno carico, cresce invece l’interesse verso beni immateriali. Quello che si osserva, più in generale, è un vero e proprio mutamento delle abitudini di consumo, destinato a produrre effetti sul lavoro di chi opera nel settore del Retail.
Basta dare uno sguardo alle serie Istat. Nel 2000 la spesa media mensile degli italiani era pari a 2.177,82 euro, con un’incidenza della spesa alimentare pari al 18,6 per cento. La spesa media è cresciuta regolarmente nel 2007 (2.480,07 euro) e nel 2018 (2.571,24 euro), per poi diminuire di nuovo nel 2021, quando è arrivata a 2.437,36 euro. Di questi, il 19,3 per cento della spesa è rappresentato dall’acquisto di beni alimentari. Sebbene ci sia una certa costanza nei comportamenti di consumo - con un peso della spesa per beni alimentari che non supera mai un quinto della spesa totale - un’analisi più approfondita rivela dei mutamenti di cui tener conto.
Innanzitutto, l’andamento altalenante del peso dei consumi alimentari sulla spesa complessiva delle famiglie. Questi crescono leggermente nei primi anni Duemila, per poi diminuire in modo più consistente fra il 2007 e il 2018, passando dal 18,8 al 17,9 per cento. Tra il 2018 e il 2021 si assiste invece a un aumento significativo, legato probabilmente anche agli effetti della pandemia. A partire da questi dati, quali trend possiamo immaginare per il futuro? E che effetti produrranno le nuove abitudini di consumo sulle aziende e sui lavoratori del Retail?
A queste domande cercheremo di dare risposta il 5 luglio a “Scenario Italia”, il ciclo di incontri promosso da Quadrifor in collaborazione con la società di consulenza e formazione professionale Ismo. Pensato per acquisire strumenti e competenze utili a interpretare e analizzare criticamente i report redatti dalle principali istituzioni italiane, Scenario Italia vuole offrire un punto di vista inedito e non mediato sulle dinamiche che caratterizzano il contesto socio economico italiano attraverso un’analisi critica dei dati.
Soprattutto per chi opera nel settore delle vendite, saper leggere i dati, come quelli contenuti nei rapporti Istat che abbiamo citato, vuol dire imparare a riconoscere i cambiamenti che coinvolgono il mercato in cui si muove la propria azienda e che, in ultima istanza, impattano anche sul proprio lavoro. Diversi studi hanno ormai dimostrato che le restrizioni patite dai canali di vendita durante gli ultimi tre anni hanno accelerato anche alcune importanti innovazioni.
Sono cambiati i consumi degli italiani e anche le modalità di acquisto, facendo della personalizzazione del prodotto e della capacità di anticipare le tendenze elementi fondamentali da presidiare per chi opera nel settore, anche con il supporto del digitale. Secondo un’indagine sull’evoluzione del mercato del lavoro nel Terziario, commissionata da Quadrifor ed Ebinter, la metà delle imprese del Retail ha visto nelle limitazioni imposte dalla pandemia un’occasione per adottare dei cambiamenti.
A subire effetti diretti è stata innanzitutto l’attività dei middle manager, in prima linea nell’organizzazione del lavoro e nella prima risposta al cliente. Imparare ad analizzare la realtà rende più pronti a gestire il cambiamento e la formazione ha un ruolo fondamentale in questo, soprattutto se orientata su tre elementi: la conoscenza degli scenari futuri, l’aggiornamento delle competenze per stare al passo con le nuove tecnologie e la capacità di trovare nuove soluzioni, anticipando i bisogni del cliente.