Per Carrefour l’obiettivo è diventare leader di una distribuzione responsabile

Paola Accornero direttrice HR Carrefour Italia
Questo l’obiettivo che si è dato il gruppo nel piano strategico fino al 2026 e che Carrefour Italia sta declinando in diverse direzioni, per assumere un ruolo di riferimento in tema di Esg, Italia e non solo

Accanto al concetto di transizione alimentare, la “raison d’etre” del Gruppo Carrefour dal 2018 che ha il suo centro in un’alimentazione sana, di qualità e sostenibile, accessibile a tutti, da adesso si affianca quello di leader della distribuzione responsabile: questo il percorso che Carrefour si è dato nel piano strategico 2023-2026, che rafforza il valore strategico delle logiche Esg, come spiega Paola Accornero, general secretary di Carrefour Italia.

Cosa vuol dire essere leader responsabile?
Per noi significa promuovere un cambiamento all’interno di tutta la filiera, cercando di incentivare l’adozione di pratiche più trasparenti, grazie alla tracciabilità dei prodotti, all’agricoltura biologica, alla valorizzazione dei produttori locali, anche per trasmettere nei nostri consumatori abitudini sempre più sostenibili. Come player della gdo ci troviamo in una posizione privilegiata perché possiamo giocare il nostro ruolo come elemento di connessione di tutta la catena, dai produttori ai fornitori fino ad arrivare, attraverso i nostri negozi, ai nostri clienti, i consumatori finali per creare un’economia sempre più circolare.

Quali i progetti su cui vi state concentrando per realizzare questa circolarità?
Uno dei focus primari riguarda la lotta allo spreco alimentare: vogliamo ridurre del 50% gli sprechi alimentari entro il 2025 rispetto al 2016, un traguardo che l’Italia ha già stato raggiunto nel 2022. Pensare e lavorare in modo circolare vuol dire affrontare la riduzione del packaging con obiettivi importanti: entro il 2025 il 100% del packaging della nostra marca propria sarà riciclabile, riutilizzabile o compostabile. Ma questo non basta: vogliamo anche attivare nuovi progetti e sviluppare servizi innovativi, tra cui il concetto del second hand, per noi di Carrefour Italia una novità. Per quanto riguarda l’impatto sul cambiamento climatico, siamo impegnati a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2040 come rete fisica, obiettivo che per l’eCommerce dovrà essere raggiunto nel 2030. Anche i nostri fornitori sono coinvolti in questo processo: infatti, intendiamo incentivare i primi 100 partner industriali a livello globale ad adottare politiche per limitare l’impatto climatico perseguendo entro il 2026 un contenimento del riscaldamento globale entro 1,5 °C.

E se qualche fornitore non raggiungesse questo obiettivo?
Quelli che non si impegneranno in questo commitment entro il 2026 verranno dereferenziati da tutto il gruppo Carrefour. Siamo consapevoli che si tratta di un impegno molto forte, ma la posta in gioco per il nostro pianeta è alta. Oggi siamo a poco meno del 30% dei fornitori già in questa traiettoria, ma confidiamo che riusciremo a raggiungere il nostro traguardo in collaborazione con le aziende. Ne siamo convinti.

Uno dei temi più spinosi riguarda il consumo energetico. Voi come affrontate questa situazione?
Adottare una chiara politica di sobrietà energetica significa lavorare su vari temi, a partire da una riduzione dei nostri consumi: pensiamo a un -20% entro il 2026, in parallelo all’adozione e alla produzione di energie rinnovabili. In questo senso, vogliamo utilizzare i parcheggi dei punti di vendita per la produzione di energia da fotovoltaico tramite l’installazione di pannelli solari, con l’obiettivo di installare, a livello globale, 4,5 milioni di metri quadri di pannelli solari entro il 2026. Un altro tema relativo all’impatto sull’ambiente sul quale stiamo lavorando riguarda la deforestazione, in particolare nella produzione di carne bovina: qui prevediamo di arrivare al 100% di carne bovina deforestation free entro il 2026, per la carne con private label Carrefour. Inoltre, in continuità con il nostro purpose di transizione alimentare per tutti, aumenteremo il sostegno all’agricoltura sostenibile, che, nelle nostre previsioni, toccherà nel 2026, a livello globale di gruppo, un fatturato di 8 miliardi di euro realizzato con prodotti sostenibili certificati, dalla nostra filiera, da agroecologia, da pesca e foreste sostenibili. Continueremo anche ad anticipare i nuovi trend di consumo, dal plant based allo sfuso, fino ai prodotti free from, eliminando sostanze e additivi controversi e incrementando i produttori ultra locali, che vogliamo raddoppiare, per frutta e verdura, lavorando sulla filiera corta. Aumenterà l’offerta bio, che già oggi costituisce una parte importante del nostro assortimento: in Italia, la nostra marca propria Bio Carrefour comprende 430 referenze, cui si aggiungono 1.700 marchi nazionali. Inoltre, stiamo sostenendo 440 produttori nel realizzare una conversione al bio.

Cresceranno le filiere blockchain?
Lavoreremo sempre più sulla tracciabilità, un tema più ampio rispetto alla blockchain, che continua a essere un obiettivo: stiamo per lanciare la tracciabilità blockchain anche nelle uova Filiera Qualità Carrefour. Ma la tracciabilità riguarda anche tutti i nostri prodotti di filiera con disciplinari e garanzie di qualità, legati alla sicurezza alimentare e al benessere animale.

Ha accennato a nuove iniziative sul second hand. Di cosa si tratta?
Abbiamo avviato in Francia una piattaforma per l’acquisto di prodotti non food di seconda mano, soprattutto elettronica e piccoli elettrodomestici per favorire l’economia circolare e un consumo più sostenibile. Un approccio coerente con quanto abbiamo fatto nel food con associazioni come Banco Alimentare e Too Good To Go, che abbiamo esteso a tutti i nostri negozi, anche quelli in franchising, recuperando in questi anni più di mezzo milione di Magic box.

Lei è un’esperta di persone. In questo caso, come si declina la Esg?
Sono tanti gli assi di lavoro che da parecchi anni portiamo avanti. Sicuramente un obiettivo per il futuro è diventare ancora più inclusivi di quello che già siamo. Quindi continueremo a promuovere le pari opportunità, in termini sia di rappresentanza della leadership femminile nella posizione di vertice aziendali sia di azzeramento del gender pay gap. Nel primo caso, confermiamo l’impegno di avere in Italia, entro il 2025, il 40% di donne in posizioni di executive; per quanto riguarda il secondo, è un obiettivo al quale ci stiamo avvicinando ogni anno un po’ di più, anche se in Carrefour Italia il gap è già molto ridotto. In termini di diversity equity & inclusion nei prossimi 3 anni vogliamo lavorare sulla diversità delle origini, come abbiamo fatto per la rappresentanza femminile, aumentando la rappresentazione delle minoranze nella nostra popolazione manageriale. Inoltre, a livello di Gruppo, nei prossimi 3 anni intendiamo aumentare del 50% il numero di persone portatrici di disabilità.

Come si comunica la sostenibilità ai franchisee?
Come Carrefour Italia, negli ultimi anni stiamo portando avanti un progetto di turnaround e rilancio, che prevede un cambiamento del nostro modello di business, con una transizione verso una posizione più importante del franchising. Dobbiamo lavorare a stretto contatto con i nostri franchisee, promuovendo la nostra cultura, coinvolgendoli nelle nostre iniziative e supportandoli con continuità nella tutela delle condizioni di lavoro e nelle relazioni sociali. Per questo, da inizio 2022 abbiamo siglato un accordo sindacale per dare un quadro di riferimento a tutta la transizione di punti di vendita da diretti in franchising e per i nuovi franchisee. Ci siamo presi l’impegno di garantire sempre l’applicazione dei contratti di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni sindacali più rappresentative, nella lotta verso il fenomeno, presente soprattutto in alcune aree del Sud, dei contratti pirata, che determinano condizioni retributive molto inferiori rispetto a quello che garantisce la contrattazione collettiva più rappresentativa. Ad oggi mi risulta che siamo gli unici player della gdo ad aver preso questo impegno, ma siamo contenti di averlo fatto.

E con il personale?
Un punto fondamentale che stiamo perseguendo, soprattutto dopo la crisi pandemica, riguarda la necessità di creare un ambiente di lavoro il più possibile sostenibile. Con questo intendiamo un ambiente di lavoro positivo, che abbia al centro il benessere dei collaboratori e che consenta a tutti di mantenere nel tempo la propria impiegabilità. Da qui l’importanza della formazione e dell’apprendimento continuo, un obiettivo che coinvolge tutti i nostri 13.000 collaboratori e anche i franchisee, attraverso piattaforme di smart learning accessibili a tutti. Stiamo lavorando molto sul tema delle nuove tecnologie, per tenere a bordo tutte le generazioni all’interno dell’azienda, in sede e nei negozi; per questo, abbiamo lanciato a giugno 2022 la Digital Retail Academy, un progetto di gruppo, in cui entro il 2024 formeremo su mindset, tecnologie digitali e dati tutti i nostri collaboratori. Quest’anno in Italia ne abbiamo già formati 4.500 e andremo a progredire nei prossimi due anni.

Destinati a diventare tutti ambassador?
Tutti no, non parliamo di un’evangelizzazione digitale generica, ma dell’acquisizione di competenze digitali specifiche per il proprio ruolo. Si tratta di un approccio che ci caratterizza da sempre e che prevede una formazione customizzata per le diverse popolazioni aziendali che abbiamo identificato nel nostro organigramma: gli executive, i business manager, gli esperti digitali, tutti i nostri collaboratori, compresi quelli che lavorano nei negozi. Così, il personale di negozio sarà formato per utilizzare tutti quei tool e app che consentono ai nostri collaboratori di lavorare sempre più con interfacce digitali, unendo l’esperienza online con quella fisica. Stiamo lavorando anche per una comunicazione interna molto più diretta ed inclusiva e, in questo caso, ci sono ambassador e influencer che svolgono un ruolo importante. Ne abbiamo già più di 1.200, che ci stanno aiutando ad animare il nostro social network interno su Workplace, che abbiamo appena lanciato. La nostra idea è quella di permettere a tutti i notri collaboratori di creare dei gruppi, fare community, scambiarsi best practise, sentendosi protagonisti.

Oltre la transizione alimentare, il nostro purpose dei prossimi anni è diventare parte integrante di un’economia circolare, che coinvolga tutto il nostro ecosistema, su alcuni temi, a partire dalla lotta al cambiamento climatico

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