Olio di oliva: l’aumento del prezzo costa ai consumatori europei 231 milioni di euro

graph-it-2Un recente studio condotto da IRI ha evidenziato un rincaro mediamente pari al 19.8% del prezzo dell’olio di oliva acquistato dai consumatori nei supermercati europei durante il 2015. Due le cause principali: l’epidemia degli ulivi che insiste sulla Puglia da ormai due anni e che sta causando il disseccamento di oltre un milione di piante, e la scarsità del raccolto in Spagna, principale produttore in Europa, iniziata già dal 2014 con impatti significativi sulla produzione.

“La produzione di olio di oliva è legata al meteo stagionale, ma l’epidemia che ha colpito gli ulivi in Italia è un fattore del tutto nuovo che ha impattato sull’intero mercato Europeo. Addirittura si sono verificati episodi di furti nelle coltivazioni spagnole in quanto dall’Italia è emersa l’esigenza di aumentare l’approvvigionamento di materia prima da Spagna e Grecia” – ha commentato Marco Raimondi, business insights director di IRI. "L'olio d'oliva, che è un prodotto di prima necessità nei paesi dell’Europa meridionale, sembra essere diventato un prodotto 'premium' per gli heavy user europei."graph-it-1

Produttori e distributori che commercializzano offerta a marchio, nel 2015 hanno applicato rincari sui prodotti per coprire gli incrementi della materia prima cui dovevano sopperire. Il risultato è stato che gli acquirenti hanno speso 231 milioni di euro in più per l’acquisto di olio di oliva, facendo così registrare un trend delle vendite a valore pari al +9.5% (per un totale di 2,7 milioni di Euro). L’aumento dei prezzi è stato più consistente in Spagna, +27%, in Italia, +21%, e in Grecia, +12,2%, paesi in cui l’olio è tra gli ingredienti fondamentali della cucina locale. Come c’era da aspettarsi, con i rincari che hanno registrato tassi maggiori verso la fine dello scorso anno, i consumatori hanno ridotto gli acquisti.

Le analisi di IRI indicano un calo delle vendite di olio di oliva in tutti i paesi ad eccezione dell’Italia, dove gli andamenti sono rimasti quasi piatti. Al contrario, in Grecia si registra un ”tonfo” pari al -18% ed in Spagna pari al -16,2% rispetto all’anno precedente. È interessante evidenziare, inoltre, che anche le altre tipologie di prodotto sono in calo nei paesi considerati nell’analisi IRI, cosa che sta ad indicare che gli shopper non fanno switch verso altre varianti di olio anche a fronte di prezzi cedenti (-0,9%). In tutti i paesi, ad eccezione della Gran Bretagna, il rialzo di prezzo delle marche del distributore è stato maggiore rispetto al totale categoria, fattore comune quando aumentano i costi delle materie prime. Tuttavia, il rincaro dei prezzi della marca commerciale ha avuto solo un lieve impatto sui consumi di olio di oliva (-0,5 punti rispetto all’anno precedente). Sono comunque significative le differenze da paese a paese. In Spagna, per esempio, dove la marca del distributore ha una tradizione molto forte, il rialzo dei prezzi dell’olio di oliva è stato molto simile tra marca industriale e private label (rispettivamente 26,6% e 28,6%). Al contempo la marca del distributore è cresciuta in termini di quote a volume di 3,1 punti, segnando un aumento delle vendite del 13.3% e raggiungendo i 529 milioni di euro. La Gran Bretagna evidenzia trend analoghi alla Spagna in termini di evoluzione delle quote a valore della marca commerciale, con un aumento di 5,3 punti rispetto al 2014 (da notare che si tratta della crescita più alta registrata nei sette paesi coinvolti nell’analisi). Tale fenomeno è stato causato probabilmente dal forte rialzo dei prezzi dell’olio di marca (+6,1%) mentre le marche commerciali hanno segnato una diminuzione del 1,8%. In Francia, invece, si è assistito al fenomeno opposto. Dal momento che l’industria di marca è impegnata in una “feroce guerra” giocata sui prezzi, il rincaro dell’olio di oliva ha impattato solo le marche dei distributori con il conseguente calo della quota a volume (-7,2 punti rispetto all’anno precedente). A causa del rialzo considerevole dei prezzi dell’olio di oliva di marca i consumatori in Gran Bretagna preferiscono acquistare i prodotti dei distributori che risultano più convenienti.

 

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