L'olivicoltura siciliana narrata attraverso la storia di una delle più importanti famiglie di produttori locali, Manfredi Barbera & figli

Terza regione italiana per superficie destinata a olivicoltura (20 milioni di piante su 185.000 ettari), la Sicilia produce 50.000 tonnellate di olio extra-vergine con un giro d’affari di oltre 220 milioni di euro alla produzione, che salgono a 500 milioni di euro sul versante del consumo finale. Il Consorzio della Filiera Olivicola (Co.Fi.Ol.), nato per iniziativa di Manfredi Barbera (amministratore unico di Manfredi Barbera & figli SpA, presidente di Co.Fi.Ol fino a cinque anni fa), raccoglie 6 stabilimenti di confezionamento di olio extra vergine di oliva a denominazione protetta (Monte Etna, Valle del Belice, Val di Mazara, Valli Trapanesi, Monti Iblei, Dop Valdemone), uno stabilimento di confezionamento delle olive dop Nocellara del Belice, una rete di 60 frantoi che negli ultimi tempi ha investito in tecnologia e sviluppo, oltre che nelle fonti di energia rinnovabili. Intorno a questa rete gravitano quindi oltre 10.000 piccoli coltivatori che conducono i propri uliveti di proprietà, un centinaio di aziende agricole e alcuni marchi storici ed emergenti dell’olio extra vergine d’oliva prodotto in Sicilia.

Olivicoltura, storia di terre, miti e famiglie di SiciliaManfredi Barbera è anche autore, con il giornalista Carlo Ottaviano, di questo libro (Olio Nostrum, storia di terre e di miti, di famiglia e di impresa, di Sicilia e di mondo - Agra, pagg.159), con splendido apparato iconografico (fotografie di Giò Martorana e Pucci Scafidi), che “canta” -ci sia permessa la licenza di uno zeugma- le immagini di ulivi secolari, le tradizioni e l’innovazione, il racconto e il viaggio nel mondo del food intrapreso 120 anni fa da due delle più prestigiose famiglie del Sud Italia, i Barbera e i Florio. Il libro è aperto da una breve ma densa prefazione di Oscar Farinetti: “Se mi chiedessero di individuare un prodotto, uno solo, che meglio rappresenta la meraviglia della biodiversità italiana, l’agricoltura e la cucina del nostro Paese non avrei dubbi a scegliere l’olio di oliva extra vergine” scrive Farinetti nella prefazione. E aggiunge: “L’olio italiano è il figlio più autorevole della mitica biodiversità della nostra penisola: 533 cultivar autoctone (la Spagna ne ha 70)”.

Manfredi Barbera, quarta generazione della famiglia di imprenditori olivicoli siciliani, è amministratore unico di Manfredi Barbera & figli SpA, il padre Lorenzo (terza generazione) lo vediamo in una delle foto del libro, sul set de Il Gattopardo di Luchino Visconti. Manfredi jr “prende” la parola alle pagine 130-149 non solo per rievocare frammenti e immagini di storia familiare, ma anche per fare un punto sulla situazione dell’olivicoltura e del mercato dell’olio soprattutto di pregio -del quale la Sicilia è punta di diamante- minacciata da una concorrenza estera sempre più agguerrita e -Manfredi Barbera ha l’onestà intellettuale di ammetterlo- sovente preparata. Manfredi non risparmia gli strali nei confronti del sindacalismo lato sensu, a partire dall’associazionismo produttivo, troppo autoreferenziale e poco orientato a valorizzare i coltivatori: "Certo, il nostro territorio difficilmente si presta all'adozione degli innovativi sistemi di produzione agricola. ma io la mia idea me la sono fatta. dobbiamo far diventare i nostri uliveti un patrimonio culturale prima che colturale! Non è una follia...proteggerli come proteggiamo i nostri beni culturali, i templi di Agrigento, il Barocco della Val di Noto, il Duomo di Monreale, la Cattedrale di Palermo. Noi non possiamo competere con l'olivicoltura moderna degli spagnoli, dei cileni, degli australiani. E non possiamo continuare a ignorare che anche loro fanno prodotti ormai eccellenti e a costi indecentemente inferiori" (pag.131).

A Palermo i Barbera arrivarono nel 1888. Sei anni più tardi fondarono insieme ai Florio la Società degli Oleifici Siciliani. Nel 1884 Lorenzo Barbera e il fratello Vincenzo trovano il partner ideale nella potente famiglia di origine calabrese, i Florio, appunto, arrivata in Sicilia, dopo il terremoto che nel 1783 aveva distrutto Bagnara Calabra. Nell’isola tra il XIX e il XX secolo i Florio legano il nome alle principali imprese economiche, sociali e politiche. Palermo fu una delle capitali della Belle époque. Vorrei fare un altro cherry-picking aneddotico riportando questo dettaglio che conferma il legame tra storia e attualità: il bisnonno di Manfredi, Lorenzo Barbera, era uno spadaccino nel senso anche atletico del termine e partecipò alle Olimpiadi di Parigi del 1900. A questi giochi batte uno schermitore francese, e tra il pubblico esultante c’è anche Umberto I Re d’Italia -poche settimane prima di essere ucciso a Monza- che scatta in piedi e abbraccia il campione siciliano, donandogli il suo personale orologio da taschino, un IWC Schaffhausen tempestato di brillanti e con inciso lo stemma sabaudo. Per dare un esempio degli stretti rapporti tra i Barbera e i Florio, uno dei figli di Lorenzo, Pino, sposa la cugina Maria, figlia dello scultore Mario Rutelli, rampollo della famiglia di costruttori più in vista di Palermo (hanno appena realizzato il Teatro Massimo). Opere di Mario Rutelli -che, detto per inciso, è il bisnonno dell’ex sindaco di Roma, Francesco -sono ammirate in tutto il mondo. La più celebre è la fontana delle Naiadi in piazza della Repubblica a Roma.

L'apertura al Mediterraneo

Il Consorzio (Co.Fi.Ol.) presieduto da Manfredi Barbera si è molto impegnato nella battaglia per la costituzione della Igp Sicilia dell'olio extra vergine di oliva: un marchio per l'olio di qualità prodotto nell'isola che lo rende unico, in grado di contrastare l'agropirateria, e incentivare le produzioni di qualità in terra siciliana. Ma a Manfredi i confini stanno un po' stretti. Nel 2003 la società amplia i suoi orizzonti a includere collaborazioni nella West Coast americana con una delle più importanti aziende di importazione di prodotti di qualità, Lettieri International & Co, che fa capo a un vulcanico italo-americano di radici calabresi, Frank Lettieri. Per farla breve, dopo un po' di rovello interiore ("chè no e sì nel capo mi tenciona" direbbe Dante) ovvero di tentennamenti amletico-produttivi del tipo "non farò mai una bottiglia che non contenga solo olio siciliano", Manfredi si apre al mondo mediterraneo e va alla ricerca anche di piccole cooperative in Estremadura e Andalusia, e frantoiani nel Peloponneso e Creta. Oggi l'offerta di Manfredi Barbera & figli si articola in 8 linee di prodotto, dalla Grand Gourmet alle Monovarietali, dai Certificati alla linea dei Mediterranei. L'olio siciliano rimane, of course, il cuore dell'assortimento.

 

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