Osservatorio Non Food … avanti, adagio

L'appuntamento con GS1 Italy e TradeLab sul mondo non alimentare delinea comparti che crescono, anche se con performance differenti. L'integrazione store e online è ormai un must che tutti i retailer devono affrontare (da Mark Up 251)

È il 14esimo anno che GS1 offre ai professionisti i risultati del proprio Osservatorio Non Food, presentato al Piccolo Teatro Grassi di Milano. “Quest’anno finalmente vediamo numeri più positivi e si rafforza la tendenza evidenziatasi nel 2014 -osserva Marco Cuppini,  research  and  communication  director di GS1 Italy-. Non siamo tornati ai livelli precrisi, ma vediamo la conferma di un cambiamento di direzione”. Il mercato non food nel suo complesso vale 149,4 miliardi di euro (dati Istat) e rappresenta il 14,8% del totale dei consumi delle famiglie italiane, includendo la voce servizi. Nel 2011 la percentuale era maggiore, 16,3%, ma nel 2015 i dati raccontano una  crescita,  in  valore  assoluto,  pari  all’1,6%,  trainante anche rispetto al grocery, che cresce dell’1,2%.

Razionalizzazione  e  crescita  della  rete
Se guardiamo ai numeri del commercio al dettaglio specializzato non alimentare e ai singoli comparti merceologici,  il  bilancio  è  ancora  negativo,  seppur  lievemente:  scendono  in  numerica  i  punti  di  vendita,  più  marcatamente  per  libri,  giornali  e  cartoleria,  e  per il tessile, con percentuali intorno al 2%, mentre, gli altri settori si attestano su valori inferiori o pari all’1%. La dinamica negativa, però, rallenta: lo scarto rispetto al 2014 è solo dello 0,8%, circa 4 mila store in meno. Per contro, si verifica un incremento di aperture  per  i  settori  dell’elettronica,  dell’informatica  e  della  telefonia.  “Il  rallentamento  ha  rallentato  spiega  con  un  gioco  di  parole  Cuppini-  nel  senso che vediamo una razionalizzazione complessiva. L’Italia è probabilmente il Paese al mondo con l’offerta commerciale più ampia, forse troppo ampia e nel 2015 si è raggiunta una dimensione più equilibrata”.

L'intero articolo su Mark Up n° 251

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