Paolo De Castro: in marcia verso i 50 mld di euro

Il traguardo può essere centrato per il 2020 se si favoriscono gli scambi con i Paesi extra Ue, che incidono oggi per il 30% (da Mark Up 245)

Un settore in controtendenza che cresce in fatturato e occupazione, forte del valore di una tradizione che nasce dalla qualità dei suoi prodotti ed è capace di reinventarsi per vincere le nuove sfide del mercato. È il settore agroalimentare italiano che nel 2013 ha registrato 33 miliardi di euro di esportazioni, con una crescita media annuale del 6,4% nel periodo 2010-2013, confermandosi, ancora una volta, uno dei settori traino dell’economia nazionale. Di fronte ai tagli alla spesa alimentare causati dalla crisi economica e al fisiologico calo dei consumi interni legato all’invecchiamento della popolazione, i mercati esteri rappresentano un’opportunità imprescindibile di crescita.
Il nostro made in Italy agroalimentare può contare su un riconoscimento di qualità e valore condiviso in tutto il mondo. I mercati internazionali costituiscono oggi la sfida principale per un settore che, proprio grazie a questi, continua a registrare numeri positivi in un periodo che, nonostante i primi segnali di ripresa, rimane economicamente difficile. Si è molto parlato del raggiungimento di 50 miliardi di euro di export nel 2020.

Un obiettivo realizzabile alla luce di un quadro economico mondiale più favorevole, di una elevata domanda di made in Italy e del deprezzamento dell’euro. Oltre a questi macro-fattori è però necessario lavorare in maniera orientata a una maggiore internazionalizzazione delle imprese e a una politica economica nazionale ed europea che favorisca in particolar modo gli scambi con i paesi extra Ue ai quali oggi l’Italia destina il 30% delle esportazioni. Lo scenario in cui il nostro Paese si muove la vede in diretta competizione con Francia e Spagna che vantano performance molto positive soprattutto fuori dai confini Ue. Un mercato in cui è importante orientarsi e sapersi destreggiare per coglierne appieno le opportunità con strumenti efficaci e in tempi brevi. Organizzazione e strutturazione delle imprese vocate al commercio estero sono due requisiti fondamentali per competere con la forza e l’incisività che i nostri diretti competitors detengono.

Solo con una base solida e con una presenza “di peso” possiamo, infatti, trasformare la qualità dei nostri prodotti in quel valore aggiunto capace di portare la crescita del made in Italy agroalimentare all’estero a un livello superiore. Sul versante della politica economica, è fondamentale che si proceda spediti al rafforzamento della presenza delle nostre eccellenze sui mercati stranieri e alla loro protezione.

A inizio novembre. con una delegazione del Parlamento europeo, ci siamo recati a Washington per approfondire alcuni punti del negoziato per l’accordo di libero scambio tra Ue e Usa (Ttip). Il settore agroalimentare e la tutela delle sue indicazioni geografiche sono stati i temi al centro dei diversi incontri con le istituzioni statunitensi, che hanno mostrato grande attenzione alle nostre richieste, soprattutto la necessità di introdurre un sistema di etichettatura in grado di contrastare l’italian sounding ed evitare fenomeni di misleading.

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