Parchi divertimento, richiesto lo stato di crisi per coronavirus

La sospensione delle attività in corso e la cancellazione delle gite scolastiche impatta gravemente su tutto il settore che nel 2019 ha attirato oltre 20 milioni di visitatori dall'Italia

I parchi a tema hanno chiesto lo stato di crisi, causa coronavirus. Lo ha dichiarato Giuseppe Ira, presidente dell’Associazione parchi permanenti italiani e del parco a tema Leolandia, a Capriate (Bg). "È indubbio che la sospensione delle attività in corso per i parchi già aperti, la proroga delle aperture per i parchi ancora chiusi e l’annullamento di tutte le gite scolastiche stanno già esercitando conseguenze gravi su tutto il comparto, specialmente in un periodo decisivo come quello primaverile che, con la Pasqua, rappresenta un terzo del fatturato dell’intera stagione. Per questo abbiamo già chiesto il riconoscimento dello stato di crisi per l’intero settore, a prescindere dalla localizzazione dei singoli parchi".

Giuseppe Ira

L’Associazione parchi permanenti italiani (Ppi), che raggruppa più di 230 parchi divertimento di carattere tematico, acquatico e faunistico, assicura sin da ora l’adozione di tutte le misure straordinarie necessarie per fronteggiare l’emergenza legata alla diffusione del coronavirus. In ottemperanza alle ordinanze emanate dalle Regioni coinvolte, le realtà interessate hanno già sospeso tutte le attività in corso, mentre l’Associazione è al lavoro per coordinare le azioni da intraprendere nei parchi la cui apertura, prevista nel corso delle prossime settimane, dovrà essere posticipata.

Il comparto rappresentato dall'associazione dei parchi divertimento italiani ha generato nel 2019 ricavi pari a 420 milioni di euro (stimati) per un totale di 20 milioni di visitatori provenienti dall’Italia e di 1,5 milioni di arrivi dall’estero. Il settore ha generato 1,1 milioni di pernottamenti in hotel, attirando turisti italiani ed esteri. Nel solo 2019 gli investimenti hanno superato i 100 milioni di euro. Considerando ristorazione, trasporti, merchandising e hotel, il volume d’affari complessivo dell’indotto ha superato, nel 2019, il miliardo di euro. Il comparto dà lavoro a 25.000 occupati diretti (10.000 fissi e 15.000 stagionali), ai quali si sommano 60.000 lavoratori dell’indotto.

In questi giorni le imprese erano alle prese con le selezioni di migliaia di dipendenti stagionali, attualmente sospese. "I piani di assunzione dovranno tenere conto della criticità di questo periodo e di una stagione 2020 che subirà un calo nei ricavi stimabile in decine di punti percentuali" puntualizza Giuseppe Ira.

"Condividiamo gli obiettivi dei provvedimenti intrapresi –prosegue Ira– ma appare evidente che non sono sostenibili per le imprese del nostro comparto. Abbiamo già sensibilizzato Giuseppe Conte, presidente del consiglio dei ministri, Stefano Patuanelli, ministro per lo sviluppo economico, e Dario Franceschini, ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. Il nostro scopo -aggiunge Ira- è di ottenere garanzie specifiche a tutela del business dei nostri associati e dell’intero settore: agevolazioni fiscali, cassa integrazione straordinaria, moratoria per pagamenti fiscali e bancari e misure volte ad agevolare i pagamenti dell’Iva".

"Ancora prima dell’emergenza coronavirus –conclude Maurizio Crisanti, segretario nazionale dell’Associazione parchi permanenti italiani– avevamo presentato le nostre istanze alle istituzioni per ottenere un sostegno concreto. Basti pensare che, per un retaggio del passato, a livello normativo siamo ancora equiparati ai circhi e agli spettacoli viaggianti: un settore con cui abbiamo sempre meno a che fare".

 

 

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