Il Consorzio Parmigiano Reggiano cresce nel 1° semestre 22, soprattutto nei mercati esteri: +12,6% negli Usa e + 14,7% in Spagna e in Francia (+8,3%)

Dopo un 2021 da record, con un giro d’affari al consumo pari a 2,7 miliardi di euro, il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha registrato nel primo semestre 2022, rispetto allo stesso periodo 2021, un incremento del 2,4% (68.461 tonnellate vs 66.884 tonnellate) delle vendite totali, e una crescita anche nei mercati internazionali (+1,6%, 29.215 tonnellate vs 28.751 nel 1° semestre 2021). Nel mercato italiano le vendite sono andate bene (+2%, 27.435 tonnellate vs 26.887), grazie alla ripresa della ristorazione e all'andamento più che positivo delle vendite dirette (+4%, 8.242 tonnellate vs 8.100). Le aziende del Consorzio Parmigiano Reggiano hanno quindi reagito bene alla pandemia, e poi alle incertezze della crisi geopolitica accesasi con l’invasione russa del 24 febbraio, al caro energia e alla riduzione del potere di acquisto delle famiglie in alcuni mercati.

La Spagna (+14,7% con 656 tonnellate vs 572 tonnellate del primo semestre 2021) è il promo paese per sviluppo, bene anche Stati Uniti, primo mercato estero per la Dop Parmigiano Reggiano (+12,6% con 7.170 tonnellate vs 6.366 tonnellate) e Francia (+8,3% con 6.033 tonnellate vs 5.570). Il mercato giapponese è cresciuto addirittura di quasi l'80% (+79,6%, 445 tonnellate vs 248) e anche l’Australia vola con quasi +58% di incremento (+57,9%, 290 tonnellate vs 184 tonnellate).

Superato il periodo della pandemia con un sostanziale premio dei consumatori, che ha dimostrato fedeltà al Parmigiano Reggiano per i valori che la Dop esprime, il 2022 mette a segno un ulteriore sviluppo con un primo semestre che segna un +2,4% di crescita a volume -commenta Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano-. Un risultato che stimolerà le nostre aziende ad affrontare il secondo semestre con energia, tenendo presente la situazione geopolitica internazionale instabile e le problematiche legate al caro energia e all’incremento dei costi delle materie prime che condizioneranno inevitabilmente anche il nostro comparto. Nel prossimo futuro punteremo molto sui mercati internazionali. Ci preoccupa la situazione economica italiana, e le difficoltà che dovranno affrontare le famiglie per l’aumento dei prezzi previsto nei prossimi mesi. Il nostro obiettivo è quello di garantire al consumatore un prezzo equo del nostro prodotto sul mercato, evitando fenomeni speculativi”.

Approvato il Piano di regolazione 2023-2025

Il Ministero delle politiche agricole ha appena approvato il Piano di regolazione dell’offerta del Parmigiano Reggiano Dop per il triennio 2023-2025 che entrerà in vigore il 1° gennaio 2023. È uno strumento previsto dal Regolamento (UE) n.261/2012 per definire le modalità di gestione dell’offerta di parmigiano reggiano e adeguarla alla domanda. Le novità più importanti sono due: consolidare, senza ulteriori aumenti, la produzione di fine 2021, prevedendo una riduzione delle riassegnazioni annuali (dal 10% allo 0,5%) e l’aumento degli importi di contribuzione aggiuntiva con importo unico da 18 a 25 €/quintale e importo grande splafonatore da 30 a 40 €/quintale; la seconda novità è la generazione e distribuzione di nuove quote latte parmigiano reggiano agevolate per circa 1,8 milioni di quintali (gratuite e a prezzi agevolati) finalizzate a ridurre il livello di splafonamento, e di conseguenza di contribuzione economica aggiuntiva, per gli allevatori che rispetteranno i criteri specifici di non aumento produttivo. La proposta introduce altri importanti novità e miglioramenti per sostenere politiche rivolte ai giovani e ai produttori di montagna, introdurre leve di flessibilità per gestire lo strumento in correlazione ai bisogni reali della domanda, e contrastare in modo più efficace eventuali crisi di mercato.

L'obiettivo del Piano -aggiunge Nicola Bertinelli- è assicurare un allineamento dell’offerta di parmigiano reggiano dop alla sua domanda di mercato, partendo dal consolidamento dei punti di riferimento produttivi al fine di garantire il valore aggiunto per le imprese della filiera, mantenere inalterati gli standard qualitativi del prodotto e garantire al consumatore un prezzo di mercato adeguato”.

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