Parmigiano Reggiano è l'alfiere del no al Nutri-Score che, se approvato, provocherebbe danni al mercato dei formaggi dop e igp, icone del made in Italy

Parmigiano Reggiano messo a rischio, insieme ad altri formaggi simbolo del made in Italy alimentare, dal Nutri-Score. Quindi non solo il parmigiano reggiano, tutti i formaggi dop portabandiera dell’Italia nel mondo finiscono nel mirino Nutri-Score: asiago, gorgonzola, grana padano, mozzarella di bufala campana e pecorino romano, solo per citarne alcuni, classificati perlopiù con il colore arancione e la lettera D (in una scala colorata, da verde scuro a rosso), e con delle lettere, da A a E, per indicare quanto un alimento sarebbe sano o da evitare.

Se il Nutri-Score venisse approvato dall’Ue, verrebbe stravolto un intero sistema economico-produttivo. Secondo il rapporto Ismea-Qualivita, i formaggi dop/igp sono un comparto strategico del made in Italy alimentare, con 55 prodotti caseari a denominazione e quasi 26.000 operatori, che generano un valore di 4,2 miliardi di euro alla produzione, pari al 57% del comparto Cibo dop/igp.

Parmigiano Reggiano è l’alfiere di questa battaglia da quando, a settembre 2020, il cda del Consorzio di tutela ha deliberato che il Nutri-Score non potesse comparire sull’etichetta del formaggio. "È importante che ci sia un’azione coordinata di tutti i Consorzi interessati volta a scongiurare l’entrata in vigore di un sistema dannoso per i consumatori e per le filiere dei prodotti d’eccellenza, italiani ed europei”, aggiunge Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio.

Con una campagna social che mette al centro piatti iconici italiani "senza", in cui il formaggio è ingrediente distintivo, Afidop (Associazione dei formaggi italiani dop) con i Consorzi di tutela dei formaggi a denominazione d’origine protetta motivano il loro No al Nutri-Score alla presenza delle istituzioni. Per Afidop, l’etichetta a semaforo, attribuendo un colore sfavorevole a prodotti come i formaggi, ne disincentiva il consumo e dà informazioni limitate e fuorvianti ai consumatori. Si consideri che il formaggio è uno degli alimenti immancabili nella dieta mediterranea (collocato nella parte mediana o alta della famosa Piramide), ritenuta la migliore al mondo nel 2022 dall’US News & World Report in una classifica di 40 stili di vita alternativi e dal 2010 Patrimonio immateriale dell'Umanità secondo Unesco.

Secondo un’indagine di Ipsos per l’Osservatorio Waste Watcher International, realizzata su un campione di 7 mila cittadini di Stati Uniti, Russia, Canada, Regno Unito, Germania, Spagna e Italia, per 3 consumatori su 4 le informazioni nutrizionali in etichetta possono influenzare significativamente le scelte nel carrello e 4 su 10 cambierebbero i consumi in ragione dei colori apposti sulle etichette.

Diciamo no al Nutri-Score e alle etichette basate su quantitativi di riferimento scollegati dalle abitudini di consumo nella dieta quotidiana  -dichiara Antonio Auricchio, presidente di Afidop- . Si tratta di strumenti fuorvianti che svalorizzano l’immagine delle dop e disincentivano il consumo dei nostri piatti banalizzando i valori nutritivi dei nostri prodotti. Sosteniamo e promuoviamo informazioni corrette e complete al consumatore per una alimentazione sana ed equilibrata e proprio per questo ci uniamo a quanti, in Italia e in Europa, ritengono il Nutri-Score un sistema ingannevole per il consumatore ed esortano il decisore pubblico a fare muro contro l’attuazione di questa proposta.

In linea con le posizioni Afidop anche il nutrizionista e gastroenterologo Luca Piretta: “La dieta è un comportamento complessivo che si tiene ogni giorno, tutti i giorni. Non è fatta solo di un cibo o di un colore verde che dà l’idea di poterne mangiare a volontà o di un colore rosso che fa apparire un determinato alimento come proibito. Sono l’educazione e la consapevolezza nutrizionale a fare la differenza. Etichette a semaforo, oppure con lettere apposte come un voto scolastico, basate su quantitativi di riferimento (100 grammi) scollegati dalla dieta e dalla porzione consigliata sono ingannevoli rispetto alla reale natura del prodotto singolo, e alle quantità effettivamente consumate. Ad esempio, la quantità di formaggio aggiunta a una ricetta può essere molto variabile a seconda del tipo di formaggio o della pietanza e quella di olio extravergine da 10 a 20 grammi. Per altri prodotti, come pizza o patate o frutta e verdura, la porzione è solitamente superiore a 100 grammi".

Netta anche la posizione di Riccardo Deserti, Presidente di OriGIn, l’organizzazione internazionale delle indicazioni geografiche: “I formaggi dop sono la spina dorsale dei prodotti di qualità dell’agroalimentare italiano, ma il futuro dell’intero settore è a rischio. Senza il mais e il girasole dell’Ucraina, il mercato globale delle materie prime per la zootecnia è andato in crisi, con ricadute su tutta la filiera lattiero casearia italiana. C’è poi lo spettro della contrazione dei consumi: oggi a renderlo ancora più evidente nel nostro settore sono le conseguenze dirette del conflitto, il caro-bollette e il petrolio. Ma domani potrebbe arrivare anche il Nutri-Score, un sistema di etichettatura nutrizionale fuorviante che va bloccato prima di allontanare ulteriormente il consumatore dai formaggi e da altri simboli della dieta mediterranea".

“I formaggi facevano parte della dieta dei nostri antenati e non dovrebbero mancare neanche in quella dei nostri figli -secondo Davide Oldani, chef stellato e ambasciatore della cucina italiana nel mondo-. Dietro ogni formaggio dop c’è un patrimonio enogastronomico fatto di tradizioni, persone, territori e clima unici al mondo per peculiarità. Penalizzando i formaggi certificati, il Nutri-Score mette a rischio ricette dove la presenza dell'ingrediente è caratteristica essenziale, sia a casa che al ristorante".

 

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