Parte lo stop alla plastica monouso: la direttiva recepita in Italia

Entra in vigore nel nostro Paese il nuovo decreto legislativo con alcune deroghe su plastica biodegradabile e compostabile che fanno discutere

Aggiornamento al 31 gennaio 2022

Mentre il comparto del packaging continua ad essere oggetto di importanti investimenti in ricerca e sviluppo, volti a coniugare sicurezza e sostenibilità, entra in vigore anche in Italia la direttiva europea 2019 sullo stop alla plastica monouso (Sup). Vietata dunque, fino a esaurimento scorte, la vendita di una serie di prodotti quali piatti e posate usa e getta di plastica, bastoni per palloncini, contenitori per bevande in plastica monouso, tappi, coperchi, cannucce, attrezzi da pesca contenenti plastica.

Nel nostro Paese, tuttavia, potranno rimanere in commercio piatti e posate al 100% di plastica biodegradabile, oltre che piatti e posate in plastica lavabile e riutilizzabile. Non solo. È riconosciuto anche un contributo sotto forma di credito d’imposta per le imprese che, nel triennio 2022/20224, acquistano e utilizzano prodotti riutilizzabili definiti dalla direttiva o realizzati in materiale biodegradabile o compostabile certificato secondo la normativa Uni EN 13432:2002.

Il dibattito. Un modo di recepire la direttiva europea, il cui spirito è favorire un'economia circolare e green mettendo fine al consumo usa e getta, che non ha mancato di suscitare critiche. Già nel 2021 un gruppo di Ong (Greenpeace, Ecos, ClienthEarth e Rethink Plastic Alliance) sottoposto un reclamo ufficiale alle autorità europee per segnalare un contrasto tra la legge italiana e i dettami comunitari. I responsabili di Greenpeace, in particolare, sottolineano le "incomprensibili esenzioni nei confronti di prodotti rivestiti in plastica e deroghe ingiustificate per gli articoli monouso in plastica compostabile". Deroghe che vedrebbero il mercato popolarsi anche di alternative di dubbia soluzione e impatto green, come plastiche riutilizzabili solo un numero limitato di volte, così come contenenti additivi che portano alla la frammentazione della materia plastica in micro-frammenti.

La posizione di Assobioplastiche

Assobioplastiche ha comunicato in apposita nota che "condivide l’obiettivo di riduzione dei prodotti monouso, indipendentemente dal materiale impiegato per la loro realizzazione.
L’Associazione ritiene tuttavia non eliminabile in modo assoluto i prodotti monouso e, del resto, la stessa SUP (che riguarda la plastica) non sembra perseguire tale obiettivo (art. 11, par. 2, dir. cit. in cui le alternative riutilizzabili a contatto con gli alimenti sono sì promosse, ma solo “ove possibile” e nel rispetto delle esigenze di salute, igiene e sicurezza alimentare). Assobioplastiche sostiene, quindi, l’utilizzo dei manufatti biodegradabili e compostabili recuperabili assieme agli alimenti con cui sono destinati a entrare in contatto, evitando ai cittadini e ai gestori di dover separare gli uni dagli altri in fase di raccolta e riciclo. L’Italia vanta un consolidato ed efficace sistema di trattamento dei materiali biodegradabili in grado di gestire questi flussi garantendone il recupero presso gli impianti dedicati alla frazione organica. Assobioplastiche sostiene i manufatti in bioplastica, così come quelli in carta accoppiata con la bioplastica, certificati compostabili EN 13432. Assobioplastiche auspica che il Governo italiano persegua questa strada nell’interlocuzione con la Commissione europea sul recepimento della direttiva SUP".

Al di là del fatto che l'Ue decida o meno di avviare l'iter per una procedura di infrazione, resta il fatto che, come spesso ricordiamo su queste pagine, la vera innovazione sostenibile deve guardare al lungo termine e saper superare anche gli eventuali limiti del legislatore. La storia del business insegna infatti che l'unico approccio vincente a livello competitivo è quello che sa leggere e inglobare con il giusto anticipo le tendenze destinate a diventare dominanti, addirittura educando il mercato laddove non maturo. La lotta alla cultura usa e getta si candida a buon diritto diventare una di queste tendenze.

Il decreto attuale, comunque, prevede per chi trasgredisce multe da 2.500 a 25mila euro, che possono arrivare fino a 50mila euro se il quantitativo di prodotti illeciti supera in valore il 10% del fatturato aziendale.

Nel frattempo, la cosiddetta Plastic Tax è rinviata al 2023.

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