Per le imprese italiane la Blockchain non è ancora un asset per il business

Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, solo il 3% delle pmi prevede un impatto nei prossimi 5 anni. Grandi opportunità per l’agroalimentare

La tecnologia blockchain, con il 5G, lo IoT e l’Ai, è considerata uno dei pillar che sosterrà il processo innovativo dei prossimi anni. Tuttavia, se l’interesse è altissimo, la penetrazione reale nel business è ancora limitato. I dati del Politecnico di Milano sono eloquenti. Partiamo dall’Italia: il 37% delle grandi aziende e il 20% delle pmi hanno conoscenza di quali applicazioni la Blockchain e distributed ledger consente, ma di queste solo il 12% delle grandi e il 3% delle medio-piccole prevedono un impatto sul proprio business da qui a cinque anni Se poi si considerano i progetti in corso, le percentuali diventano minuscole: meno del 2% delle grandi aziende e dell’1% delle piccole-medie ha in corso progetti in fase di realizzazione. Tra le motivazioni riscontrate dall’Osservatorio vi è in primo piano la scarsità di conoscenze e risorse assegnate. In Italia, su 75 grandi aziende che hanno maturato una seppur minima esperienza sul tema, il 52% ha una visione strategica e solo il 9% ha identificato persone e definito risorse economiche da assegnare per l’ambito blockchain.

Pur con numeri piccoli, l’Italia è comunque attiva in questo ambito: basti dire che rispetto ai progetti in essere in Europa, dopo il Regno Unito che ha 17 progetti attivi, si piazza il nostro Paese con 16 progetti. E il confronto con il resto del mondo non è così sproporzionato: gli Usa, in prima posizione, conta 53 progetti attivi, quindi in seconda posizione la Corea del Sud con 31 progetti e la Cina (terza) con 29 casi. In Italia il valore degli investimenti nel 2019 ha raggiunto i 30 milioni di euro con una crescita del 100% rispetto al 2018. La parte preponderante, se si misurano i settori, è quella della finanza e delle assicurazioni che raggiungono il 40% dei progetti. Tuttavia si riscontra un livello di attività rilevante anche nella supply chain e tracciabilità di prodotto che generano il 30% degli investimenti e la Pa.

La ricerca del Politecnico di Milano ha registrato nel 2019 una dinamica con questi numeri:

  • Progetti Blockchain e Distributed Ledger avviati nel mondo: 488 (1.045 quelli degli ultimi 4 anni);
  • Crescita rispetto al 2018: 56%
  • Progetti annunciati: 330
  • Progetti in fase implementativa: 158
  • Progetti in fase esecutiva: 47

Settori applicativi

  • Finanziario: 67
  • Pa: 25
  • Agroalimentare: 15
  • Logistica: 11
  • Pagamenti: 44
  • Gestione documentale: 42
  • Supply chain: 31

Benefici riscontrati

  • Condivisione di informazioni con partner e fornitori: 35%
  • Incremento della fiducia verso partner e fornitori: 26%
  • Incremento della fiducia parte dei clienti: 26%
  • Riduzione di frodi e manipolazione dati: 29%
  • Migliore riconciliazione di dati e pagamenti: 29%
  • Automazione dei processi: 26%
    (Percentuale calcolata su una base di 34 progetti in corso)

Tuttavia la blockchain ha diversi riscontri applicativi e tra questi la creazione di cripto valute. È il caso di Libra di Facebook che verrà rilasciata nel 2020 e Ton, Telegram Open Network attraverso la quale i 240 milioni di utenti della messaggistica potranno scambiarsi valuta. Un aspetto interessante è che ad entrambe le criptovalute potranno essere associati smart contract con l’utilizzo di token.

Anche il versante pubblico si sta muovendo in questa direzione attraverso l’Ebbi (European Blockchain Service Infrastructure), un’infrastruttura sviluppata da 28 Paesi UE. Attraverso di essa saranno erogate molteplici applicazioni. Tra queste:

  • Notarizzazione;
  • Gestione dei titoli di studio;
  • Creazione e controllo della identità in modo più flessibile, autonomo ed interoperabile. (Self Sovereign Identity);
  • Condivisione affidabile di dati.
Valeria Portale, Co-Direttore dell’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger Politecnico di Milano

Secondo Valeria Portale, Co-Direttore dell’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger “Nel 2019 le tecnologie Blockchain e Distributed Ledger si sono consolidate e oggi sono guardate con grande interesse da tutti: sviluppatori, startup, aziende, big tech, pubbliche amministrazioni, governi e istituzioni. Sono cresciuti molti progetti avviati negli anni precedenti, sono state migliorate le prestazioni delle piattaforme, sono in arrivo importanti innovazioni tecnologiche come la ‘Proof of Stake’ di Ethereum 2.0. Sono entrati nuovi attori come Facebook e Telegram, si sono mosse le istituzioni pubbliche, si veda il caso dell’European Blockchain Service Infrastructure. Ma sono ancora poche le applicazioni delle aziende in tutto il mondo, perché il mercato fino ad oggi si è concentrato sulla realizzazione di nuove piattaforme che richiedono mesi o anni per passare al progetto operativo, piuttosto che sullo sviluppo di applicazioni e progetti”.

Per Francesco Bruschi, Co-Direttore dell’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger “Per il pieno sviluppo delle tecnologie Blockchain e Distributed Ledger, in modo che possano davvero sbloccare l'Internet of Value nel prossimo futuro è necessario innanzitutto chiarire il contesto regolamentale, che attualmente è frammentato e non uniforme . Si osserverà lo sviluppo e il consolidamento delle piattaforme, anche razionalizzando quelle esistenti e migliorandone l’interoperabilità. Infine, bisogna creare nuove applicazioni, focalizzandosi su quelle in grado di creare benefici concreti e reali. Nel 2020 ci attendiamo un ulteriore sviluppo in particolare nell’ambito della ‘finanza decentralizzata’, con prodotti finanziari realizzati tramite protocolli sicuri e trasparenti senza intermediari, nella ‘Self Sovereign Identity’, che consente di dare singoli individui strumenti di controllo dell’identità digitale, e di nuovi sistemi monetari, per cui forse potremo assistere alle prime valute digitali emesse da banche centrali”.

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