“Gli agro-mafiosi sono ovunque dal campo allo scaffale, ma la legalità conviene”: Gian Carlo Caselli già procuratore della Repubblica e presidente del comitato scientifico della Fondazione Osservatorio Agromafie incanta la platea sul tema della “Legalità e Sostenibilità del Made in Italy” convegno organizzato recentemente a Roma in collaborazione con l’Oleificio Zucchi.
“La mafia distrugge il settore –spiega Caselli- rastrella le risorse europee e mira al monopolio del trasporto su gomma”. Un business illegale da 25 miliardi di euro l’anno, quello delle agro mafie, cui Caselli associa gli agro pirati che agiscono con condotte sistematiche in modo organizzato. “Alimentano gli scaffali con cibi al veleno, regalandoci un mondo senza etica, dove l’unico obiettivo è abbattere i costi, creare un prodotto mediocre, buono per riciclare il denaro e uccidere il Made in Italy”. Tra questi Caselli annovera anche le ditte italiane delocalizzate o i produttori che firmano brand con scritte italiane e bandiere tricolori scintillanti, manifeste immagini dell’Italia, come il Colosseo e la Torre di Pisa, su prodotti che di italiano hanno solo il packaging. “Si tratta di milioni di posti di lavoro persi ogni anno, la nostra economia ne esce massacrata, il made in Italy a pezzi”.
È stata l'occasione di fare il punto anche sulla contraffazione alimentare con un fatturato prevalente online piuttosto che nella distribuzione tradizionale, per la facilità estrema di raggiungere consumatori, per la smaterializzazione delle distanze, per l’offerta di anonimato. Le proposte che emergono sono quelle di una normativa migliore per il settore, e tutta l’industria spinge per ottenere “l’etichetta narrante” dall’origine alla trasformazione, in cui oltre che gli ingredienti vi siano tutte le proprietà comprese le organolettiche.
“I primi a muoversi per la sostenibilità sono stati i grandi gruppi alimentari” afferma Ettore Capri, direttore per l’Osservatorio per l’Agricoltura Sostenibile (OPERA): “oggi grazie a questo impegno di imprenditori pionieri un consumatore su 3 tiene conto dei parametri ambientali e della sostenibilità sociale nel preservare le tradizioni della nostra cultura”. Secondo Capri l’Italia può mettere in atto uno standard pubblico unico integrato del Made in Italy.
Per Maura Latini, direttore generale Coop Italia, le filiere sono un modo per cautelarsi sull’alimentazione. “Coop oggi sviluppa 3 miliardi di prodotti che entrano nelle case, su cui noi vegliamo fin dal cibo che alimenta gli animali, un lavoro che garantisce il consumatore, ma fa innalzare anche la qualità del lavoro del produttore, e del trasformatore”. “Grazie all’efficienza nei processi si riesce a remunerare tutti gli attori della filiera consegnando al consumatore un prodotto al prezzo giusto” ha concluso la direttrice.
Il Colonnello dei carabinieri Luigi Cortellessa è intervenuto, infine, ribadendo la necessità di normative sulla sostenibilità legale: “L’Italia è l’unico paese al mondo che ha un reparto di polizia militare dedicato alla protezione della terra e del cibo, i miei uomini solo nel primo quadrimestre 2019 hanno triplicato i risultati operativi dello scorso anno, quindi il nostro è un sistema sano, ma ha bisogno che si metta rapida mano alla protezione legislativa”. “L’illegalità toglie i fondi ai giovani, ai contadini, alle cooperative, soprattutto al Sud” “Occupiamoci di questo – ha concluso - abbiamo la migliore tradizione enogastronomica al mondo, tuteliamola”.