Philips e il business italiano del dopo-Davos

096_MARKUP05_2016_Philips_int

Avrà un impatto anche sul mercato italiano la nuova rivoluzione industriale. Philips la tratteggia così, ridisegnando il proprio modello di business in un’ottica di economia circolare: dalla definizione di un sistema sanitario unano-centrico alla crescita sostenibile. Rivedendo le strategie per conciliare la propria presenza nel mondo medicale con quella nel segmento consumer. Sono questi i temi affrontati nell’intervista da Stefano Folli, presidente e amministratore delegato Philips Italia, Israele e Grecia.

Stefano Folli presidente e amministratore delegato di Philips Italia-Israele-Grecia
Stefano Folli presidente e amministratore delegato di Philips Italia-Israele-Grecia

Partiamo dai tre capisaldi della nuova rivoluzione industriale illustrati da Philips al forum di Davos. Che effetto avranno nel nostro paese?
Direi che il primo punto, un nuovo sistema healthcare umano-centrico e portatore di valore per le persone, è quello che, probabilmente, avrà maggiore peso qui da noi. Mi spiego meglio: siamo la prima nazione, dopo il Giappone, per anzianità della popolazione. Proprio l’invecchiamento demografico e l’incidenza delle malattie croniche, stimolano la necessità di soluzioni che mettano i pazienti nelle condizioni di compartecipare alle proprie cure, migliorando la qualità della vita e riducendo le ospedalizzazioni. Si tratta di un trend molto attuale, dato che le persone cercano di avere un ruolo più attivo nella propria terapia. Un trend destinato a crescere: si calcola che nel 2020 gli ultra-ottantenni supereranno i 4,5 milioni (il 7% della popolazione), per toccare gli 8 milioni nel 2050 (il 13% della popolazione). Parallelamente, la digitalizzazione può svolgere un ruolo fondamentale in questa trasformazione, in quanto principale fattore abilitante. Il processo di digitalizzazione della sanità italiana, del resto, è già partito: il 72% delle aziende sanitarie italiane ha investito in servizi digitali al cittadino (quasi 3 aziende sanitarie su 4) con focus sulle soluzioni di mobile health e telemedicina.

E Philips che ruolo gioca in questo ambito?
Abbiamo senz’altro una parte da protagonisti nel comparto della telemedicina, segmento che favorisce il cosiddetto empowerment del paziente nella gestione delle malattie croniche e facilita, contemporaneamente, le cure domiciliari. In Italia la sfida della telemedicina può concretizzarsi a breve, nei prossimi 3 anni. In questo senso, abbiamo già lanciato un progetto pilota, adattando alcuni modelli di telehealth sperimentati in altre parti del mondo. Penso, per esempio, al progetto di telemedicina realizzato in Olanda su oltre 100 pazienti con scompensi cardiaci. Attraverso il tele monitoraggio e un sistema comprendente messaggi motivazionali, video educativi e questionari di valutazione si è riusciti ad ottenere una riduzione del 76% delle ammissioni ospedaliere. Questo tipo di operazioni impattano positivamente in termini sia di qualità della vita delle persone, sia di risparmio per il sistema sanitario, dato che una degenza ospedaliera ha costi molto più elevati rispetto alla gestione in telemedicina. E ciò è vero soprattutto in Italia, dove si sente la necessità di equilibrio nella sostenibilità dei costi della salute pubblica.

L’attenzione alla sostenibilità è un altro caposaldo Philips ...
Il tema per noi è centrale. Oggi è necessario pensare a un sistema economico basato sui principi della green e della circular economy. L’economia circolare, in particolare, incoraggia le imprese ad utilizzare l’innovazione e quindi la tecnologia per creare prodotti e sistemi in cui i materiali vengono riutilizzati, riciclati o rigenerati. Un sistema che dà benefici a più livelli: all’ambiente, al consumatore, e alle imprese stesse, perché così possono anche risparmiare. Collegato al concetto della circular economy c’è il passaggio dall’ownership, cioè la proprietà dei prodotti, al cosiddetto pay-per-use, una soluzione che consente al consumatore di pagare per il solo utilizzo del prodotto, e non per il suo possesso. Il principio della circular economy e del pay-per-use lo abbiamo implementato anche in Italia. Per esempio abbiamo attivato il meccanismo della circolarità nel business medicale attraverso il recupero e la rigenerazione di apparecchiature a raggi x, la medicina nucleare e la risonanza magnetica, che ritornano sul mercato con un processo di manutenzione e garanzia, oltre a formule di “leasing”.

Il vostro impegno nell’health care è meno noto al grande pubblico, che vi identifica soprattutto come brand dell’elettronica di consumo. È possibile conciliare queste due anime?
Proprio la tendenza della clientela ad avere un ruolo più da protagonista nella propria guarigione ci consente di far convergere il mondo della cura professionale con quello dei consumatori. Che certamente ci conoscono soprattutto come brand di consumer electronics. Non a caso la sfida, per noi, è proprio quella di dare visibilità alla nostra posizione di leader nell’health technology. Un obiettivo che intendiamo raggiungere dando rilievo a quella che è la vera distintività di Philips: la capacità di creare valore portando benessere alle persone in ogni momento della vita e in ogni luogo, in una pluralità di tempo e di spazio che definiamo “continuum of care”. Stiamo parlando di una continuità di cura che prevede da un supporto alla gestione di una vita sana alla prevenzione, dalla diagnosi precoce alla terapia, fino alle cure domiciliari.

L’attività nell’ambito della sanità vi colloca fra i fornitori della pubblica amministrazione. Siete un partner di Stato? Va letta in questo senso la vostra presenza a Davos?
Philips, di fatto, è già un player di grande importanza nell’area medicale, anzi oggi questo è il nostro business principale. Un business che comporta anche una responsabilità nel contribuire al miglioramento del sistema sanitario nazionale proponendo soluzioni innovative, dal lato sia della tecnologia sia dei modelli di business. Le due cose si accompagnano, perché non è solo la tecnologia in sé a evolvere, ma lo è anche il modello di business. Vanno superati cioè i vecchi concetti di ottimizzazione dei costi, trovando delle efficienze nel processo complessivo, dando beneficio ai pazienti ma anche a chi gestisce la sanità. In tutto questo, una piattaforma come quella di Davos è per noi particolarmente importante, perché è un occasione per incontrare velocemente e in modo efficace gli influenzatori o i decision maker di primo piano della politica e dell’economia mondiale.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome