Piano C: il lavoro incontra le donne

Una giovane realtà milanese punta a mettere in azione il valore capace di esprimere il mondo femminile (da Mark Up n. 276)

Lavoro o famiglia? Troppo spesso questa è la domanda che quasi esclusivamente le donne si pongono per capire come conciliare due aspetti della vita che non dovrebbero essere antagonisti. Eppure meno del 50% delle donne in Italia lavora, il 27% abbandona l’impiego alla nascita del primo figlio e quelle che lavorano hanno per la maggior parte lavori discontinui o part-time, nonché pagate meno dei loro colleghi uomini. Il tema riguarda tutte. Infatti le donne manager in azienda oggi sono al 22% e sono pagate il 3% in meno degli uomini. Un divario da colmare che potrebbe portare grandi benefici anche alle aziende e al Paese. Secondo uno studio Mckinsey-Cerved la parità nel mondo del lavoro porterebbe a un aumento dell’1% del Pil procapite. In questo scenario è necessario intervenire a diversi livelli, immaginando anche nuove soluzioni, come Piano C. Una giovane realtà milanese, premiata a fine 2018 alla Camera dei Deputati con il premio Angi - Associazione Nazionale Giovani Innovatori - nella sezione formazione & hr. Sofia Borri, direttrice generale, ci racconta cosa e come fanno innovazione per le donne e il lavoro.

Piano C, ovvero la “terza porta”, cosa fate?

Ci rivolgiamo principalmente a donne escluse dal mondo del lavoro: stimoliamo il loro talento invitandole a spingere la loro forza generativa oltre le mura domestiche, trasferendola, con il lavoro, nella sfera sociale. Nella persona spesso c’è già (quasi) tutto quello che serve, ma è necessario portarlo a consapevolezza e metterlo in azione. Vogliamo dimostrare che felicità e produttività non sono un gioco a somma zero.

Sviluppiamo progetti di empowerment professionale sia di gruppo (gratuiti) sia individuali (a pagamento), abbiamo uno spazio di coworking con servizi di conciliazione, lavoriamo con le aziende su nuovi modelli di organizzazione del lavoro.

Il mercato del lavoro è pronto?

Le aziende lo sono molto meno di quanto l’evoluzione del mercato richiederebbe. Ora hanno bisogno di professionalità dinamiche, in grado di interpretare i cambiamenti, di guardare oltre la propria scrivania. In questo il talento femminile può fare la differenza. È importante che le aziende trovino il modo per valorizzarlo come investimento sulla propria competitività.

Quali sono le maggiori criticità?

Le donne spesso si sentono sole e invisibili nell’affrontare la sfida del lavoro: non sanno da dove cominciare, con chi interfacciarsi, come proporsi. Poi c’è il condizionamento culturale, che si somma a un’organizzazione del lavoro anacronistica e che finisce per espellerle.

Chi vi sostiene?

Con le aziende costruiamo csr & csv partnership, supportiamo il talento femminile sia attraverso campagne di sensibilizzazione che con programmi di reinserimento professionale. Le aziende migliorano così brand reputation e brand positioning.

Ci piace costruire con le aziende delle partnership a 360 gradi, superando la semplice logica charity, ma costruendo campagne di comunicazioni congiunte, raccontando insieme in modo innovativo e contemporaneo il valore del talento femminile. Dobbiamo superare l’idea della donna come “panda” da preservare in una riserva, per guardarla come forza e valore da portare alla luce e riattivare. I finanziamenti per i percorsi gratuiti arrivano anche da fondazioni ed enti pubblici, che spesso ci permettono di sperimentare con target diversi.

Tra questi ultimi ci sono ad esempio le donne straniere, spesso portatrici di un grande potenziale doppiamente invisibile, oppure con gli uomini creando percorsi misti, perché la diversità è un valore.

Quali sono i vostri prossimi obiettivi?

Abbiamo iniziato a portare dentro l’azienda progetti di talent development: con il nostro metodo innovativo per la riprogettazione professionale e percorsi di formazione vogliamo supportare le donne con la voglia di crescere professionalmente a sviluppare il proprio talento, promuovendone la centralità come valore potenziale di ogni persona e l’abilitazione delle competenze personali-professionali in un’ottica di valorizzazione della diversity.

Inoltre vogliamo portare un approccio innovativo al tema del work-life balance offrendo alle aziende consulenze per sviluppare servizi di smart working, soluzioni di conciliazione vita-lavoro e servizi salvatempo, e per migliorare la gestione di maternità e lunghe assenze: come cambiano madri e padri al lavoro, come trovare una sinergia vincente tra vita e lavoro, come sviluppare nuove competenze a cavallo tra vita e lavoro.

Infine nel corso del 2018 abbiamo girato alcune città italiane, incontrando tantissime donne desiderose di rimettersi in gioco professionalmente e di fare la differenza nel mondo del lavoro: nel 2019 vogliamo costruire partnership nazionale per portare il work design a quante più donne possibile.

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