Piccoli imprenditori innovativi crescono. Cosa facciamo per loro?

Sul fronte delle start up innovative l’Italia segnala ritardi ancora consistenti. Il ruolo dell’Università nel ripensare il sistema dei servizi alle imprese e nel rilanciare la formazione imprenditoriale.

"Think Small First" è il messaggio che giunge da Bruxelles. Ce lo ripetiamo nei convegni. Ce lo dicono gli imprenditori più esposti sulla frontiera del mercato. Sono le piccole imprese innovative, che hanno nel proprio DNA innovazione di prodotto e nuovi modelli di business, quelle che possono rimettere in moto la macchina della crescita e dare speranza di nuova occupazione. Ma le piccole imprese italiane riusciranno a cogliere questa sfida?
Oggi vedo crescere nel nostro paese una forte spinta dal basso di nuova imprenditoria. C'è un fronte visibile di questa spinta: aumentano gli spazi di incubazione per le start up, proliferano i premi per l'innovazione, si accresce l'impegno delle associazioni di categoria. Ma c'è anche un fronte più sotterraneo e non meno importante: vedo sempre più studenti che vengono nel mio ufficio per discutere dei loro progetti di impresa, magari inizialmente con il dubbio di avere sbagliato interlocutore, ma che poi prendono coraggio, ritornano e mi chiedono di fare la tesi di laurea su questi progetti. A volte sono idee strampalate e un poco eroiche. Altre volte le idee sono davvero buone, per quanto acerbe. Ciò che osservo è che questi ragazzi cercano di imparare con una tensione mai vista prima.
Anche sul fronte delle piccole imprese innovative, però, il nostro paese sembra procedere con ritardo rispetto ad altri paesi europei o altre realtà di eccellenza . Cosa manca allora all'Italia per agganciare pienamente questo treno di sviluppo? Due temi mi sembrano decisivi. Ripensare il sistema dei servizi alle imprese e rilanciare la formazione imprenditoriale nelle università.
Di offerta di servizi ce n'è tanta, pubblica e privata, ma la soddisfazione delle imprese resta drammaticamente bassa . Non c'è da stupirsi. Gli strumenti di consulenza e di supporto informativo sono in larga parte quelli del passato, molto standardizzati, mentre le richieste delle piccole imprese innovative diventano sempre più eterogenee. Nelle start up tecnologiche spesso l'imprenditore ha una formazione solo scientifica alle spalle e si trova ad affrontare problemi che, se gestiti da solo, diventano complessi: come analizzare i mercati, quali canali distributivi usare, come predisporre un business plan, e così via. Quando poi operano su mercati lontani le criticità esplodono e l'assenza di un sostegno esterno può risultare decisivo per perdere opportunità di crescita irripetibili. In questi casi, il modello di servizio funziona solo quando il consulente riesce davvero ad "entrare" nell'impresa, costruire in prima persona gli ingranaggi di gestione, interagire in modo profondo con l'imprenditore. Condizioni non facili da verificarsi. Le start up raramente hanno budget adeguati per acquisire questi servizi a prezzo di mercato, né l'operatore pubblico può colmare tutto il vuoto d'offerta.
L'altro tema critico riguarda la formazione universitaria. I programmi dei corsi di management hanno finora privilegiato la formazione di executive più che stimolato l'emergere di mindset innovativi tra i giovani. L'università, però, può fare più di qualcosa per lo sviluppo delle piccole imprese innovative, integrando così il sistema dei servizi. Con gli stage, può favorire l'inserimento di laureandi e neolaureati nelle nuove imprese. Con azioni attive di accompagnamento sul mercato del lavoro, può favorire la formazione di team eterogenei nelle start up innovative, mettendo in precoce contatto le competenze tecniche di chi vuole valorizzare un'idea tecnologica con le competenze di management di chi esce dai corsi di laurea. Attraverso azioni di mentorship, può integrare in modo selettivo l'intervento di business angel e temporary manager nelle nuove imprese. Con un modo nuovo di interpretare la "terza missione" degli atenei, nonostante i tempi grami, l'università può ancora fare tanto .

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