Nel pomodoro da industria, Cia auspica una quotazione giusta per chiudere l’accordo sul prezzo per il Centro-Sud; come ha già fatto al Centro-Nord

Colmare i ritardi e chiudere con una quotazione giusta l’accordo sul prezzo del pomodoro da industria del Centro-Sud. Lo chiede Cia-Agricoltori Italiani, sulla scia di quanto già fatto al Centro-Nord, che ha raggiunto l’intesa a 150 euro a tonnellata, dopo una negoziazione difficile, ma dall’esito soddisfacente.

È importante che al Centro-Sud la trattativa prosegua serrata e si raggiunga un prezzo di riferimento utile a disciplinare le relazioni e a stabilizzare il comparto -sottolinea Cristiano Fini, presidente nazionale di Cia-. Purtroppo, anche quest’anno, si discute di aspetti contrattuali importanti a trapianti ormai fatti, ma confidiamo in un accordo responsabile che riconosca l’impegno della parte agricola in una campagna già difficilissima e che lo faccia in maniera equa, considerando l’aumento a valore sul dettaglio di tutte le referenze del comparto”.

Nonostante l’Italia resti il terzo produttore mondiale di pomodoro fresco destinato alle conserve, con circa 5,5 milioni di tonnellate prodotte e trasformate nel 2022 (il 15% della produzione mondiale e il 56% di quella europea), negli ultimi anni comincia a perdere terreno. Già nel 2022 la superficie complessiva nazionale investita a pomodoro da industria è diminuita sia rispetto al 2021 (-8,4%) sia nel confronto con il dato medio del triennio 2019-2021 (-2,9%), per motivi riconducibili alla scarsa disponibilità di acqua per irrigare e all’aumento generalizzato dei costi di produzione.

Anche nel 2023 in calo le superfici coltivate,

Cia si attende un altro calo delle superfici anche nel 2023, legato al perdurare di costi molto alti e all’andamento climatico particolarmente ostile. È dunque fondamentale per Cia arrivare a un buon accordo sul prezzo per gli agricoltori: “continuiamo a credere per il futuro -aggiunge Fini- che la programmazione anticipata di superfici e quantità sia indispensabile per un salto di qualità dei rapporti”.

Cia ritiene necessario un confronto stabile con l’industria, rilanciando il ruolo dell’interprofessione, che è il luogo della filiera e delle regole necessarie a garantire un futuro al comparto. Serve un impegno in chiave collettiva per affrontare le sfide agricole come i cambiamenti climatici e la riduzione degli strumenti di difesa fitosanitaria, i costi crescenti e la difficoltà di reperire i lavoratori. Bisogna aumentare competitività e sostenibilità del settore nella sua interezza, invertendo alcune tendenze negative, come il calo delle vendite di prodotti tradizionali come il pelato (-12,5% degli acquisti 2021/22 sulla media delle due stagioni precedenti) con progetti di promozione condivisi.

Per Cia occorre, dunque, continuare a lavorare per potenziare l'Organizzazione interprofessionale superando le logiche di contrapposizione o di isolamento, e non è più rinviabile il coinvolgimento della distribuzione moderna.

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