Pomodoro, il tempo non gioca a favore dei trasformatori

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Il caro-energia fa impennare i costi delle aziende che trasformano il pomodoro. Laviola (Pia): “Situazione non sostenibile a lungo”

Per il momento il sistema pomodoro a monte regge, ma a fronte di tensioni crescenti che difficilmente saranno sostenibili nel medio periodo se non sarà possibile scaricare a valle l’aumento dei costi. È la situazione che si trova a vivere l’industria del pomodoro a fronte del caro-energia, come racconta Gianmarco Laviola, amministratore delegato di Princes Industrie Alimentari (Pia), società che gestisce a Foggia il più grande stabilimento in Europa per la lavorazione della materia prima, con una capacità produttiva di oltre 300mila tonnellate di pomodoro fresco all’anno.

Conferma difficile

Di certo c’è che difficilmente nell’anno in corso verranno confermati i dati del 2021, che per l’Italia si è chiuso con una produzione di poco superiore a 6 milioni di tonnellate di prodotto trasformato, in crescita del 17% rispetto al 2020 (grazie all’aumento della superficie investita e al miglioramento della resa media), nonché pari al 16% della produzione mondiale e al 52% di quella europea. Numeri che pongono il nostro Paese al secondo posto a livello mondiale dopo gli Stati Uniti e prima della Cina.

Tuttavia il nuovo anno si è aperto con la crisi climatica, che è andata via via aggravandosi

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Gianmarco Laviola, amministratore delegato di Princes Industrie Alimentari

Secondo recenti stime di Coldiretti le alte temperature e la carenza idrica comporteranno una riduzione dell’11% del raccolto di pomodoro. Poi è arrivata l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, che ha diffuso un clima di sfiducia generalizzata a livello globale e accentuato ulteriormente il caro materie prime che si era affacciato sin dai primi segnali di ripresa post-pandemica.

Sfide senza precedenti

“Il 2022 è un anno particolare, caratterizzato da criticità su diversi piani e da sfide senza precedenti dovute dall’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia-, racconta Laviola. A questo si è aggiunta una riduzione di circa il 20% degli ettari disponibili per le coltivazioni di pomodoro. Complessità che influenzano i costi di produzione che, quest’anno, nonostante gli acquisti anticipati di materiali e componenti, registrano per noi una crescita nell’ordine del 40%”. Una testimonianza indicativa, considerato che Princes Industrie Alimentari è un colosso del settore, con oltre 1.200 lavoratori durante la produzione stagionale e più di 500 impiegati tutto l’anno, che ha chiuso il 2021 con un fatturato di 1,6 miliardi di sterline (circa 1,8 miliardi di euro ai valori attuali). Costituita nel 2012, Pia fa parte del gruppo Princes, che ha sede a Liverpool ed è di proprietà del colosso nipponico Mitsubishi Corporation.

Lo scenario attuale, ci tiene a precisare il manager, non mette in discussione il modello di business aziendale, orientato a realizzare “una filiera italiana del pomodoro etica e sostenibile a livello economico, ambientale e sociale. In questa direzione – aggiunge - siamo impegnati da tempo a generare consapevolezza diffusa in ogni attore della filiera stessa nella convinzione che ogni membro può contribuire a promuovere un futuro sostenibile per l’intero settore e a lavorare per implementare soluzioni di Agricoltura 4.0 che pongono la Capitanata all’avanguardia nel mondo”.

Tornando all’impatto del caro energia, Laviola parte dalla considerazione che si tratta di una filiera molto complessa.

Occorre considerare diverse voci su cui i rincari hanno un impatto. “Ad oggi rileviamo un incremento del 170% del costo dei fertilizzanti, un +30% per i materiali destinati al packaging e per il vetro, un +15% per il tetrapak e un’impennata di oltre il 60% per le confezioni in latta”.
Fin qui i numeri sui materiali, ma occorre poi considerare l’incidenza del costo dell'energia elettrica (aumentata del 300% rispetto all'anno scorso) e del gas (cresciuto di oltre dieci volte) sul funzionamento dell’azienda, che opera in un settore energivoro. Basti pensare che, se solo due anni fa il costo dell’energia era pari al 4% del fatturato, quest’anno è atteso intorno al 20%. “Questo nonostante tutta una serie di investimenti ed iniziative che hanno portato, per la nostra azienda, i consumi di energia elettrica e di gas, rispettivamente, del 31% e del 9%”, sottolinea.

Sul fronte della produzione, l’azienda non registra una riduzione dei volumi di lavorazione, anche perché la domanda è in crescita e questo consente di salvaguardare anche la forza-lavoro.

Anche se restiamo in uno scenario in cui si naviga a vista e ogni settimana in più con il caro-energia rende più fragili le difese degli operatori di settore, in particolare quelli di ridotte dimensioni che hanno spalle meno robuste per affrontare i marosi del mercato. “Prevediamo fortissimi contraccolpi al comparto qualora i costi incrementati della filiera non venissero assorbiti dai prezzi di cessione o coperti da iniziative governative”, sottolinea Laviola. Intanto Pia già dallo scorso anno ha implementato un programma di efficientamento energetico, articolato in più fasi, che ha incluso come primo step l’installazione di un sistema di cogenerazione per fornire elettricità utile alla lavorazione del prodotto. L’impianto permette di ridurre il fabbisogno energetico e contestualmente diminuire le emissioni di CO2, attraverso l’azzeramento della dispersione energetica tipica di una rete diffusa. In direzione della sostenibilità vanno anche i progetti volti al riciclo degli scarti di produzione: infatti destina bucce, semi di pomodoro, di sterpaglie e legumi non idonei alla trasformazione in elementi idonei per la produzione di biogas e per la zootecnia. Soluzioni che, avverte il timoniere dell’azienda, non sono comunque sufficienti ad affrontare l’eccezionalità del momento.

Intervento anche retroattivo

Da qui l’appello alle istituzioni per “un intervento immediato e retroattivo destinato a tutte le aziende che consumano grandi quantità di energia in un periodo limitato di tempo, come quella della campagna del pomodoro, che ormai volge al termine. Sarebbe poi auspicabile la definizione di un tetto massimo al costo del gas, per evitare o limitare fenomeni speculativi in questo ambito”. Infine propone l’adozione di una misura simile al Superbonus 110% creato per l’edilizia, declinandola in favore di chi installa impianti fotovoltaici “in aziende di settori come il nostro”.

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