Pratiche sleali UE: una proposta da rivedere

Gli opinionisti di Mark Up (da Mark Up n. 272)

La Commissione Europea ha affrontato il tema delle pratiche commerciali sleali nella filiera alimentare formulando una proposta di Direttiva finalizzata alla tutela delle piccole e medie imprese, in particolare di quelle agricole, la parte che appare più debole.Condividiamo l’impostazione generale della Commissione, ma valutiamo indispensabile che, su alcuni aspetti, sia resa coerente con quanto già previsto nell’ordinamento italiano. In particolare riteniamo occorra salvaguardare prassi operative già utilizzate da tempo dalle imprese in Italia e che creano efficienza nei rapporti commerciali. Ci riferiamo alla pratica, di fare decorrere i termini di pagamento dalla fine del mese di ricevimento della fattura, per evitare pagamenti giornalieri e ridurre i costi amministrativi e bancari. Necessario anche mantenere limitate alle pmi agricole le tutele previste nel provvedimento, evitando di allargare il campo di applicazione a tutti i fornitori, di qualsiasi dimensione. In questo caso, infatti, si darebbe una condizione di vantaggio alle grandi imprese della fornitura (molte delle quali sono multinazionali del largo consumo), poichè la norma europea, per come è scritta, agirebbe solo sulle pratiche commerciali a danno dei fornitori, senza considerare anche quelle che tali grandi imprese produttive potrebbero praticare, spesso da posizione dominante, verso piccoli, medi e grandi acquirenti retailer. Se si volesse procedere all’allargamento dell’ambito di applicazione sarebbe necessario, come già accade in Italia con l’art. 62, che ci fosse una tutela per tutte le imprese operanti nella filiera nei diversi settori (agricoltura, produzione, distribuzione).

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