Priorità alle riforme per evitare brutte sorprese

Gli opinionisti di Mark Up (da Mark Up n. 263)

Fervono i lavori sulla Legge di Bilancio, l’impegno più importante del Governo in questi ultimi scampoli di legislatura. Un appuntamento che si inserisce in un contesto economico che si sta configurando migliore di quanto prevedibile solo qualche mese fa. Previsioni ottimistiche che non dovrebbero essere smentite, grazie al fatto che nel secondo semestre dell’anno si registreranno anche gli effetti positivi di una buona stagione turistica. Tutto bene, dunque? Proviamo a fare una riflessione, anche in base a quanto emerso nel
recente congresso di Cernobbio. L’Italia cresce, anche e soprattutto, per un contesto complessivo mondiale di sviluppo che ci ha coinvolti e che ancora in parte si alimenta dei sostegni espansivi, inevitabilmente a termine, delle Banche Centrali Europea e Americana.
Ma questo sviluppo crea un quadro internazionale sempre più complesso e articolato, nel quale avranno successo, in un futuro non più artificiosamente sostenuto dalle politiche monetarie, solo i Paesi robustamente strutturati, efficienti e attrezzati per muoversi in contesti molto competitivi. E qui risiede la debolezza dell’Italia, ancora impreparata per questo scenario e con pesanti deficit strutturali: troppa burocrazia, poca concorrenza, una legislazione complessa, una giustizia lenta e senza incertezze, un federalismo distorto, troppa evasione, una scarsa digitalizzazione e un Mezzogiorno che non riesce a decollare. Vietato, dunque, cullarsi sugli ultimi dati economici, e in compenso mirare alle grandi riforme strutturali destinate a cambiare il Paese. Altrimenti in un futuro non lontano, potremmo avere un brusco risveglio da una realtà che ora ci pare rosea.

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