Private equity: perchè in Italia il fenomeno è in crescita

Il mercato italiano del PE nel 2018 registra prestazioni record. Le aziende italiane buone valgono in media 10,2 volte l’ebitda, molto meno delle colleghe europee

Nonostante l’elevata qualità e i buoni fondamentali, le imprese italiane mostrano multipli inferiori alle loro omologhe europee: si parla in media di 10,2 volte l’ebitda e variano tra le 8 volte per i deal sotto i 100 milioni di euro e le 11-13 volte per i deal più grandi. Sono i dati rilasciati da Unquote e dallo studio legale Gatti Pavesi Bianchi nel loro rapporto “Style and substance. The growth of private equity in Italy“, presentato il 3 luglio scorso alla stampa a Milano.

A cosa è dovuto l’ottimo “rapporto qualità/prezzo” delle imprese italiane? Secondo Gianni Martoglia, equity partner di Gatti Pavesi Bianchi, l’Italia dal punto di vista macroeconomico e finanziario è un’economia stagnante, ma al contempo il nostro settore manifatturiero è estremamente dinamico.

A questo proposito, Gregorio De Felice, capoeconomista di Banca Intesa Sanpaolo, ha affermato che il settore, nonostante gli investimenti in calo, è cresciuto del 17% e vanta un export del 48% e un surplus di 90 miliardi l’anno.

“Questa è un’occasione per il private equity, che ha l’opportunità di comprare aziende di qualità e con buoni fondamentali (familiari e con una buona propensione all’export, nonostante siano poco managerializzate e strutturate), a un prezzo inferiore rispetto all’estero”, ha commentato Martoglia, sottolineando anche che i bassi multipli delle aziende italiane favoriscono anche la loro aggregazione da parte dei fondi di private equity, che riescono così a spuntare dei multipli maggiori in meno tempo in vista di una loro exit. Sono circa 5.000 ad oggi le aziende italiane target per il private equity.

Per quanto riguarda il mercato del private equity italiano, “sta diventando grande e stabile, nonostante le pressioni politiche e macroeconomiche”, ha spiegato Julian Longhurst, head of Data & Research di Unquote. Nella prima metà di quest’anno sono stati chiusi deal per 5,8 miliardi, contro gli 8 miliardi dello stesso periodo del 2018, che è stato un anno record sia per volume che per valore dei deal. Secondo i calcoli di Unquote, nella prima metà di quest’anno sono stati chiusi 71 deal, prevalentemente nei settori dei beni di consumo (26) e industriali (17).

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