Prodotti & Mercati – Per l’actinidia la speranza è il giallo

Articolo pubblicato su MARK UP 135 dicembre 2005 – Diversificazione. L'ampliamento delle varietà influenza positivamente il mercato

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L’Italia è diventata il primo produttore in Europa del frutto,
ma i consumi sul mercato interno restano bassi. I margini si restringono

In origine l’actinidia venne importata in Italia solo durante i mesi
estivi come specie esotica dalla Nuova Zelanda, il principale produttore mondiale,
con il nome di kiwi. L’apprezzamento commerciale che accompagn ' il prodotto
al suo apparire sul mercato incoraggi è il diffondersi di questa coltura
nel nostro paese a tal punto che in breve tempo l’Italia divenne il principale
produttore europeo. Merito del clima delle pianure italiane: la temperatura,
infatti, si addice alla pianta. E il frutto ha trovato ambientazione ideale
in regioni come Emilia Romagna e Lazio, aree particolarmente idonee per la coltivazione.

L’actinidia continua a essere importata nel corso dei mesi estivi dai
paesi dell’emisfero sud: Nuova Zelanda e Cile assicurano la disponibilità
del prodotto sul mercato per l’intero arco dell’anno.

Il mercato
Al momento l’Italia produce oltre 400.000 tonnellate di prodotto, collocate
per oltre i tre quinti al di fuori dei confini nazionali.
Il mercato nazionale garantisce un prezzo interessante ai produttori, più
per la resa e l’efficienza delle colture in pochi bacini specializzati
che per il livello interno dei consumi: questi ultimi rimangono piuttosto bassi
rispetto alle capacità e potenzialità produttive.
La rapida espansione della coltura sul territorio nazionale ha trasformato il
kiwi da prodotto esotico a prodotto di massa e ne ha progressivamente banalizzato
l’acquisto.
In effetti, l’actinidia risulta essere un frutto molto apprezzato dai
punti di vendita a libero servizio per il fatto che il prodotto sul lineare
non presenta i problemi di gestione caratteristici di altri tipi di frutta invernale,
più delicata. L’actinidia è dunque oggi reperibile sia nei
negozi specializzati di fascia alta dei grandi centri urbani (le boutique dell’ortofrutta)
sia presso le catene di soft discount, a dimostrazione del fatto che ha caratteristiche
tali da poterlo proporre a tutte le fasce di clientela.

Il consumo
Al momento, il consumo familiare sul territorio nazionale è intorno ai
5,2 kg pro capite, una quantità di gran lunga inferiore alle opportunità commerciali
del frutto. Non dimentichiamo che l’actinidia risulta essere un concentrato
di sostanze benefiche per l’organismo, un contenitore ricco in particolare
di acido ascorbico.
D’altra parte, il sostegno che le tecniche di marketing possono dare a
questo prodotto è limitato dal fatto che la scelta d’acquisto è
stata finora circoscritta a una sola varietà, la Hayward, quella dalla polpa
verde e dal sapore asprigno, caratteristica quest’ultima poco gradita
a molti consumatori.
In queste condizioni, la vera novità di questi ultimi anni in grado di ridare
slancio al prodotto è il progressivo allargamento dello standard varietale.

In particolare, l’innovazione più importante è una varietà a polpa
gialla e dolce, registrata da Zespri, l’organizzazione che raggruppa i
produttori della Nuova Zelanda, con il nome Zespri Gold. Il prodotto ha avuto
un’accoglienza sul mercato internazionale tale da convincere i titolari
del brevetto a incrementare gli investimenti, oltre che nel paese d’origine,
anche in Italia dove, nel corso della campagna 2005, sono entrati in produzione
800 ettari, localizzati in varie aree del territorio nazionale.

Le varietà
La politica di differenziazione è probabile che influenzerà
positivamente le attese di mercato nei confronti di questo frutto, allargandone
in misura significativa la base di consumo. In un mercato in cui i margini di
guadagno sono sempre più aleatori, la Nuova Zelanda ha avuto il coraggio di
puntare le proprie carte sul giallo, mentre l’Italia non ha potuto o voluto
seguire questa strada, mettendo quindi a rischio per gli anni a venire l’attuale
posizione commerciale a livello mondiale.

Allegati

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