Profitto e valori: una riflessione sull’Enciclica sociale di Ratzinger

Esperti – "L’esclusivo obiettivo del profitto, se mal prodotto e senza il bene comune come fine ultimo, rischia di distruggere ricchezza e creare povertà". (Da MARK UP 181)

1.
Per guardare dentro
ai problemi del nostro tempo

A
volte capita che quando riusciamo a liberarci dalla frenetica operatività della contrattazione, dalla gestione dei listing fees, dall'applicazione dei fuori fattura, dalla misurazione dei tempi di pagamento ecc., ci concediamo il lusso di rilassarci professionalmente con una sana lettura formativa, magari di qualche nuovo manuale americano di organizzazione aziendali sino ad arrivare (ahimè) agli istantanei pamphlet di guerriglia marketing o similari. L'iper lusso ultimamente (chiaramente opinabile come considerazione) è stato, invece, quello di riuscire a rubarsi 2 ore di tempo per potersi permettere una veloce ma nel contempo attenta lettura di un piccolo tomo, nelle dimensioni, ma grande nei contenuti: la nuova enciclica sociale dal titolo “Caritas in veritate” che a inizio luglio Benedetto XVI ha reso pubblica e che forse, non foss'altro per confrontarsi, ogni manager-homo economicus potrebbe leggersi.

Qualche considerazione

Ora, sebbene indebitamente, e con tutte le limitazioni derivanti dalla scarsa cultura teologica, vorrei permettermi di condividere qualche semplice riflessione. La prima cosa che salta all'occhio di tutti è una sorta di nuovo rigore, sia dal lato concettuale sia soprattutto politico, con cui guarda dentro i problemi del nostro tempo e nella forza con cui chiede agli uomini concretezza, incitandoli a ritrovare il tempo per pensare in profondità e la forza per agire coerentemente nell'attività quotidiana. Mi ha molto colpito l'enfasi sui valori. Senza valori non è possibile la vita umana, non vi è sviluppo, conoscenza, economia, mercato. Nel nostro business, pensiamo quindi alla summa di valori endogeni alle nostre imprese? Valorizziamo, sinergicamente, i valori delle persone che lavorano con noi? I nostri brand, le nostre insegne trasmettono effettivamente sani valori? Un'ulteriore importante considerazione attiene al profitto e la sensazione-interpretazione è che si sia superata (finalmente) l'atavica e ideologica demonizzazione del profitto tout court. “Il profitto è utile se, in quanto mezzo, è orientato a un fine che gli fornisca un senso tanto sul come produrlo quanto sul come utilizzarlo. L'esclusivo obiettivo del profitto, se mal prodotto e senza il bene comune come fine ultimo, rischia di distruggere ricchezza e creare povertà”. Se dunque il profitto, economicamente parlando, è segno che l'investimento è riuscito, converrà imparare a considerarlo più in generale come indice da guardare anche sotto l'aspetto generale del vantaggio per tutti.

Lo Stato e l'economia

Un ulteriore importante tassello è da ricercare in una profonda rivisitazione del ruolo dello Stato e dei suoi rapporti con l'economia e con il sistema internazionale. A questo riguardo l'Enciclica contiene indicazioni assai utili e chiede comportamenti coerenti, perché riflette la consapevolezza ormai diffusa che la cosiddetta questione sociale ha assunto ormai una scala planetaria. Altrettanto importante è il passaggio in cui si sottolinea come ogni decisione economica abbia una conseguenza di carattere morale: non solo ma non è più il tempo in cui si demandava all'economia la produzione di ricchezza e alla politica il compito di distribuirla. L'enciclica sfugge, infatti, alla contrapposizione rigida tra Stato e mercato sottolineando il duplice primato o meglio nessun primato prevaricante; e proprio perché si libera da questa contrapposizione, dalla gabbia di queste categorizzazioni, la dottrina sociale evita che a fasi alterne si affermi il primato dello Stato o dell'economia. Infine il ruolo della persona, definito decisivo, cruciale. Il Papa è fortemente convinto che la concezione dell'uomo sia decisiva per affrontare la crisi sociale e che dall'azione degli uomini e delle loro associazioni possa derivare una risposta positiva. L'Enciclica riscopre quindi (e ve ne era ancora bisogno) l'importanza di questa dimensione per la relazione sociale: la realizzazione della persona, la sua felicità, è possibile solo laddove viene salvaguardata la ricchezza e la rilevanza delle relazioni sociali: una visione meramente utilitaristica non basta a nessuno e chiude la comunicazione con gli altri. Un passaggio fondamentale dell'enciclica è quello che afferma: “La verità, infatti, è 'lógos' che crea 'diá-logos' e quindi comunicazione e comunione”.

Responsabilità e sperimentazione

La sensazione è che anche senza la recessione globale questa Enciclica sarebbe stata scritta e proprio con questi modi: chiaramente la recessione ha accelerato un percorso di riflessione che la Chiesa stava compiendo. “Caritas in veritate” contiene un richiamo all'azione che può sembrare sorprendente ma che rispecchia non solo i tempi difficili che stiamo attraversando ma anche la volontà di lasciare agli uomini la responsabilità (sociale) di sperimentare nuovi paradigmi.
Da ultimo, nell'Enciclica, viene messa in discussione l'idea di progresso, o meglio quello stereotipo secondo il quale il progresso proseguirà all'infinito proprio perché sospinto dalla tecnica. Un'illusione, quest'ultima, che nasce dalla confusione del progresso con la crescita della tecnica. Progresso e tecnica sono due nozioni che vanno ripensate, e per farlo occorre guardare più in profondità ai valori che stanno a fondamento dell'umanesimo occidentale dentro un orizzonte temporale più lungo, che non sia quello che ci offre l'efficacia della tecnica oggi a disposizione. È certo che la nuova Enciclica elimina molti luoghi comuni sullo sviluppo, mette in evidenza le molte nuove ideologie che pesano anche oggi sullo sviluppo: dal terzomondismo all'ecologismo che condanna le colpe contro la natura e parla di diritti della natura mentre sia le colpe sia i diritti riguardano solo l'uomo, fino alla idea della decrescita che testimonia una scarsa fiducia nell'uomo. Proprio in forza di questa fiducia propone e sfida l'uomo e le istituzioni a esercitare la loro libertà per ripensare l'idea di economia e di sviluppo sulla scorta della sapienza che deriva dal realismo cristiano.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome