Quando un alimento è veramente Made in Italy?

di Raffaella Pozzetti

Gli alimenti “Made in Italy” devono essere realizzati interamente in Italia o è possibile definire “prodotto italiano” anche quello che utilizza materie prime estere? Questo il tema della conferenza stampa “Made in Italy o Italian Made? Idee e Sfide per il futuro Agroalimentare Italiano” organizzata da Gdoweek in collaborazione con Fiere di Parma svoltasi ieri pomeriggio ad Expo. Una problematica che ha decisamente scaldato gli animi dei partecipanti alla tavola rotonda. A partire da Roberto Brazzale, presidente del Gruppo Brazzale, per il quale non c’è alcuna contraddizione tra i concetti di Made in Italy e Italian Made. Spiega Brazzale: “È tempo di qualificare con “Made in Italy” il know how trasformativo dell’industria alimentare, anche se le materie prime non sono prodotte in Italia”.

Tracciabilità
Decisamente contraria la posizione di Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti, che, oltre ad auspicare massima trasparenza e tracciabilità dei prodotti agricoli, puntualizza: “Quando si parla di importazione necessaria di materie prime alimentari, bisogna ricordare anche che esistono aree agricole non più coltivate perché non c’era più convenienza, e che invece andrebbero rivitalizzate”. Insiste sull'importanza della tracciabilità di prodotto anche Eleonora Graffione, di Consorzio Coralis: “È proprio per garantire la trasparenza dell'offerta assortimentale che abbiamo lanciato Etichètto, una 'super-etichetta' che viene applicata ai prodotti alimentari italiani al 100%”. Infine, pure per Pasquale Petti, ad di gruppo Petti, il prodotto Made in Italy, per potersi definire tale, deve essere italiano lungo tutta la filiera. “Benché campani - puntualizza Petti - il nostro stabilimento produttivo è in Toscana, perché abbiamo voluto confezionare il pomodoro (segmento su cui siamo specializzati) vicino alle zone di produzione”.

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