Raee, la raccolta migliora ma L’Italia è lontana dagli obiettivi Ue del 2019

Nonostante l'incremento su base annua (+10%) dei Raee, il cammino per arrivare al 65% di raccolta e trattamento previsto a livello europeo nel 2019 è piuttosto lungo...

Nel corso del 2018 gli impianti iscritti all’elenco obbligatorio gestito dal Centro di coordinamento Raee hanno trattato 421.344 tonnellate di Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee). Lo comunica il Centro di coordinamento Raee, come previsto dall’art. 34 del decreto legislativo 49/2014.

Nel 2018 hanno lavorato sul territorio italiano 953 impianti che si occupano di Raee dediti sia al recupero delle materie prime sia alla sola attività di stoccaggio dei rifiuti in attesa dell’invio a un impianto di trattamento.

A livello territoriale, la presenza più consistente è concentrata nel Nord Italia con 669 strutture. Rispetto al 2017, il dato complessivo evidenzia un incremento di nove impianti.

Di tutti gli impianti per il trattamento operanti a livello nazionale, 59 risultano accreditati: hanno cioè i requisiti per ricevere e trattare i Raee domestici gestiti dai Sistemi collettivi. Tale accreditamento è frutto dell’Accordo sul trattamento, siglato dal Centro di coordinamento Raee con le associazioni rappresentanti le aziende di trattamento (Assoraee, Assofermet e Assorecuperi) nel corso del 2016. L’accreditamento è l’esito di un iter di verifica predisposto dal Centro di coordinamento ed eseguito tramite audit di enti terzi che certificano la qualità del processo e il rispetto delle procedure di salvaguardia ambientale.

Andamento delle dichiarazioni

A fronte di 983.610 tonnellate di Aee (Apparecchiature elettriche ed elettroniche) immesse sul mercato e dichiarate al Registro Aee nel triennio 2015-2017, nel 2018 gli impianti registrati hanno trattato 421.344 tonnellate di Raee, di cui il 75,2% (pari a 316.864 tonnellate) riconducibili a Raee domestici, e il 24,8% (104.480 tonnellate) a Raee professionali. Complessivamente le dichiarazioni evidenziano un incremento dei rifiuti elettrici ed elettronici trattati pari a +10,14% rispetto al 2017.

Per quanto riguarda i Raee domestici, la composizione dei rifiuti vede la predominanza di apparecchiature appartenenti al raggruppamento "grandi bianchi" (R2), in crescita del 15% rispetto al 2017, e a quello di freddo e clima (R1) che registra un incremento del 2,3%.

Obiettivi europei e flussi illegali

I dati forniti al CdC Raee permettono di monitorare lo stato dell’arte della raccolta dei Raee nel nostro Paese alla luce degli obiettivi di raccolta stabiliti dalla Direttiva europea 2012/19/UE a salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell’ambiente e della salute umana. L’Italia nel 2018 ha conseguito un tasso di ritorno complessivo del 42,84%, risultato poco distante dal target europeo del 45% previsto per il 2018, ma assai lontano da quello molto più sfidante previsto dal 2019 pari al 65%.

Dall’analisi dei tassi di ritorno emerge quindi che gran parte dei rifiuti che si generano, rispetto alle apparecchiature vendute, non viene correttamente tracciata, sfuggendo al sistema di gestione regolato dalla normativa. Tali volumi alimentano il traffico illegale dei rifiuti, con tutto quello che ne consegue: inquinamento ambientale e danno economico per le aziende e per il sistema Paese (per tacere delle infrazioni ai target previsti dalla Comunità Europea).

"I dati relativi al 2018 sono incoraggianti e segnalano un aumento su base annua di poco superiore al 10% nel trattamento di Raee, ma continuano a evidenziare la sparizione di flussi di RAEE -commenta Fabrizio Longoni, direttore generale del Centro di Coordinamento Raee-. Troppi quantitativi di rifiuti elettrici non vengono correttamente identificati e sono quindi gestiti in maniera non adeguata. Questi dati hanno consentito di raggiungere un tasso di ritorno pari a 42,84%, in crescita di due punti percentuali, ma lontani dall’obiettivo di raccolta imposto dalla Comunità Europea e pari al 45% per il 2018. Ciò che però desta maggiore preoccupazione è il target al 65% per il 2019 che appare assai distante. Significativo anche il dato del trattamento dei Raee di origine domestica che sono stati avviati al corretto trattamento per il 98% dai sistemi collettivi istituiti dai produttori di Aee".

"L’incremento dei volumi di Raee correttamente gestiti dagli impianti di trattamento nel corso del 2018 rappresenta un segnale positivo per il sistema -aggiunge Sergio Cristofanelli, presidente del Comitato di vigilanza e controllo sulla gestione dei Raee, organismo che gestisce il Registro Aee e monitora le anomalie sull'applicazione normativa e i dati relativi agli obiettivi di recupero-. È però necessario un ulteriore sforzo per accrescere la raccolta di apparecchiature elettriche ed elettroniche destinate ad essere avviate a corretto smaltimento. Questo obiettivo implica il contributo e la partecipazione attiva di tutti gli attori della filiera coinvolti: produttori, Comuni e distribuzione devono continuare a lavorare per favorire la crescita della raccolta di questa tipologia di rifiuti. Un impegno che richiede innanzitutto una maggiore diffusione dei punti di raccolta nonché investimenti in campagne di comunicazione dirette per sensibilizzare e rendere sempre più consapevoli i cittadini e i consumatori della necessità della raccolta differenziata dei Raee".

"Le oltre 421.000 tonnellate gestite sono un risultato incoraggiante, ma non sono sufficienti per raggiungere il target del 45% sull’immesso previsto dall’Unione Europea per il 2018 e se si considera l’obiettivo 2019 pari al 65% non può che emergere una certa preoccupazione per la distanza che attualmente esiste rispetto a quel target -conclude Cinzia Tonci, vice presidente del Comitato di vigilanza e controllo sulla gestione dei Raee-. L’industria del trattamento dei rifiuti elettrici ed elettronici nel nostro Paese attualmente ha non solo un numero di impianti adeguati ad accogliere e lavorare i Raee raccolti e forniti dai Sistemi collettivi, ma è anche all’avanguardia nelle tecnologie di trattamento. I volumi attuali sono però insufficienti per garantire la loro piena operatività".

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