Il potere d’acquisto ha recuperato i livelli pre-pandemia, l’attenzione alle finanze personali resta elevata a fronte delle tante incognite a livello interno e internazionale. È il quadro che emerge dal Rapporto Coop 2024, che evidenzia un calo della quota di coloro che guardano con fiducia al futuro (-4 punti in due anni), mentre di pari passo aumenta la quota di coloro che si dicono preoccupati (+11 punti percentuali 2024 su 2022).
Alla ricerca del risparmio
La parola chiave con cui gli italiani si approcciano ai consumi non può allora che essere risparmio, di gran lunga il primo criterio di scelta negli acquisti (si esprime in questa direzione il 75% del campione), sia che si tratti di riempire l’armadio, sia di scegliere un’auto, mentre per molti è un miraggio la casa di proprietà (-2,1% le compravendite nel corso di quest’anno). Sostanzialmente una vita a basso impatto dove l’essenziale diventa centrale, il superfluo viene drasticamente ridotto e dove si fa largo un ripensamento significativo della propria identità affidata più alla dimensione personale che a quella economica e al valore segnaletico ed edonistico dei consumi.
Attenzione al cibo sano
Un’indifferenza per gli acquisti e uno strisciante de-consumismo che viaggia di pari passo con la ricerca del benessere personale fino a fare della cura del proprio corpo un vero e proprio culto. E qui la sana attenzione alla propria salute, che coinvolge anche l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, si interseca con una cura che diventa a tratti totalizzante, ossessiva e questa sì poco parsimoniosa della propria immagine (la variazione di vendite di prodotti cosmetici -2024 su 2019- è a doppia cifra (+29%), fino a sfiorare comportamenti disfunzionali (8,6 milioni gli italiani che assumono o sono interessati a ricorrere a farmaci per il diabete con l’obiettivo di dimagrire).
Tutto ciò si riflette sui comportamenti alimentari, con gli italiani che si mostrano ben più attenti a una alimentazione sana rispetto al resto degli europei. Coloro che pensano di rafforzare questa propensione sopravanzano di 36 punti percentuali chi la diminuisce; una differenza più alta di quella europea che si ferma a 31 punti percentuali. E sempre gli italiani sono anche gli unici, almeno a parole, a dirsi disposti a pagare di più per avere prodotti salutari (complessivamente e al netto di chi non sarà disposto, +15%; a fronte di una media Ue ferma a +1%).
La scelta passa dalla testa più che dalla pancia
Un concetto evidenziato a più riprese nel corso della presentazione, che si è svolta a Milano, è che sempre più spesso scelta del cibo passa dalla testa piuttosto che dalla pancia, mentre si moltiplicano le identità alimentari e si rafforza la coscienza ambientalista.
Se un italiano su tre (34%) privilegia ancora la dieta mediterranea, si diffondono le diete ricche di proteine non animali e la riscossa salutista non lascia a casa nemmeno il biologico dopo anni di difficoltà per il carovita.
Torna a crescere il fatturato del largo consumo
Cambiando prospettiva, il rallentamento dell’inflazione fa tornare in crescita dopo quattro anni di sofferenza i volumi del largo consumo (+0,9% nel primo semestre 2024 rispetto al medesimo periodo dello scorso anno).
Il 21% degli intervistati afferma che aumenterà la sua spesa alimentare nel prossimo futuro contro il 10% che intende diminuirla. Nei comportamenti di acquisto nella Gdo, i trend più robusti restano la marca del distributore e il discount.
L’impatto del cambiamento climatico
Il susseguirsi di eventi catastrofali fa crescere la preoccupazione degli italiani verso il cambiamento climatico. Il 37% degli intervistati vede tra i principali rischi del surriscaldamento del Pianeta anche la difficoltà di approvvigionamento di materie prime (e il 52% dà già per certo l’aumento dei costi operativi). Peraltro, proprio la sua posizione espone l’Italia ai maggiori flussi migratori che verranno dal continente africano, protagonista nei prossimi trent’anni di una eccezionale crescita demografica.