Reddito di cittadinanza e Quota 100 basilari per crescere

Claudio Durigon, sottosegretario al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, racconta come il Governo si sta muovendo sul fronte del lavoro, dalle pensioni al reddito di cittadinanza fino al sostegno alle imprese (da Mark Up n. 275)

A colloquio con il sottososegretario al Ministero del Lavoro, Claudio Durigon, ex sindacalista dell’Ugl, responsabile del dipartimento Lavoro della Lega e Commissario della Lega a Roma, che fa il punto su alcuni temi caldi sul fronte del lavoro che il Governo guidato da Giuseppe Conte sta affrontando.

Ci spiega brevemente la nuova finanziaria e dove troverete le risorse per finanziarla?

Stanzieremo circa 36 miliardi. Come è risaputo, abbiamo voluto il rapporto deficit/pil al 2,4%, ma bisogna considerare che al suo interno c’è anche l’ammortamento dei 12 miliardi di aumento dell’Iva, ereditato dal precedente governo Gentiloni. Lo stesso Gentiloni, lo scorso anno, presentò un bilancio del 2,1, di cui 12 miliardi trasferiti all’anno corrente.

Il reddito di cittadinanza sarà contenuto in una proposta di legge collegata alla stessa finanziaria?

Abbiamo costituito un fondo di 16 miliardi per reddito di cittadinanza e riforma pensionistica. Al primo sono infatti destinati 9 di questi 16 miliardi. Dobbiamo ancora definire se sarà dentro la legge o in un decreto specifico.

Oltre a questi 9 miliardi, stanzieremo un miliardo per tre anni per i centri per l’impiego: tre miliardi che andranno a distribuirsi su infrastrutture, personale e formazione. È previsto inoltre, a inizio aprile, l’avviamento di una startup che andrà di pari passo con l’Inps e con i centri per l’impiego: l’obiettivo di tutti questi provvedimenti non è puntare al mero assistenzialismo, ma anche e soprattutto al reinserimento nel mondo del lavoro di una parte della popolazione.

Quali i tempi per reddito di cittadinanza e Quota 100?

Il nostro scopo è definire un reddito a scaglioni: non tutti riceveranno 780 euro! È chiaro che l’Inps potrebbe avere un forte impatto nella realizzazione di questa proposta, mentre il compito delle agenzie sarà di verificare che questo reddito non diventi mero assistenzialismo, ma effettivo aiuto per il reinserimento nel mondo del lavoro. Per quanto concerne la Quota 100, da gennaio ci sarà già chi potrà andare in pensione.

Come si supera il Jobs Act?

Di fronte a una soluzione che ha creato tanto precariato, il nostro progetto è diverso e prevede di andare verso la stabilizzazione del lavoro a tempo indeterminato, certamente un fatto innovativo, con diverse iniziative.

Ad esempio, nella Finanziaria sarà previsto un incentivo, valido in tutta Italia, per quegli studenti che si laureeranno con una votazione di 110 e lode: parliamo di 50 milioni di euro, destinati a premiare il merito.

Inoltre, daremo la possibilità alle aziende di un contributo di circa 8.000 euro annui per 3 anni per l’inserimento nel lavoro di questi laureati con il massimo dei voti. Anche questo provvedimento partirà l’1 gennaio 2019. La nostra riforma pensionistica darà la possibilità a 360.000 persone di uscire dal mercato del lavoro.

Le aziende potranno usare questo risparmio per riqualificare il personale inserendo giovani, a costi minori, abbattendo il cuneo fiscale.

Stiamo studiando anche fondi bilaterali, cui sarà possibile accedere solo nel caso in cui l’azienda faccia il match 1:1, cioè un lavoratore esce, uno entra, abbattendo ulteriormente l’età pensionabile di tre anni, fino ai 59 anni. Sempre nella Finanziaria abbiamo inserito anche l’abbattimento dell’IRES, dal 24 al 15%.

Conferma che non è previsto l’aumento dell’Iva nella prossima legge di bilancio?

Confermo. I 12 miliardi andavano sterilizzati: questo ci è costato quasi uno 0,6% del Pil, anche se bisogna considerare che arrivavamo già col tasso dell’1,8% di crescita in meno.

Siete sempre decisi nel voler chiudere centri commerciali e super la domenica?

Siamo ancora in una fase interlocutoria: ci sono due proposte da discutere nelle aule di Camera e Senato, che vogliono dare risposte sia ai lavoratori, che avrebbero bisogno di più riposo, sia alle aziende.

Certo, demanderemo anche agli enti locali la possibilità di una regolamentazione più adeguata.

Diversi esponenti del Governo sono stati ricevuti di recente in Cina. Le risulta che la Repubblica popolare cinese intenda, attraverso i porti italiani, aggredire il mercato europeo?

La Cina non ha questo obiettivo: potrebbe “invadere” il mercato europeo attraverso il suo potere, enorme, non ha certo bisogno dell’Italia, per questo. È però un partner fondamentale per l’esportazione dei nostri prodotti. Per questo, grazie all’attività del sottosegretario allo sviluppo economico Michele Geraci, stiamo cercando di sfruttare al meglio questa opportunità di dialogo con la Repubblica Popolare Cinese.

Il governo ha deciso di creare un tavolo permanente per la lotta al caporalato. Quali risultati vi aspettate?

Ne abbiamo discusso proprio a Foggia, dove si è verificato, come sappiamo, l’increscioso incidente. È innegabile che il caporalato sia fortemente collegato al fenomeno dell’immigrazione irregolare e che è giusto punirlo in maniera molto più ferrea e determinata. Inoltre le aziende vanno culturalmente educate a cercare la forza lavoro in maniera diversa: è chiaro che se gli immigrati sono costretti a lavorare per 3 euro l’ora, gli italiani non sono disponibili, perché pretendono maggiori garanzie.

Come agirete per evitare le delocalizzazioni produttive da parte delle multinazionali?

Le aziende straniere sanno perfettamente che il ricambio generazionale che vogliamo portare in campo con la riforma pensionistica impatterà sulla riduzione dei costi. Sono convinto che i consistenti ammortamenti sull’industria 4.0 e altre azioni come l’abbattimento dell’Irpef e la Flat Tax, possono e devono essere elementi fondamentali per evitare le delocalizzazioni. Un altro tema fondamentale, secondo me, è la disponibilità di un capitale umano ben formato e di qualità che attragga le aziende straniere in Italia.

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