Renzi all’assemblea di Federalimentare: uniti si vince

di Nadia Tadioli

Su tre cose il premier Matteo Renzi e Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare concordano assolutamente: che l'agroalimentare sia una delle punte di diamante del made in Italy, che l'Expo ne sancisca il trionfo e rappresenti un volano e che si potrà arrivare a un punto di svolta per il Paese solo se si sarà uniti: produzione agricola e trasformazione, sindacato e industria, politica e produzione. Se ne è parlato all'assemblea di Federalimentare a Expo con un Matteo Renzi reduce dall'incontro con Putin, anche per superare le barriere che limitano l'export italiano (-46% nei primi due mesi del 2015).

  • Obiettivo 50 miliardi di export. "La sensazione è che Renzi ci stia provando davvero a rinnovare il Paese, mettendo l'industria manifatturiera al centro. Quella intelligente, come l'agroalimentare, che innova e non ha concorrenti al mondo". Dal 2007 a oggi la produzione in questo settore ha perso solo il 3% e ha tenuto anche sul fronte dell'occupazione. L'export è cresciuto del 49,5% contro il 9,9 del resto del manifatturiero. Parliamo di 54mila imprese, 385mila addetti e un fatturato 2015 stimato in 134 miliardi di euro.
  • I presupposti ci sono, a partire dal deprezzamento dell'euro e dalla maggiore liquidità. "E questa volta il governo sta facendo la sua parte - dice Scordamaglia - trovando 70 milioni di euro nel piano made in Italy e investendoli selettivamente nei mercati più promettenti, o coordinando come mai prima l'azione di Ice, Mipaaf e Mise.
  • Il lavoro da fare però rimane moltissimo e Scordamaglia non fa sconti: "Ancora più dell'alto livello di pressione fiscale quello che scoraggia gli investimenti è l'assoluta incertezza del diritto". L'inefficienza del sistema burocratico è il problema, occorrono riforme che premino i manager capaci, mettendo in condizione di non nuocere gli incapaci. Necessaria anche la riforma del titolo quinto perché non è possibile che esistano norme così diverse fra regione e regione.

Occorre poi una maggiore azione a livello europeo perché non si possono risolvere problemi globali, come l'origine della materie prime, con normative nazionali: ostacolano solo chi produce in Italia. Detassazione e semplificazione burocratica sono indispensabili per incentivare le aziende a sostenere i consumi. Perché la crisi ha picchiato duro sul mercato interno: -14% dal 2007 e solo ora si registra una piccola inversione di tendenza con uno +0,3%, molto differenziato fra Nord e Sud.

Il rinnovo del Contratto collettivo di lavoro che si aprirà a breve, si colloca in questo scenario con le nuove norme del jobs act a dettare le regole e la possibilità di ottenere 100 mila nuovi posti di lavoro. Un'iniezione di fiducia anche per quei 6 italiani su 10 che, secondo una ricerca Doxa, non credono fino in fondo alla fine della crisi. "Solo smettendo di piangersi addosso però questo paese può scoprire le sue enormi potenzialità -ha concluso Renzi- e ritornare a crescere".

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