Reverse charge: pronto per un confronto con la gdo

di Anna Tuteur, Pasquale Quaranta, Think&Link

Enrico Zanetti nasce a Venezia il 12 agosto 1973, commercialista, si occupa da sempre di temi economici. Autore di numerose pubblicazioni, nel 2012-2013 diviene responsabile nazionale tematico per il fisco di Italia Futura. Successivamente  alle elezioni del febbraio 2012 è stato eletto alla Camera nella circoscrizione Veneto 2 per Scelta Civica con Monti per l’Italia. È stato vicepresidente della Commissione Finanze della Camera ed è Componente della Commissione Parlamentare di Vigilanza sull’Anagrafe Tributaria. Dal 28 febbraio 2014 è sottosegretario di Stato all’Economia e alle Finanze con il Governo Renzi e ha seguito da vicino i lavori sulla legge di stabilità 2015.

Gentile sottosegretario, la legge di stabilità 2015 è appena stata approvata. Ci può spiegare gli obiettivi che il Governo è riuscito a raggiungere?
Abbiamo realizzato una manovra espansiva nel senso che vi è una riduzione della pressione fiscale complessiva esercitata sui cittadini attraverso interventi mirati sul lavoro e sull’impresa. Le misure più significative riguardano il lavoro dipendente a redditi medio bassi con i famosi 80 euro e gli interventi di riduzione dell’IRAP alle imprese che hanno una significativa forza lavoro. A questo si aggiungono gli interventi di de-contribuzione volti a stimolare nuovi contratti a tempo indeterminato. Queste misure sono in parte controbilanciate da altre disposizioni di aumento d’imposta, ma il saldo netto è favorevole ai contribuenti e non all’Erario.

Di quali contribuenti stiamo parlando, a livello di categorie sociali?
Le categorie che hanno un vantaggio più significativo sono i lavoratori dipendenti con redditi fino a  26 mila euro e le imprese con un’incidenza importante sul costo del lavoro. Inoltre, tra questi, per gli artigiani e commercianti con fatturati fino a 35-40mila euro è stato introdotto un nuovo regime semplificato con un’imposta sostitutiva al 15% e l’esclusione dagli obblighi di versare i minimali contributivi.
Queste le categorie che hanno registrato i maggiori vantaggi; diversamente per altre, come i pensionati lavoratori, i dipendenti a reddito alto e i freelance della libera professione, il piatto è meno ricco ma questo è un processo che non si interromperà con la legge di stabilità 2015.

Sulle partite Iva cosa è successo? Tornerete a lavorarci?
Certo. Non ci sono dubbi. Purtroppo nel mare magnum della legge di stabilità, nonostante i nostri reiterati inviti per un rapido cambiamento di direzione, si è arrivati alla fine del processo senza che le modifiche da noi auspicate avessero luogo. Successivamente, a bocce ferme, lo stesso Presidente del Consiglio, ha ammesso che su questo punto si poteva fare diversamente. È quindi evidente la necessità di ritornarci sopra e sempre noi di Scelta civica, nel provvedimento Mille Proroghe in esame alla Camera, abbiamo presentato un emendamento che consentirebbe di prorogare il vecchio regime per il 2015, permettendo, nel corso di quest’anno, di ragionare meglio e con più calma la nuova disciplina sulle partite Iva. Inoltre, questo emendamento che il gruppo parlamentare di Scelta Civica ha presentato alla camera, è stato proposto anche all’interno del Governo. Naturalmente non tutti gli emendamenti governativi, provenienti da tanti diversi dicasteri, potranno trovare un immediato accoglimento. In ogni caso è evidente la necessità di ritornarci sopra con una discussione approfondita.

Sempre nella legge di Stabilità cosa si poteva migliorare e perchè non si è riusciti a farlo.
Come dicevo, certamente miglioreremo il tema riguardante le partite Iva. Inoltre, durante la legge di stabilità sono emersi anche altri problemi gestionali che, nel loro complesso, hanno portato a giornate convulse. Si sarebbe potuto fare qualche affinamento maggiore sul fronte dello stesso bonus 80 euro perché il nostro Governo, spesso considerato attento alla comunicazione, in questa occasione non ha posto la questione al suo meglio. Infatti, il modo in cui gli 80 euro sono stati configurati ci costringono, in termini di esposizione di bilancio dello Stato, a definirli non come riduzione della pressione fiscale, nonostante da un punto di vista sostanziale lo siano, ma a classificarli come aumento di spesa a copertura di imposte chieste ai cittadini.
Il risultato è che, nelle solite tabelle sulla pressione fiscale, risulta che starebbe diminuendo di poco quando, al contrario, diminuisce in modo apprezzabile scendendo al 42.8. È vero: è ancora molto alta, ma non di così tanto rispetto al 2008, prima dell’esplosione della crisi e dei sacrifici imposti dal Governo tecnico, quando governava chi, a parole, si dichiarava un mago della bassa pressione fiscale.

Quali i prossimi provvedimenti del Governo per rilanciare l’economia italiana?
Adesso stiamo valutando un provvedimento mirato  a favorire i processi di aggregazione delle aziende, perché anche l’aspetto dimensionale in Italia è un fattore ambivalente. Se, da un lato, le piccole dimensioni permettono maggior elasticità e flessibilità, dall’altro rappresentano un problema in una fase di ripartenza economica. Quindi, siccome tutti gli indicatori ci dicono che si sta transitando, se pur lentamente, verso una ripresa, stiamo lavorando a misure che incentivino processi di aggregazione tra aziende.

Cosa sta facendo il Governo sul costo del lavoro?
Su questo tema abbiamo già fatto abbastanza. Naturalmente si può fare di più, ma vorrei ricordare che gli interventi nella legge di stabilità si sono focalizzati proprio su questo. Infatti, l’intervento degli 80 euro altro non è che una riduzione del cuneo fiscale dal lato dei lavoratori. Tra l’altro, questo è il motivo per cui gli 80 euro vanno a ciascun singolo lavoratore a prescindere dalla composizione del nucleo familiare. Si è spesso detto quanto sia ingiusto che in una famiglia dove in due persone guadagnano 24.000 euro a persona entrambi ottengano gli 80 euro, mentre una famiglia dove entra uno solo stipendio di 28.000 euro non li riceve. Il punto è che non siamo di fronte a  un intervento di polica sociale, ma a uno di politica economica volto a ridurre il cuneo fiscale dal lato del lavoatore lavoratore: in quanto tale, quindi, è attribuito individualmente. Di conseguenza non può essere attribuibile ai cosiddetti incapienti. Inoltre siamo internvenuti anche sul lato delle imprese perché la riduzione dell’IRAP è stata volutamente  concentrata sul costo del lavoro, scegliendo quello a tempo indeterminato e cercando di incentivare la stabilizzazione dei rapporti di lavoro.

Veniamo al tema caro al mondo dei retailer e dell’industria: tra le tante disposizioni contenute nella legge di stabilità, avete previsto l’estensione del  reverse charge a diversi comparti economici. Ci può spiegare come è nata questa disposizione?
Non è un mistero che queste misure rientrino tra le soluzioni proposte in un rapporto del NENS, il centro studi tributari che fa capo all’ex ministro delle finanze Vincenzo Visco. Evidentemente queste proposte sono state ritenute interessanti sia all’interno del Mef sia dalla Presidenza del Consiglio. Cerchiamo di capire meglio: il reverse charge è uno strumento attraverso cui si riconduce in capo al medesimo soggetto sia la qualità di debitore dell’imposta verso lo Stato sia la qualità di titolare del diritto di detrarsi l’imposta che viene addebitata. Infatti, allo stato attuale può capitare che chi ha diritto a detrarre l’imposta sul valore aggiunto, la detrae e magari la chiede anche a rimborso, mentre chi ha il dovere di versarla non la versa. Diventa una mera partita di giro per lo Stato, che  si trasforma in una perdita di gettito in capo all’Erario.

Cosa si aspetta il Governo dall’applicazione di questa norma?
Un incremento del gettito per l’Erario nell’ordine di alcune centinaia di milioni e una minore facilità di attuazione di comportamenti fraudolenti o di infedeltà fiscale da parte degli operatori della filiera.

Tra i comparti economici coinvolti nel reverse charge c’è anche la gdo. In molti ritengono che una simile disposizione non porterà vantaggi nel recupero dell’Iva perché la gdo è un settore a basso livello di evasione. Inoltre, il sistema del reverse charge danneggerà l’industria di settore poiché le imprese saranno costrette a chiedere l’Iva a rimborso con attese lunghissime e crescenti difficoltà sul fronte della liquidità. Qual è la sua opinione in merito?
Non vi è dubbio che il settore della grande distribuzione è quello meno esposto al rischio evasione. Resta il fatto che le problematiche derivanti dall’applicazioni di questo criterio non sono dovute al criterio in sè, che è semplicemente una modalità alternativa dell’applicazione dell’imposta, ma vanno attribuite al fatto che in Italia, nonostante miglioramenti progressivi negli ultimi anni, le tempistiche di erogazione dei rimborsi non sono ancora adeguatamente sufficienti.  È evidente che, nel momento in cui lo Stato propone questa modalità di riscossione dell’Iva, deve necessariamente preoccuparsi affinché le procedure di rimborso divengano sempre più efficienti. Se così non fosse, sarebbe evidente che non saremmo in presenza di un efficientamento del sistema in termini di tutela per l’Erario senza danno per gli operatori onesti. Al contrario, ci troveremmo di fronte ad una scelta che antepone le legittime esigenze dell’Erario alle altrettante legittime necessità degli operatori.

In ogni caso sembra quasi una disposizione di prelievo fiscale piuttosto che una disposizione mirata per combattere l’evasione. Cosa ne pensa?
Su questo non sono d’accordo. Credo si capisca che non sono un fan accanito di questa disposizione, pur comprendendone e condividendone le ragioni di fondo. Non penso che siamo di fronte a una misura di prelievo fiscale. Ripeto: è semplicemente una diversa modalità di prelievo dell’Iva che determina una situazione di credito con diritto ai rimborsi. Il tema è che ci dovrà essere tanta efficienza da parte dello Stato nel rilascio degli stessi.

L’estensione del reverse charge alla grande distribuzione potrà realmente applicarsi solo attraverso il rilascio di una apposita deroga da parte dell’Unione Europea. Che segnali ha in merito?
Su questo non abbiamo ancora risposte da parte dell’Unione Europea, che non è certo di manica larga nel rilascio di autorizzazioni ed erogatorie ad hoc.
Se dovessi fare un’analisi esclusivamente statistica-probabilistica è evidente che mi verrebbe da dire che è più facile pensare che questa non arrivi.
Noi del Governo, ovviamente, siamo convinti di poter rientrare in una delle situazioni di rilascio, nonostante le statistiche siano contrarie.

Nel caso in cui questa deroga non dovesse essere rilasciata dall’UE cosa succederebbe? Il Governo ha un piano di riserva?
È evidente che bisognerebbe attivare misure idonee da un punto di vista compensativo per la copertura dal gettito atteso da questa norma. Abbiamo idee che, se ce ne fosse bisogno, adotteremo.
L’aumento delle accise alla benzina può essere una?
Questa clausola di salvaguardia che esiste già.  È evidente che ci possono essere altre situazioni non ancora cifrate che diano analoghe risposte. Penso, ad esempio, ma non solo, a possibili entrate derivanti dalla Voluntary disclosure che ora non sono messe a bilancio.

Dal reverse charge pensate di recuperare 700 milioni: è vero? Chi ha proceduto a queste stime?
Sì, confermo. Valutazioni e stime sono state calcolate dal Dipartimento delle politiche fiscali del Ministero dell’Economia e validate dalla Ragioneria di Stato.

Non a tutti gli operatori del settore della gdo verrà esteso il meccanismo del  reverse charge...
La logica è stata quella di andare a monte della grande distribuzione, in capo ai soggetti rilevanti da un punto di vista sia dimensionale sia di organizzazione aziendale. Più si scende con questi criteri e meno per l’Erario questa funzione di garanzia raggiunge tassi soddisfacenti tali da rendere ragionevole l’applicazione di una norma come il reverse charge.

Da anni la gdo soffre le ripercussioni di una crisi con gravi ripercussioni occupazionali. Sarebbe pronto ad un confronto con gli operatori del settore per capire i loro problemi e cercare una soluzione?
Certo. Per questo ho accettato di interloquire con un magazine di questo mondo e oggi, questo, può essere considerato già un inizio.

 

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