Rigenerazione urbana, alla riscoperta dello spazio pubblico

Da sin. Gianni Biondillo, Paola Dezza, Leopoldo Freyrie, Isabella Inti, Cristiano Brambilla (senior vice President Hines Italia) e Pierfrancesco Maran (Assessore urbanistica di Milano)
È il tema conduttore della seconda edizione di Vitruvio 4.0, una serie di incontri promossi da Mitsubishi Electric. Fra gli ospiti, l'assessore all'urbanistica di Milano, Pierfrancesco Maran

"Lo spazio pubblico nella rigenerazione urbana". È il titolo, ma anche leit motiv, della seconda edizione di Vitruvio 4.0, progetto nato dalla collaborazione tra Mitsubishi Electric, e l'architetto Leopoldo Freyrie, presidente della Fondazione Riuso per la rigenerazione urbana, membro del comitato scientifico di Legambiente.

Il 2020 prevede quattro incontri (compreso quello di ieri sera, al Museo Poldi Pezzoli di Milano, in via Manzoni), tra, appunto, Milano, Bologna e Genova, per interrogarsi sui processi di rigenerazione urbana in ottica sostenibile.

Il nuovo ruolo dello spazio pubblico

Il tema di questo primo incontro del 2020 è stato subito attratto nella cornice metropolitana di Milano, una città che ha appena approvato un nuovo e -secondo Pierfrancesco Maran, assessore all'urbanistica di Milano- rivoluzionario Pgt (Piano di governo del territorio) che riporta al centro -come ha ricordato Paola Dezza, giornalista del Sole 24Ore- questioni e progetti fondamentali per un rilancio più esteso e omogeneo di una metropoli più viva che mai; mai così aperta al cambiamento, all'innovazione, alla sprovincializzazione, e tuttavia mai così disomogenea, disarmonica, nei gradi e livelli di sviluppo e miglioramento urbanistico (e soprattutto sociale) dei suoi numerosi quartieri (sono 88 quelli storici, oggi sostituiti dalle zone numerate dall'1 al 9). Un esempio (di cui parlano anche Francesca Cognetti e Liliana Padovani nel libro Perché ancora i quartieri pubblici, 2018, Franco Angeli), lo ha ricordato Isabella Inti, fondatrice e presidente di Temporiuso: è Campus Off, in via Gigante, in quella parte meno signorile di San Siro, dove sono le case popolari di piazza Selinunte: qui il Politecnico di Milano ha aperto uno spazio pubblico, secondo una modalità di fertilizzazione intellettuale, che da sola non basta, ovviamente, ma contribuisce molto a rivedere i concetti di spazio pubblico e spazio privato.

"Nel millennio attuale -spiega Leopoldo Freyrie- i cittadini italiani hanno finalmente riscoperto il valore dello spazio pubblico, che nel passato remoto ha abbellito le città italiane, ma che nel secondo Novecento è stato dimenticato, lasciando il ruolo di protagonista allo spazio privato. Lo spazio pubblico urbano è stato per decenni il retro delle nostre case: il luogo della spazzatura, del parcheggio, del carico e scarico. Finalmente, soprattutto grazie a nuovi costumi sociali e nuovi progetti urbani di rigenerazione e riuso, i cittadini chiedono la riqualificazione dello spazio pubblico urbano, per restituirlo al suo destino di infrastruttura sociale indispensabile alla qualità della vita quotidiana". La missione che aspetta le città è dunque quella di riqualificare strade e piazze, anche riusando spazi abbandonati e trascurati, restituendo alle persone luoghi occupati dalle auto: "missione che implica -aggiunge Freyrie- strategie coraggiose sulla mobilità, il coinvolgimento di risorse economiche private, il riuso ad opera di gruppi di cittadini e associazioni, approcci innovativi e sostenibili come l’urbanismo tattico".

Oltre le vecchie categorie urbanistiche 

Milano non è solo grattacieli avveniristici. Milano non è solo Porta Nuova e City Life. Milano è ricchissima di quartieri popolari, nel senso sano e letterariamente corposo della parola, da riqualificare, da far risorgere nell'ottica di una gentrification più morbida, e rispettosa (pluralistica) di tutte le componenti del tessuto sociale, rispetto a quella americana. La linea da seguire sarebbe forse quella di Nolo (acronimo di Nord Loreto), la riqualificazione di una zona di Milano compresa fra Piazzale Loreto e i tratti iniziali di viale Monza e via Padova, quelli compresi tra le fermate della MM1 di Pasteur e Turro, e che include il Parco Trotter. Nolo -definita da alcuni la nuova Isola- è un esempio virtuoso di rinascita di vie periferiche che si portavano (si portano?) la nomea spesso esagerata di quartieri "brutti sporchi e cattivi" (per mutuare il titolo di uno dei più originali film di Ettore Scola, ambientato in una baraccopoli romana). Ma ha ancora senso parlare di periferia, centro, semicentro, hinterland? Non sono categorie obsolete? Non sono categorie che usano solo gli agenti e i ricercatori immobiliari? Di Nolo (Nord Loreto) ha accennato, in breve, anche Gianni Biondillo, scrittore di gialli, ideatore del progetto "Sentieri Metropolitani" che ha ormai dieci anni ed è un'iniziativa di respiro europeo. Biondillo (il suo nuovo libro che esce in primavera, si intitola Lessico metropolitano, per i tipi di Guanda) e Pierfrancesco Maran, hanno messo, per fortuna, le bollicine nella conversazione. "Ha senso continuare a parlare di centro e periferia quando ci troviamo di fronte a una città continua da Novara a Milano?" si è chiesto Biondillo. Si continua, infatti, a parlare (perché così vuole il marketing urbano e così conviene agli investitori internazionali) di Milano città, in una fase storica nella quale bisognerebbe ragionare sempre più sul concetto e sulla realtà di area metropolitana, di città continua, di “grande Milano”, considerando anche quanti milanesi si trasferiscono, o sono costretti a trasferirsi, nei comuni dell’hinterland o nelle province limitrofe come Monza, ma che restano a Milano per lavoro e professione. Pierfrancesco Maran ha ricordato la volontà e la capacità di Milano di diventare non solo una città-destinazione (lo è sempre stata in Italia, dal boom economico degli Anni Sessanta fino a tutti gli anni Novanta, almeno per noi italiani), ma una città chic/cool ovvero on-the-cutting-edge (espressione più contemporanea di cool), una città dove non si viene solo per "laurà e spendere i danè", ma per vedere, sentire, vivere esperienze artistiche, museali, culturali. Milano è laboratorio, vetrina, palcoscenico fondamentale per la moda, il lusso, la ristorazione, il commercio.

"Tutti vogliono vivere a Milano"

"Milano ha 100.000 abitanti in più rispetto a dieci anni fa -ha ricordato Maran- tutti vogliono vivere a Milano, siamo in una situazione rovesciata rispetto solo a vent'anni fa quando il desiderio dei milanesi (o di molti di loro) sembrava quello di evadere, di andare vivere in campagna, al mare, o in comuni meno inquinati e trafficati. Se c'è stato questo ribaltamento è perché Milano è cambiata in meglio, anche sotto il profilo della qualità della vita. Secondo le ricerche più recenti, su 20 città metropolitane italiane, 18 perdono popolazione nei prossimi anni, le uniche a incrementarla sono Bologna e Milano". "Una città caratterizzata da forte ricambio -aggiunge Maran- perché ogni dieci anni ci sono 500.000 nuovi residenti, per non parlare dei 220.000 studenti universitari che non hanno ancora preso la residenza a Milano. Questa città ha sviluppato una forte vocazione al cambiamento, al movimento, all'innovazione". Insomma, la conversazione di ieri sera è diventata il pretesto per intonare il solito peana a Milano, una città molto cambiata (in meglio) soprattutto dall'Expo 2015 in poi, ma una città con non pochi problemi ancora irrisolti, proprio sul terreno urbanistico e della qualità ambientale. Il rischio, molto alto, come ha ricordato anche Gianni Biondillo, è che in questo dinamismo positivo qualcuno, cioè qualche quartiere o area, rimanga indietro.

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