Rivolta del latte: il commento di AssoBio alla protesta dei pastori sardi

I prezzi che non coprono i costi sono i maggiori responsabili del crollo dell’agricoltura italiana e condannano le aziende al fallimento: dal 1991 al 2017 le aziende agricole italiane si son più che dimezzate, mentre quelle biologiche sono aumentate di 16 volte  e il loro ritmo di crescita non accenna a diminuire. 
È dei giorni scorsi la pubblicazione del Rapporto del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria che certifica come le aziende agricole biologiche realizzino risultati economici migliori.

“Siamo da sempre convinti che anche solo pensare di pagare un produttore meno di quanto a lui costi produrre sia contrario all’etica che deve guidare il business –ribadisce Roberto Zanoni, presidente di AssoBio che commentando la protesta in corso dei pastori sardi aggiunge: - Oggi i caseifici biologici sardi stanno pagando ai produttori 85 centesimi al litro di latte (oltre il 40% di premio) e quando quello convenzionale veleggiava sugli 80 centesimi, pagavano il latte biologico 1 euro al litro, con un premio di circa il 25%.”

Scegliere biologico inoltre, per chi produce non significa solo essere pagati in modo equo, ma anche avere accesso ai premi previsti dalla Politica agricola comunitaria che rappresentano un’importante integrazione al reddito: premi per i metodi ecosostenibili di produzione, premi per l’adozione di tecniche di allevamento rispettose del benessere animale e l’indennità compensativa per il mantenimento della superficie agricola in stato idoneo al pascolo con pratiche agronomiche che conservino biodiversità e paesaggio.

“Strumenti che, vale la pena ricordare, sono alla portata anche degli allevatori non biologici -sottolinea il presidente- che potrebbero migliorare il reddito (oltre che il loro impatto ambientale) se solo affrontassero la produzione con nuovi approcci più il linea con i vincoli ambientali e la domanda dei consumatori. È inutile quindi inorridire alla vista del latte buttato per strada dagli allevatori sardi, provare raccapriccio ogniqualvolta emergano casi di caporalato e di sfruttamento della manodopera, rattristarsi per il fatto che le aziende agricole son costrette a chiudere e a spopolare le aree rurali, con i conseguenti dissesti sociali e ambientali. Basterebbe pagare un prezzo che compensi in misura giusta i diversi anelli della filiera, ricordando che ogni volta che il buyer di un supermercato o un consumatore acquistano un prodotto a prezzo troppo basso stanno stringendo il cappio alla gola di un agricoltore o lo stanno costringendo (finché durerà) a peggiorare il suo impatto ambientale con intensivizzazione delle colture, fertilizzanti chimici di sintesi, pesticidi, mangimi Ogm, ad allevamenti troppo affollati per i quali è necessario ricorrere a farmaci d'ogni genere, alla disperata ricerca di qualsiasi modo per ridurre il costo del lavoro. Non si può fingere d'ignorare che produrre qualità costa”.

Nel settore biologico questo non accade ed è una delle ragioni per cui il numero di aziende è in costante crescita, assieme alla consapevolezza dei produttori e alla domanda dei consumatori. E AssoBio intende mantenere e promuovere queste politiche di acquisto eque per prodotti di elevato standard ambientale e sociale.

Fondata nel 2006 da 11 imprese, AssoBio conta oggi oltre 98 imprese associate (le maggiori del settore) che pesano per ben oltre il 50% del mercato nazionale.

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